“Stop the war on journalism: Free Julian Assange” al Festival del Giornalismo di Perugia
– quattro giorni di volantinaggio all’entrata della decina di sale che ospiteranno conferenze per le migliaia di giornalisti italiani e stranieri che parteciperanno a #ijf24; il campo base degli attivisti sarà in Piazza IV Novembre davanti al Palazzo dei Priori;
– una conferenza stampa che si terrà il 19/4 alle ore 11 presso l’iconica edicola di giornali a Porta Pesa, ormai chiusa ma un tempo luogo di incontro tra i perugini del quartiere, che leggevano e commentavano le prime pagine dei quotidiani esposte dal giornalaio;
– un incontro presso la sede perugina dell’ANPI, sezione Bonfigli Tomovic, in Via del Cortone 19 (una traversa di Corso Cavour) il 20/4 alle ore 17.30, durante il quale verrà proiettata l’intervista TED fatta nel 2010 a Julian Assange da Chris Anderson, in cui il co-fondatore del sito WikiLeaks offre un vividissimo ritratto a 360° di se stesso. Al filmato farà seguito un dibattito tra quattro esperti di giornalismo chiamati a rispondere alla domanda: “Julian Assange è un giornalista?”
Parleranno Vincenzo Vita, giornalista de Il Manifesto e Articolo 21; Sara Chessa, giornalista indipendente, autrice del libro “Distruggere Assange – Per farla finita con la libertà d’informazione”, Ed. Castelvecchi; Tina Marinari, Coordinatrice delle campagne di Amnesty International Italia per una stampa libera e indipendente; Mauro Volpi, Costituzionalista ed esperto del caso Assange. Modererà Gianni Magini di AllertaMedia.
Aderiscono all’iniziativa, oltre alla sezione ANPI di Perugia e Amnesty International Italia, Turba, AllertaMedia e Liberi Edizioni.
Perché tutte queste iniziative “off” durante le giornate di #ijf24?
Il motivo è presto detto. Anche se il Festival ha offerto una sessione su Assange nel 2022, negli ultimi due anni ha deciso di lasciarlo nel dimenticatoio – come se non esistesse più lo scandalo dell’incarcerazione, nel democratico Occidente, di un giornalista investigativo reo soltanto di aver fatto il suo mestiere. Un’incarcerazione in isolamento, che oltretutto dura ormai da cinque anni nella temibile prigione londinese di Belmarsh, mentre i giudici britannici decidono se Assange deve o non deve essere estradato negli Stati Uniti. dove l’attendono fino a 175 anni di carcere duro.
Le accuse contro Assange, mosse dagli Stati Uniti con un accanimento che sa di vendetta, s’incentrano sulla rivelazione, da parte del giornalista ed editore australiano, di materiale segretato che ha fatto conoscere al mondo i crimini di guerra commessi dagli Stati Uniti in Afghanistan e Iraq. È pur vero che la Corte Suprema nel 1971 autorizzò i giornalisti – inequivocabilmente – a rivelare documenti segretati quando ciò non compromette la sicurezza nazionale e viene fatto nell’interesse pubblico. Di conseguenza, Assange avrebbe semplicemente esercitato il suo diritto di cronaca. Ma il Procuratore USA ha aggirato la sentenza della Corte, scegliendo di incriminare Assange ai sensi di una vecchia legge contro lo spionaggio del 1917, l’Espionage Act, che non consente all’imputato di invocare il criterio dell’interesse pubblico. Si tratta di un palese escamotage, non c’è dubbio, ma l’astuzia giuridica potrebbe costituire un precedente pericolosissimo per ogni giornalista e per noi tutti.
Infatti, se Assange come giornalista (o semplice cittadino) non ha il diritto di far conoscere materiale segretato anche se di grande interesse pubblico, allora addio alla libertà di stampa e di espressione. In futuro nessun giornalista investigativo, in nessun Paese del mondo, oserà rivelare fatti tenuti segreti dal governo statunitense; altrimenti, rischierebbe di essere estradato da Washington e rinchiuso a vita in una prigione a stelle e strisce.
Ecco dunque la grande rilevanza che il caso Assange ha ancora e sempre per i partecipanti al Festival del Giornalismo di Perugia – anche se gli organizzatori non sembrano vederla. Per rompere questa loro omertà, gli Attivisti per Assange porteranno a #ijf24 il caso di Julian Assange – giornalista pluripremiato eppure vergognosamente rinnegato da tanti suoi colleghi.
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