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Zanotelli: "Lottare per i beni comuni".

La Carovana della Pace 2007 parte da Lecce.

Grande partecipazione al Carlo V per un incontro denso di contenuti.
Stato dell’immigrazione e politiche sociali al centro dell’incontro, che le istituzioni cittadine disertano.
4 settembre 2007

La Carovana della Pace 2007, dal tema “Cittadini del mondo- il diritto degli esseri umani alle cittadinanze”, ha iniziato il cammino domenica 2 settembre in una sala del Castello Carlo V quanto mai affollata.
Quest’anno l’iniziativa è frutto, per la prima volta, non solo dell’impegno dei missionari comboniani, ma di tutte le comunità missionarie italiane e di numerose associazioni laiche.
Sono previste altre sette tappe in tutta Italia, per arrivare significativamente al veglione per la pace del 22 settembre, presso le basiliche paleocristiane di Cimitile (Na). Un evidente richiamo alla missione cristiana delle origini, non per niente l’icona della Carovana rappresenta i discepoli di Emmaus, che riaccendono il motore della speranza nel momento di più grande crisi della loro comunità.
La crisi oggi, come spiega padre Alex Zanotelli, è quella dello squilibrio tra Oriente e Occidente, imposto con le armi, che non genera solo povertà, ma è la prima artefice del disastro ecologico cui ci avviciniamo a grandi passi. È necessario lo sviluppo della coscienza critica di ogni cittadino, la pressione sui governi, la vigilanza sui beni comuni, continuamente minacciati dalla logica del profitto. È necessario un lavoro su sé stessi e sulla comunità, per accettare il diverso, cooperare alla costruzione quotidiana della pace.
Significativo l’avvio della manifestazione nazionale proprio a Lecce, città che negli ultimi anni ha vissuto un crescendo di presenze straniere. E se anni addietro si è fatto un bel dire del Salento come “terra dell’accoglienza”, candidato al Nobel per la pace, bisogna riconoscere che dall’accoglienza si è passati alla permanenza. Con tutte le complicazioni, sociali e politiche, che questo comporta.
A seguire l’intervento di Zanotelli, Anna Caputo, coordinatrice provinciale dell’Arci, padre Mario Marafioti, fondatore della comunità “Emmanuel”, Antonella Mangia, presidente di Naemi, forum delle donne native e migranti, Aurora Fontana, direttrice della casa “Emmaus” e don Pippi Colavero, presidente dell’associazione Agimi.
“Testimoni autentici”, come li definisce padre Gianni Capaccioni dei comboniani di Lecce, che riportano quella che è stata la loro esperienza nel sociale al servizio degli oppressi: gli immigrati, i rifugiati, gli emarginati.
Il lavoro da fare è tanto, visto che per un immigrato che rientra in un progetto altri cento ne sono fuori, e visto che anche un governo di centrosinistra, come denuncia Anna Caputo, ancora non cambia la “Bossi – Fini”.
Il contesto normativo, insomma, non aiuta, a differenza del resto della Comunità europea, alla quale l’Italia aderisce, a quanto pare, soltanto per interessi di mercato.
Se lo Stato è assente, intervengono le associazioni a rinfrescare il principio umano prima che costituzionale della solidarietà. Questo sistema, però, rischia di lasciare le cose come sono, intervenendo solo nei casi particolari.
Se è significativa la numerosa partecipazione di cittadini e immigrati, lo è altrettanto l’assenza delle istituzioni cittadine, che sembrano aver snobbato l’evento, lasciando così aperto l’interrogativo sulle politiche di sussidiarietà e cooperazione, demandandolo probabilmente alle istituzioni superiori, all’iniziativa dei privati.

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