Sono stata arrestata per aver indossato una maglietta anti-Bush: vi racconto la verita' dei fatti
come già saprete, la sera di martedì sono stata arrestata poco prima dell’inizio del discorso annuale del presidente sullo stato dell’Unione.
Sono senza parole e furibonda per quello che è successo, oltre che piena di dolore per quello che abbiamo perso nel nostro paese.
Ci sono state menzogne da parte della polizia e distorsioni da parte della stampa. (Sorpresa!) Desidero quindi raccontarvi quello che è realmente successo.
Nel pomeriggio, durante l’incontro “The People’s State of the Union Address” a Washington D.C. dove mi accompagnavano i deputati Lynn Woolsey e John Conyers, Ann Wright, Malik Rahim e John Cavanagh, la Woolsey mi ha consegnato un biglietto per assistere al discorso di Bush quella sera. In quel momento indossavo una maglietta con la scritta: “2245 morti. Quanti altri ancora?”
Dopo la conferenza stampa del People’s State of the Union, mi sono chiesta se volevo realmente recarmi ad ascoltare il discorso di Bush al Campidoglio, perché l’idea non mi piaceva. Sapevo che George Bush avrebbe detto delle cose che mi avrebbero ferita e mi avrebbero irritata e sapevo che non potevo interropere il discorso perché Lynn Woolsey mi aveva dato il biglietto e non volevo mancarle di rispetto. Avevo infatti già dato il biglietto a John Bruhns che fa parte di Iraq Veterans Against the War. L’ufficio stampa di Woolsey aveva però già contattato i media e tutti sapevano della mia presenza, mi sono quindi fatta coraggio e sono andata.
Mi sono fatta ridare il biglietto da John Bruhns e mi sono incontrata con un rappresentante dello staff del deputato Barbara Lee nel Longworth Congressional Office Building e ci siamo recati al Campidoglio tramite i passaggi sotterranei. Ho superato due controlli di sicurezza.
Il mio biglietto era per la quinta galleria, prima fila, quarto posto. La persona che mi avrebbe arrestato pochi minuti dopo, mi ha aiutato a trovare il mio posto.
Mi ero appena seduta e sentivo caldo dopo aver fatto tre piani di scale a piedi ed ho quindi aperto la felpa. Mi sono girata verso la destra mentre me la toglievo e lo stesso poliziotto ha visto la maglietta e ha gridato “Manifestante!” È venuto di corsa, mi ha trascinato via dal mio posto e violentemente (tenendomi le mani dietro le spalle) mi ha spinto su per le scale. Gli ho detto qualcosa come: “Sto andando, perché questi modi così violenti?” A proposito, il suo nome è Mike Weight.
Il poliziotto correva con me verso l’ascensore gridando a tutti “lasciate passare”. Quando siamo arrivati all’ascensore, mi ha messo le manette e mi ha portato fuori per aspettare l’arrivo della polizia. Uscendo dal palazzo qualcuno ha detto, “Quella è Cindy Sheehan”. E allora il poliziotto mi ha detto di fare attenzione ai gradini. Ho risposto: “Non era così preoccupato prima, mentre mi trascinava su per le scale”. Al che ha risposto: “Perché stava manifestando”. Incredibile, mi trascinano fuori dalla Camera, la nostra Camera, perché “manifestavo”.
Nessuno mi aveva detto che non potevo portare quella maglietta alla Camera. Nessuno mi ha chiesto di toglierla né di chiudere la giacca. Se me l’avessero chiesto, l’avrei fatto, e dopo avrei scritto sulla soppressione del mio diritto di espressione. Sono stata immediatemente e violentemente (ho i lividi per dimostrarlo) portata via e arrestata per “condotta illegale”.
Dopo avermi catalogato gli effetti personali e preso le impronte digitali, è arrivato un sergente simpatico che ha visto la mia maglietta, commentando: “2245 eh? Io sono appena tornato dall’Iraq”.
Gli ho spiegato che avevo perso mio figlio in Iraq. In quel momento, l’enormità di tutto quello che avevo perso mi ha colpito. Ho perso mio figlio. Ho perso il mio diritto di espressione, garantito dal Primo emendamento. Ho perso il paese che amavo. Che fine ha fatto la mia America? Mi sono messa a piangere dal dolore.
Per quale motivo è morto mio figlio Casey? Per quale motivo sono morti gli altri 2244 coraggiosi soldati americani? Per quale motivo decine di migliaia di loro sono ancora lì? Per questo? Non posso neanche indossare una maglietta che riporta il numero di soldati uccisi da George Bush e le sue politiche arroganti e ignoranti.
Indossavo la maglietta per fare una dichiarazione. La stampa sapeva che sarei stata presente e ho pensato che ogni tanto mi avrebbe ripresa con la maglietta. Non l’ho indossata con l’idea di interrompere il discorso, altrimenti avrei aspettato e aperto la giacca durante il discorso di Bush. Se avessi saputo quello che succede a persone che indossano magliette che mettono i neoconservatori a disagio, che sarei stata arrestata, forse l’avrei pure fatto, ma non l’ho fatto.
Girano tante storie fantasiose su quello che è successo.
Ho incaricato degli avvocati di preparare una battaglia legale sulla questione della libertà d’espressione. E farò causa. È ora di riprendere le nostre libertà e il nostro paese.
Non voglio vivere in un paese che proibisce a qualunque persona, che abbia pagato o meno il prezzo più alto per quel paese, di indossare, dire, scrivere o comunicare al telefono qualsiasi dichiarazione critica sul governo. È per questo che intendo riprendere le mie libertà. Per questo non permetterò a Bushco di portare via altro né da me né da voi.
Ringrazio i 200 manifestanti che sono venuti al carcere mentre ero detenuta per esprimere il loro sostegno… abbiamo tanto potenziale per fare del bene… c’è molto di positivo in tanta gente.
Dopo quattro ore di detenzione in due diversi carceri, sono stata rilasciata. Di nuovo vi dico che sono talmente sconvolta e arrabbiata che non riesco neanche a pensare.
Continuate a lottare… vi prometto che sarò con voi.
Con affetto e speranze di pace,
Cindy
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