Albert, il bollettino quotidiano pacifista

E' in corso la caccia ai renitenti alla leva in Ucraina

Questi raid a caccia di renitenti alla leva sono l’ennesima dimostrazione che stiamo mandando armi non per salvare le persone ma per arruolarle. Spesso contro la loro volontà. Ciò che colpisce in questa situazione è il clima di paura e tensione che si sta diffondendo tra la popolazione civile.
15 ottobre 2024
Redazione PeaceLink

ALBERT - BOLLETTINO QUOTIDIANO PACIFISTA Albert

Albert: la voce della ragione in tempi di guerra

Ucraina, i renitenti alla leva

Mentre la guerra in Ucraina si intensifica, cresce bisogno di nuove reclute. La caccia ai renitenti alla leva sta diventando una realtà sempre più drammatica. In queste ultime settimane, le autorità militari ucraine hanno intensificato i controlli nelle città del Paese, prendendo di mira bar, ristoranti e persino sale da concerto nella capitale Kiev e in altre città come Kharkiv e Dnipro. Gli ufficiali dell’esercito, secondo quanto riportato dai media locali, hanno fatto irruzione nei locali alla ricerca di uomini non registrati per il servizio militare. Questo non è più un caso isolato, ma una pratica sempre più comune per arruolare nuove leve.

Sabato scorso, il Palazzo dello Sport di Kiev è stato teatro di una scena che ha lasciato sconcertati molti presenti: gli agenti hanno intercettato i giovani all’uscita di un concerto, chiedendo loro i documenti e trattenendo coloro che non erano in regola con la leva militare. Alcuni video circolati sui media locali mostrano agenti trattenere con la forza i giovani che cercavano di sottrarsi ai controlli. Scene simili sono state riportate anche in un centro commerciale e in un popolare ristorante della capitale, segno che nessun luogo è ormai immune da questi raid dei reclutatori militari.

La legge ucraina impone agli uomini tra i 18 e i 60 anni di rimanere nel Paese e di essere disponibili per la chiamata alle armi. Gli uomini tra i 25 e i 60 anni possono essere arruolati in qualsiasi momento, mentre una nuova legge, entrata in vigore questa primavera, obbliga gli idonei a inserire le proprie informazioni in un sistema online, pena sanzioni. Di fronte a questa realtà, sempre più giovani cercano di evitare la leva, temendo di essere mandati in prima linea in una guerra che sembra non avere fine.

La mobilitazione forzata non è nuova nelle guerre, ma ciò che colpisce in questa situazione è il clima di paura e tensione che si sta diffondendo tra la popolazione civile.

Mentre i leader ucraini e occidentali continuano a presentare la guerra come una battaglia per la libertà e la sovranità, sul terreno si vive una realtà ben diversa. Gli uomini che cercano di sfuggire alla leva non sono traditori o vigliacchi, come spesso vengono etichettati, ma persone che vedono la guerra come una minaccia diretta alla loro vita e al loro futuro.

Molti di questi giovani sono costretti a scegliere tra la guerra e la fuga. Il governo ucraino giustifica questi raid come una necessità per difendere il Paese dall’invasione russa. Ma a quale prezzo? Queste pratiche sembrano alimentare ulteriormente la frattura tra lo Stato e una parte sempre più grande della popolazione, esasperata dalla guerra e dalla mancanza di prospettive di pace.

Questi raid a caccia di renitenti alla leva sono l’ennesima dimostrazione che stiamo mandando armi non per salvare le persone ma per arruolarle. Spesso contro la loro volontà.

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Mobilitazione nazionale contro la guerra del 26 ottobre 2024

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