Non conosco personalmente Vittorio Arrigoni.
Ho visto due sue foto. Quella del suo profilo su Facebook e quella diffusa dai giornali e dalla tv di tutto il mondo. Con una tenerissima bambina, lo sguardo dolce e sereno del giusto, la prima, con i segni della violenza e dell’odio sul suo volto, la seconda.
Ho guardato negli occhi i palestinesi, quegli stessi uomini dei quali Vittorio aveva sposato la causa. Ne ho ascoltato la domanda di giustizia e di pace. Ho parlato con chi ha perduto i figli. Ho ascoltato chi ha scelto di tentare la strada della mediazione. Ho respirato la disperazione. Ho osservato la povertà dei piccoli da cui traspariva l’arroganza dei potenti. Ho visto le armi sbandierare odio e morte. Ho letto i suoi scritti di amore e di solidarietà.
Vittorio Arrigoni è mio fratello nella guerra per la giustizia.
Vittorio Arrigoni è mio fratello nella ricerca di una pace ogni giorno più difficile da raggiungere eppure che non ci stancheremo mai di inseguire. Un sogno di pace forse folle e impossibile. Vittorio ha donato la sua vita per una causa. Noi portiamo alto il nome di Vittorio perché lui è ormai una bandiera. Un’idea di vita, di amore, di solidarietà.
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