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Cinquanta documenti desecretati lo attestano

CIA e torture

Documenti dei servizi segreti Usa mostrano il coinvolgimento di medici e personale sanitario nelle torture
Sarah Dougherty, JD, MPH , Vincent Iacopino, MD, PhD
Tradotto da per PeaceLink

Documenti della CIA mostrano il coinvolgimento di medici e personale sanitario nelle torture

CIA

Il mese scorso la CIA ha reso noti più di 50 documenti desecretati riguardanti il programma illegale di tortura che la stessa organizzazione aveva realizzato dopo gli attacchi terroristici dell’11 settembre 2001. Molti di questi documenti approfondiscono le pratiche decisamente brutali della CIA, tra cui vi sono nuovi dettagli circa la morte di Gul Rahman nel 2002, che è stato picchiato e lasciato morire in una prigione segreta della CIA in Afghanistan, incatenato seminudo al suolo in un ambiente freddissimo. Ma dall’analisi dei documenti è emersa una scoperta chiave: quanto importante sia stato il coinvolgimento di dottori, assistenti, infermieri e psicologi, che sono stati complici delle torture. Una sottocategoria degli stessi documenti ha confermato come la CIA si sia servita di professionisti della medicina per rendere credibile la menzogna che la tortura fosse “sicura, legale ed efficace”.

Gul Rahman ha subito torture sotto l’occhio vigile dei medici della CIA presso la prigione “Salt Pit” in Afghanistan, dal suo arrivo in Agosto fino alla morte per ipotermia nel Novembre 2002. Un’indagine interna resa nota insieme a questi ultimi documenti mostra che i medici di fatto si sono confrontati in merito alla tipologia di trattamento che avrebbero dovuto riservare a Rahman ed agli altri prigionieri. Hanno persino chiamato l’ufficio medico del quartier generale della CIA, e si sono sentiti rispondere semplicemente: “Il giuramento di Ippocrate afferma che se qualcuno è malato va curato”. Tali istruzioni erano vaghe di proposito e incoerenti, dato che la prigione segreta serviva per ottenere informazioni tramite l’uso di torture. E le istruzioni sono state puntualmente ignorate. Dalle prove disponibili emerge che Rahman è stato sottoposto a violenze per ore prima di morire assiderato. Ma c’è di più: il personale sanitario ha ripetutamente autorizzato le torture e le sconvolgenti condizioni di reclusione, oltre a non segnalare alcun problema di salute, nonostante i regolari abusi.

Queste mancanze del personale sanitario sono la causa diretta della morte di Rahman.

Non sorprende nemmeno che in un’indagine sul caso un dottore sia giunto alla conclusione che Rahman sia stato responsabile della sua stessa morte per ipotermia: buttando via il suo ultimo pasto Rahman non è stato in grado di “fornire al proprio corpo le energie sufficienti per mantenere un’adeguata temperatura corporea”. Di fatto il resoconto dell’autopsia suona come l’atto finale di complicità dei medici. L’agevolazione di torture e cure dannose costituisce un crimine oltre che una violazione dell’etica medica. Ogni membro del personale sanitario (ma in realtà ogni persona ragionevole) sa che chiudere un essere umano in una bara, sottoporlo a temperature glaciali, ad umiliazione sessuale o all’annegamento comporta gravi danni fisici e mentali. Ma i medici della CIA hanno abbandonato la propria etica e sono stati complici di tali pratiche. Tuttavia, invece che terminare il programma, l’ufficio medico della CIA ha stilato alcune “linee guida” in seguito alla morte di Rahman ed al continuo maltrattamento di altri detenuti. Quest’ultima serie di documenti include una versione del 2004, per la prima volta quasi non censurata, che essenzialmente fornisce un piano clinico per la tortura. Le “linee guida mediche e fisiologiche” indicano al personale medico della CIA di trattare i detenuti senza che tali cure diventino tortura. Stando al documento devono essere fornite “cure mediche adeguate”, ma “ciò non deve intaccare l’ansia e il senso di smarrimento che le varie tecniche di interrogatorio mirano a creare”. Nonostante il titolo, però, mancano linee guida psicologiche per determinare il danno mentale che tali tecniche di tortura potrebbero infliggere. Con un’espressione decisamente ambigua, poi, l’ufficio medico della CIA afferma che tutto il personale sanitario “è comunque tenuto professionalmente a non nuocere”. Successivamente, viene contraddetto questo principio etico della medicina fornendo indicazioni su come supervisionare la tortura dell’acqua, la privazione del sonno, la reclusione ed altre forme di tortura. Gli ideatori del programma illegale della CIA, gli psicologi James Mitchell e Bruce Jessen, sono stati pagati 81 milioni di dollari per progettare e supervisionare tali pratiche (ed attualmente sono a giudizio presso la Corte Federale). Basandosi sulle loro pretestuose indicazioni, la CIA ha comunicato agli avvocati dell’amministrazione Bush che non si sospettava che le tecniche di tortura avrebbero potuto causare seri danni fisici o mentali- una palese menzogna.

Come rivelano questi nuovi documenti, la CIA ed il personale sanitario complice hanno creato un insieme di linee guida contraddittorie ed eticamente malsane non per evitare danni, come da loro sostenuto, ma per agevolare e coprire la realizzazione di torture e per limitare i rischi legali. Le politiche di tortura dell’amministrazione Bush, sulle quali finora il Presidente Obama non ha ancora investigato, sono ormai conosciute. E’ necessario che qualcuno ne risponda. Nel mentre non possiamo ignorare il ruolo del personale sanitario, che ha violato la propria etica e i propri doveri professionali e, facendo ciò, ha conferito un’impressione di legittimità sanitaria a questa impresa criminale. I loro crimini, se dimostrati, non possono e non devono restare impuniti.

Note: Traduzione di Federica Oliva

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