Una coda colorata lunga venti chilometri.
Erano tutti padri e madri di famiglia, ragazzi, bambini delle scuole e pensionati che formavano una coda lunga venti chilometri tra Perugia e Assisi. Non ho sentito parolacce o gente che gridava, qualcuno suonava la chitarra o un tamburello e la musica era rasserenante, quasi sommessa e intonata con i colori e con l’atmosfera del posto, erano gli striscioni e le bandiere ad essere intransigenti, quasi aggressive, quando sventolavano per pretendere di essere intese con il loro vero significato : Pace come sistema di vita e come mezzo per vivere meglio.
Anche i ragazzini, i bambini delle scuole, che issavano cartelli e portavano striscioni colorati forse sentivano il fascino avvolgente del paesaggio umbro e non piagnucolavano, non si lamentavano per la fatica, non erano né invadenti, né maleducati e intanto macinavano chilometri .
Era il vero spirito di un popolo quello che sfilava in una bella giornata di sole, ieri nel cinquantenario della Marcia della Pace, appena rinfrescata da qualche gocciolone di pioggia sull’ultima salita verso la rocca di Assisi.
Persone per bene, educate e rispettose del prossimo, che lavorano per portare avanti una famiglia senza arroganza e senza approfittarsi del prossimo. Non conoscendosi, spesso ci si dava del Lei, anche se appena ci si guardava negli occhi si sentiva di essere nella stessa sintonia e spontaneamente si passava a darsi del tu.
Sì, mi sono sentito veramente in mezzo a gente amica e sono tornato a casa sicuramente più convinto delle mie idee, condivise da migliaia di persone che non camminavano in rappresentanza di un partito politico o di un interesse particolare, non era un popolo a favore o contro il governo, erano solo persone consapevoli che le loro idee devono riuscire a far parte del lessico del Parlamento ed essere abbracciate dal Governo.
E hanno voluto ricordarlo, senza alzare troppo la voce, perché gridare non significa avere ragione. Hanno voluto esprimere, con la loro fatica fisica, che non vogliono più vivere rispettando abitudini sbagliate, imposte da faccendieri, prestati alla politica a tutela delle fabbriche di armi e degli interessi finanziari di banchieri e speculatori, che vegetano trafficando con i soldi di chi lavora.
“Pacifista” non è un mestiere e non lo è nemmeno "Oppositore alla guerra", e tutte le persone viste ieri, per qualche secondo forse anche in televisione, sono già tornate alla loro routine quotidiana, probabilmente con qualche vescica da curare, ma soddisfatte di sé e confortate dalla conferma che esiste una società più vera di quella che appare in televisione, una società che sente un impegno civile e agisce per sostenere i suoi principi di giustizia, di pace, di lealtà.
Non credo che se ne parlerà molto sui “media” ma a conclusione della Perugia-Assisi 2011, è stato lanciato un Nuovo appello per la pace e la fratellanza dei popoli.
Fa riferimento al primo articolo della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani e riassume in due paginette concetti che nessun uomo di buona volontà potrà mai contraddire.
Sono parole tanto oneste e normali che non si capisce perché non siano ancora alla base di un programma politico o di governo. Basterebbe scriverci qualche numero accanto per trasformarlo da “ teoria pacifista” in una scelta di "politica economica" riducendo tutte le spese dannose per l’uomo e l’ambiente e reinvestendo gli stessi soldi per creare occupazione in campi che potranno sicuramente migliorare la qualità dalla vita.
Potrebbe essere più facile se nei Parlamenti di tutti i paesi del mondo sedessero uomini che guardano lontano e pensano al bene dei nostri figli e non al problema che dovrebbero risolvere se scontentassero una lobby o qualcuno dei “loro” elettori.
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