Una nuova resistenza europea al riarmo prende forma: Stop ReArm Europe
ALBERT
La voce della ragione in tempi di guerra
Bollettino pacifista settimanale
Il 5 maggio segna un significativo passo per il movimento pacifista europeo: si tiene online la prima riunione delle organizzazioni aderenti alla neonata campagna Stop ReArm Europe. A meno di un mese dal lancio, sono già migliaia le realtà che hanno aderito.
Scrive Raffaella Bolini dell'Arci: "Oltre alla Spagna, le adesioni sono arrivate da Belgio, Repubblica Ceca, Danimarca, Finlandia, Germania, Grecia, Ungheria, Romania, Svezia, Francia, Svizzera, Austria, Irlanda, Regno Unito, Paesi Bassi. Molte sono reti che riuniscono organizzazioni di diversi paesi. Moltissime sono italiane".
La campagna italiana è coordinata dai promotori italiani di Stop Rearm Europe – Arci, Attac, Transform – e da Ferma il Riarmo, la campagna promossa da Rete Italiana Pace e Disarmo, Sbilanciamoci, Fondazione Perugia Assisi e Greenpeace Italia (qui le sue proposte). In Italia vi è poi il Coordinamento No Riarmo, di cui fa parte anche PeaceLink; anche questa rete sta dando il suo contributo a promuovere la mobilitazione contro l'aumento delle spese militari.
Di fronte a una realtà europea sempre più piegata alla logica delle armi questa mobilitazione è una risposta collettiva, pluralista e determinata. Non si tratta di una semplice petizione da firmare, ma di un vero e proprio tentativo di ricostruire un movimento europeo contro la guerra, intrecciando culture politiche, generazioni, soggetti sociali e sensibilità diverse.
L’Europa, invece di proporre una politica di pace, sceglie di seguire la strada tracciata dall’industria bellica. La risoluzione recentemente approvata dal Parlamento Europeo è l’emblema di questa deriva. Oltre a stanziamenti enormi (800 miliardi di euro per il settore militare, fuori dai vincoli di bilancio), include l’addestramento armato dei civili e una visione del mondo fondata sul confronto militare, con la Russia indicata come “minaccia storica” e la Cina come “nemico globale”.
In questo contesto preoccupante, occorre promuovere la convergenza per tutti coloro che non si arrendono all’idea di un’Europa forte solo con le armi. Questa convergenza è nelle molteplici iniziative che si svolgono nei territori. Vi partecipano pacifisti, ecologisti, sindacalisti, movimenti femministi, altermondialisti e reti studentesche. È un’alleanza ampia e plurale, che vuole creare spazi di condivisione e iniziativa senza esclusioni ma con un metodo fortemente inclusivo.
La partecipazione italiana alla mobilitazione europea è significativa: sono già molte le adesioni collettive e individuali, e in questi giorni si stanno moltiplicando le iniziative pubbliche. Il 3 maggio ad Anagni, in provincia di Frosinone, vi è stata una manifestazione contro la fabbrica di munizioni finanziata con fondi europei.
Il 9 maggio (Europe’s Day of Peace) sarà attiva la mobilitazione europea Global Days of Action on Military Spending (GDAMS).
Il 10 maggio si terrà una giornata di iniziativa nazionale diffusa coordinata in Italia da Ferma il Riarmo: sono già previste una marcia da Brescia alla base di Ghedi, e una piazza unitaria in centro a Roma.
Domenica 11 maggio si terrà la XII edizione della “Marcia della Pace Emmaus-Amendola”, un evento promosso dal Coordinamento Capitanata per la Pace insieme all’Ambasciata di Pace di Foggia e ai Comitati per la Pace di Puglia. Sotto il messaggio forte e chiaro “Dalla Puglia all’UE: fermiamo la corsa al riarmo”, centinaia di persone si ritroveranno per ribadire il loro impegno per un futuro di pace, senza guerra né violenza.
E il 21 giugno, in risposta al vertice NATO a L’Aja, si terrà una grande manifestazione europea anche a Roma.
Di fronte a un’Europa che dimentica la lezione della storia e torna a investire nella guerra, è urgente tessere nuove reti di attivismo, conoscenza e speranza.
Per approfondire: www.stoprearm.org
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