In Afghanistan arrestano non chi spara ai bambini ma chi li soccorre
Akter Mohammed è un bambino afghano. Si è avvicinato alla finestra per vedere i blindati in arrivo.
Un soldato ha intravisto la sagoma dietro il vetro e ha sparato.
"Colpo singolo alla testa. Un proiettile, uno solo, gli ha passato la testa da parte a parte. Un bambino di nove anni. Nove. È ancora vivo e lo stanno operando. Il padre urlava e si dibatteva il petto, non solo per quello che hanno fatto a suo figlio, ma anche per il modo".
A dire queste cose a febbraio è Matteo, uno dei tre operatori di Emergency che è stato appena arrestato in Afghanistan, con l’accusa di avere complottato per uccidere il governatore della provincia di Helmand. "L’accusa ci sembra francamente ridicola", dichiara Emergency.
In guerra il mondo è capovolto: chi aiuta è un criminale, chi è un criminale va aiutato.
E in Afghanistan le cose vanno proprio così: arrestano non chi spara ai bambini ma chi li soccorre.
Non solo.
L'esercito italiano partecipa ad una "missione per la libertà" in Afghanistan.
Ma non sappiamo garantire una vita normale in Italia a Roberto Saviano, minacciato di morte della mafia e costretto a vivere nascosto con la scorta.
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