Palestina

Perché deve prevalere la giustizia in Medio Oriente.

Il Declino imminente del Sionismo.

Il Sionismo si basa su un principio fondamentale secondo cui gli ebrei possono vantare la superiorità nazionale, umana e diritti naturali sul territorio; un razzismo implicito,dunque, che esclude qualsiasi possibilità reale di democrazia o di eguaglianza tra i popoli.
17 novembre 2006
Kathleen Christinson
Fonte: Counterpunch e www.zmag.org - 12 settembre 2006

Non è vero che con l' aggressione militare al Libano e simultaneamente a Gaza, Israele ha mostrato, sia a coloro che non si conformano alla sua linea di pensiero dominante ma anche ai più illusi, il completo fallimento dell'ideologia su cui si fonda la sua azione politica? Non è vero che gli illusi restano ancora delusi? Non è vero che il fallimento di Israele è evidente, e non solo a chi lo prevedeva, a quelli che vedevano il sionismo, per il principio razzista ad esso implicito, violare qualsiasi legge per la tutela dei diritti? Non è vero che non solo chi si è già convertito a questa opinione comune riesce a vedere l'approssimarsi del declino del Sionismo e, insieme ad esso, di Israele come stato esclusivamente ebraico?

Il razzismo è da sempre la sua linfa vitale. Il Sionismo si basa su un principio fondamentale secondo cui gli ebrei possono vantare la superiorità nazionale, umana e diritti naturali sul territorio; un razzismo implicito,dunque, che esclude qualsiasi possibilità reale di democrazia o di eguaglianza tra i popoli. La sua azione distruttiva in Libano e a Gaza è semplicemente un altro passo dell'evoluzione di tale ideologia che più precisamente, si fonda sull'esclusività e la superiorità dei diritti di un solo popolo, e non accetta provvedimenti legislativi e morali al suo atteggiamento, neppure confini territoriali, poiché per soddisfare i suoi innumerevoli diritti ha bisogno di espandersi geograficamente.

Il Sionismo non ammette usurpazioni, né limiti alla sua supremazia sull'intero territorio, non costituito semplicemente dall'area entro i confini israeliani, ma anche da quella che include i paesi circostanti situati oltre i suoi confini geografici, e che il Sionismo considera opportuno inglobare. Una ampia egemonia garantisce pertanto l'eliminazione di qualsiasi minaccia fisica o demografica, la sopravvivenza del solo impero ebraico, completamente al sicuro, popoloso e unico detentore del potere militare; inoltre, il controllo di tutte le risorse naturali e sugli stati confinanti che privi di potere si piegano costretti completamente al suo servizio. Questo è il vero messaggio che Israele cerca di dare con il suo attacco militare al Libano : in sintesi, che né gli Hezbollah né tanto meno i Libanesi che li sostengono hanno diritto di sopravvivere, per la sola ragione che i primi minacciano di indebolire l'autorità suprema di Israele a livello regionale, e quest'ultima non accetta assolutamente un tale affronto. Il Sionismo non sopporta di convivere con qualsiasi altra ideologia o etnia eccetto quando si trova in posizione preminente rispetto ad esse e non rappresenta una potenziale minaccia.

In Libano, Israele con una feroce e incauta azione repressiva tenta di distruggere la nazione, di fare uno sterminio tale da assicurare al solo Sionismo la possibilità di regnare su un territorio dove chi non è ebreo è privato del diritto alla sopravvivenza e non può scampare ma solo prostrarsi, poichè lo hanno posseduto per quasi un quarto di secolo durante l'ultima occupazione, dal 1978 al 2000. Testimone della guerra a Beirut subito dopo la prima settimana di bombardamenti e dell'assassinio proprio durante i raid israeliani di quattro tecnici dell'esercito libanese che tentavano di riparare il sistema elettrico e idrico " per la sopravvivenza a Beirut ", il corrispondente dalla Gran Bretagna Robert Fisk ha scritto che sembrava come se Israele volesse " radere al suolo Beirut ".... E chiunque cercasse di mantenerla in vita. Dan Halutz, capo in commando israeliano ( l'uomo che quattro anni fa guidò la forza aerea israeliana e affermò di non aver subito alcun trauma psicologico dopo che uno dei suoi F-16 sganciò una tonnellata di bombe su un edificio residenziale a Gaza nel mezzo della notte, uccidendo così 14 civili, la maggioranza bambini ) ha promesso all'inizio dell'assalto al Libano di riportarlo indietro a venti anni fa. A quel tempo infatti il Libano non esisteva, un terzo delle sue terre a sud era occupato da Israele, e successivamente per un decennio seguì una guerra civile devastante e che lasciò il paese senza speranze.

Le bombe a grappolo sono una dimostrazione certa dell'intenzione di Israele di voler ridisegnare il Libano, e non ha minore importanza il sud della regione privata della sua popolazione araba e incapace di svolgere le sue funzioni governative se non alle dipendenze di Israele . Queste bombe, di cui il maggior fornitore di Israele, l'America, è il primo produttore ( e il primo a sperimentarle in paesi come la Jugoslavia e l'Iraq ), esplodono in volo disseminando centinaia di altre bombe più piccole su diversi acri di terra. Quasi un quarto all'impatto rimangono inesplose a terra finchè civili ignari di questi ordigni distruttivi non le ritrovano, magari sulla strada di ritorno per casa. Gli ispettori delle Nazioni Unite stimano la presenza di circa 100,000 bombe inesplose e sparpagliate in 400 zone a sud del Libano dove sono state sganciate. Già dallo scorso mese in cui è partito l'ordine di cessare il fuoco sono stati uccisi e mutilati da questi ordigni una ventina tra adulti e bambini.

Sganciare ordigni anti-persona nelle aree a più alta densità demografica non è una tattica difensiva di bersagliamento per il conseguimento di obiettivi militari, ma una vera pulizia etnica. Secondo Jan Egelund, coordinatore per i soccorsi umanitari delle UN, il 90% di bombe a grappolo israeliane sono state fatte esplodere nelle ultime 72 ore antecedenti l'ordine del cessate il fuoco, quando era ormai certa l'entrata in vigore della risoluzione UN. E' stata dunque una loro azione militare supplementare, senza alcun dubbio un ultimo colpo di grazia, un tentativo per decimare ulteriormente la popolazione. Insieme al bombardamento aereo dello scorso mese che ha raso al suolo il 50 e in alcuni casi anche l'80 per cento di abitazioni nei villaggi, l'ultimo ha distrutto ampiamente le infrastrutture della nazione, paralizzato un impianto di energia elettrica costiero che ancora versa ininterrottamente tonnellate di petrolio e benzene rilasciando sostanze tossiche lungo la costa libanese e siriana; ha ucciso più di 1,000 civili che si trovavano nelle loro case,molti dei quali si è tentato di trasportarli di urgenza nelle autoambulanze e in macchine. L'attacco israeliano può essere dunque interpretato solo come una massiccia azione di pulizia etnica, per mantenere il dominio ebraico sulla regione.

In fatti, quasi 250,000 persone, secondo una stima delle UN, non possono fare ritorno nelle loro abitazioni perchè rase al suolo e per la presenza di bombe a grappolo e altri ordigni non ancora rimossi dagli artificieri. Questa non è una guerra contro gli Hezbollah, se non solo incidentalmente. Non è una guerra contro il terrore, come gli accoliti degli Stati Uniti vorrebbero farci credere ( al contrario, gli Hezbollah non hanno svolto azioni terroristiche ma sono stati invece coinvolti in una serie di scontri militari con le forze israeliane lungo i confini e quasi sempre provocati da Israele ). Questa è una guerra tutta Israeliana per la conquista dello spazio vitale, e con assoluta certezza perchè Israele vorrebbe dominare su tutti gli stati confinanti. E' una guerra condotta contro un popolo non ebraico e che non approva il Sionismo e l' egemonia israeliana.

Israele minaccia I suoi vicini fin dalla sua costituzione come stato. Tra le vittime del Sionismo i palestinesi sono quelli che hanno sofferto di più, perché suoi inarrestabili oppositori. Compiendo di loro un massacro si credeva di risolvere il problema più urgente, quello che sta più a cuore, quando nel 1948 costrinsero alla fuga quasi un terzo del popolo perché impediva con la sua presenza la realizzazione di un grande stato di Israele unicamente ebraico. Sarebbe stato difficile ottenerlo senza una maggioranza ebraica. 19 anni dopo, quando Israele cominciò ad invadere i territori oltre confine e a conquistare la parte ad ovest e Gaza, quei palestinesi dei quali credevano essersi sbarazzati tornarono e continuano a minacciare l'egemonia ebraica e sionista.

Fin da allora e per quasi 40 anni, la politica Israeliana ha ampiamente puntato, con attacchi periodici e fuori programma al Libano, all'annientamento del popolo palestinese. I metodi usati per compiere questa pulizia etnica non si contano : usurpazione delle terre, distruzione dei campi agricoli e delle risorse, impoverimento dell'economia, restrizioni sul commercio, demolizione delle abitazioni, revoca del permesso abitativo, eliminazione del censo e della proprietà terriera, esproprio con tasse sui beni, riduzione alla povertà estrema. Israele pretende l'intero territorio palestinese, incluso quello a ovest e Gaza, e non può realizzare uno stato a maggioranza ebraica proprio per la presenza di questo grande popolo . Da qui nasce l'intenzione di annientarlo. A Gaza, dove circa un milione e mezzo di persone è stato ammassato in un'area ancora più piccola di un decimo di Rhode Island, sta facendo quello che fece in Libano in un solo mese; con l' uccisione di civili, la distruzione dei loro edifici sta rendendo quel territorio inabitabile. Qui i palestinesi sono uccisi al ritmo di 8 al giorno e i mutilati non si contano. Tanto vale una vita di un non ebreo secondo l'ideologia Sionista.

Illan Pappe, studioso israeliano, afferma che si tratta di un genocidio condotto lentamente (ElectronicIntifada, 2 Settembre, 2006 ) . Sin dal 1948 ogni azione di resistenza palestinese contro l'oppressione israeliana è stata un pretesto per Israele per rendere effettiva la sua politica di pulizia etnica, un fenomeno talmente inevitabile e accettato che Pappe commenta " un quotidiano business di massacro di palestinesi, principalmente bambini, è riportato nelle pagine interne della stampa locale, spesso scritta a caratteri microscopici "; addirittura prevede che continuando a uccidere in questo modo si avrà una rivendicazione di massa oppure, se i palestinesi resteranno fermi sulle loro posizioni e continueranno a resistere, cosa molto probabile, crescerà spaventosamente il numero di morti. Pappe ricorda inoltre che il mondo ha assolto Israele dalla responsabilità e da qualsiasi colpa per la sua azione politico militare di pulizia etnica nel 1948, permettendole nuovamente di applicare la stessa politica " e un programma che le consente di usarla come strumento legittimo per la sicurezza e per la difesa della nazione ". " Se il mondo rimarrà ancora in silenzio di fronte a questa nuova pulizia etnica, l' azione politica di Israele si farà sempre più violenta ".

Il vero problema oggi è l'indifferenza. Qualcuno si sarà accorto di questo errore? che Israele, come è stato accennato all'inizio, ha mostrato con inaudibile ferocia la sua azione estiva di pulizia etnica, il totale fallimento dell' ideologia su cui si basa la sua politica e l'illegittimità del Sionismo come principio esclusivista del popolo ebraico? Riescono a vederlo anche gli illusi, o vogliono continuare a illudersi e il mondo voltarsi dall'altra parte fingendo di non vedere e giustificare queste atrocità solo perché a commetterle è Israele con la scusa di voler proteggere gli ebrei dagli stati confinanti?

Fin da quando la ferocia di Israele si è abbattuta sul Libano, numerosi e acuti osservatori di mezzi di informazione alternativa europei e arabi hanno descritto con insolita schiettezza il suo vero volto, e del suo sostenitore, gli U.S. . Emerge quasi ovunque una profonda consapevolezza della tenacia della resistenza araba e musulmana rispetto al fallimento e l'imperfezione delle azioni militari sia di Israele che U.S.. Karma Nabulusi, un accademico britannico-palestinese, in un suo articolo apparso sul The Guardian i primi di Agosto, lamenta " l'indiscriminata crudezza del nemico preso da una ossessione esistenziale che non deve essere domata, ma solo fermata ". La scrittrice americana Virginia Tilley (Counterpunch, 5 Agosto, 2006) osserva invece che ogni coesistenza pacifica e normale viene considerata da Israele un anatema, perché " vuole vedere e trattare i suoi vicini come fossero una minaccia esistente ma in realtà solo per giustificare i principi della sua politica etnica e razziale " Anche prima della guerra in Libano e dopo la distruzione di Gaza, l'economista Edward Herman (ZMagazine, Marzo 2006) ha condannato la "pulizia etnica insieme al razzismo quale principio oramai istituzionalizzato di Israele che dura da troppo tempo ", inoltre, " l'ipocrisia dell'intero mondo occidentale con i suoi maggiori mezzi di informazione che accettano e sottoscrivono perfino queste azioni politiche le quali " violano tutti i principali valori diffusi dall'illuminismo ".

Il Razzismo che caratterizza la politica del nuovo asse Israele/ U.S. sta spargendo sangue in Medio Oriente. Il razzismo implicito al Sionismo ha trovato terreno fertile nella filosofia imperialista esposta dai neoconservatori dell'amministrazione Bush. La logica della guerra globale di Israele e U.S., scrive un attivista israeliano Michel Warschawski del Centro Informazione Alternativa a Gerusalemme ( 30 Luglio, 2006 ), è che " tutti i conflitti sono di natura etnica " e "non si combatte contro una linea politica, un governo o specifici bersagli, ovvero contro " una minaccia " identificata con una comunità " oppure, nel caso di Israele, con ogni comunità non ebraica .

Il principio fondamentale del razzismo come scontro di civiltà, propagandato sia dall'amministrazione Bush che da Israele, è la ragione effettiva dell'aggressione alla Palestina e al Libano. Come Azmi Bishara, uno dei membri palestinesi più autorevoli del Knesset Israeliano, ha osservato (al-Ahram, 10-16 Agosto, 2006), se la teoria Israele-U.S. del mondo diviso in due culture distinte e incompatibili, la nostra versus la loro, è esatta, allora il principio secondo cui "noi" agiamo secondo i due modelli che hanno scempiato tutte le leggi morali diventano naturale processo delle cose : secondo la visione cioè che ha del mondo Israele e i suoi alleati U.N. e che considera gli ebrei e la loro cultura superiori e inconciliabili con quelle dei popoli confinanti; una ideologia su cui si fonda la sua stessa politica di governo.

Alla vigilia del fallimento della politica israeliana in Libano, arabi e musulmani percepiscono, per la prima volta da quando Israele penetrò nel cuore del medio Oriente arabo quasi 60 anni fa, che Israele a causa della propria arroganza ha oltrepassato i limiti ma in modo sbagliato, e che il suo potere, la sua supremazia può essere bloccata. Il " conflitto globale e etnico di cui parla Michel Warschawski, l'approccio coloniale, la tecnologia avanzata di F16 e armi nucleari, di cui fanno sfoggio per dimostrare la loro superiorità l'occidente e Israele, che presenta uno scontro apocalittico fra il "civilizzato " occidente e un arretrato e tumultuoso Oriente, ha svelato il suo vero scopo inseguito all'incauta aggressione al Libano. Così come la violenza dell'ideologia razzista permette al regime sionista di consolidare il potere assoluto e conservare l'egemonia sull'intero territorio, il regime imposto dai neoconservatore negli Stati Uniti allo stesso modo persegue come obiettivo una incontestata egemonia globale.

Il radiocronista palestinese Rami Khouri, in una intervista con Charlie (http://www.ntsearch.com/search.php?q=Rose&v=56) Rose durante la settimana di guerra in Libano, ha osservato che sia Hezbollah in Libano che Hamas in Palestina si sono entrambe fortificate prima ancora di essere considerate obiettivi di guerra per l'egemonia di Israele. Esse sono la risposta politica delle popolazioni " ridotte da tempo alla miseria, occupate e bombardate, massacrate e umiliate ripetutamente da Israele, e spesso con il tacito consenso diretto e indiretto, o come è evidente ora, con il chiaro appoggio degli Stati Uniti ".

Tutti questi popoli oppressi stanno ritornando a lottare. Niente riesce a piegare alla sottomissione degli Stati Uniti e di Israele i leaders arabi di Egitto, Giordania e Arabia Saudita. I popoli arabi riconoscono ora la debolezza e l'infondatezza dell'ebraismo alla base della politica israeliana e sono certi di poterlo sconfiggere. In particolare, i Palestinesi hanno resistito per 60 anni, non hanno mai accettato di sottomettersi secondo il disegno di Israele, mai smesso di proclamare la loro esistenza al mondo e a Israele. E non soccomberanno nemmeno ora, e il resto del mondo arabo si sta rafforzando su esempio della resistenza della gente di Hezbollah.

Il metodo con cui conducono le azioni militari, e il modo in cui gli Stati Uniti le sostengono deve cambiare. Sempre più cronisti, dentro il mondo arabo e fuori, cominciano a comprenderlo, e un numero sorprendente non ha timore a predire la fine imminente del razzismo sionista sempre che pilota la politica. Non significa naturalmente che il popolo ebraico sarà annientato, poiché Israele non riuscirà ad essere sconfitto militarmente, ma potrà essere sconfitto psicologicamente, il che significherà porre fine alla sua egemonia, fermare la sua avanzata da predone nei confronti dei popoli confinanti, e la fine della dominazione razziale e religiosa sugli altri popoli.

Rami Khouri afferma che un più ampio sostegno popolare in tutto il mondo arabo a favore di Hezbollah e Hamas porterà Israele e Stati Uniti alla catastrofe, poichè significa resistenza al loro sogno imperiale. Khouri preferisce non andare oltre tali previsioni, ma c'è già chi vede all'orizzonte un futuro nel quale Israele non si godrà i suoi domini. Gilad Atzmon, un ex israeliano che vive ora in Gran Bretagna, musicista jazz e pensatore, percepisce infatti la vittoria degli Hezbollah in Libano come un primo segno della sconfitta di ciò che definisce " Sionismo globale ", ovvero l'asse dei nuovi conservatori Israele/U.S.. Sono i popoli libanese, palestinese, iracheno, afgano e iraniano a essere, continua ad affermare, " avanguardia di una guerra per l'umanità e l'umanitarismo ", mentre Israele e U.S. seminano solo distruzione e morte, e ogni giorno che passa Europei e Americani si rendono conto che l'alleanza tra sionismo e nuovo partito conservatore non riceve più il favore popolare. Atzmon per quanto riguarda Israele parla di " evento storico " e " morte di una entità "

Molti altri hanno simili convinzioni. I cronisti sempre più azzardano la possibilità che Israele vedrà il proprio mito di invincibilità crollare e concludersi come l'epifania del sud-Africa, in cui la sua leadership solo ora riconosce l'errore della sua linea politica razzista, e in un impeto di sentimento umanitario ripudia le iniquità commesse dal sionismo e conviene che ebrei e Palestinesi dovrebbero vivere secondo il principio di uguaglianza in un unico stato. George Galloway MP Britannico (Guardian, 31 Agosto, 2006) prevede la possibilità " di un FW de klerk " quanto prima in Israele e tra i suoi sostenitori internazionali, proprio come accadde in Sud-Africa, " una grande opposizione " che schiaccerà la minoranza ritenuta invincibile e una leadership che cederà presto il potere convinta che resistendo, al contrario, sarà un insuccesso. Eccetto una tale pacifica transizione, e insieme a un vero impegno per la risoluzione del conflitto Palestinese- Israeliano, Galloway in accordo con altri, vede solo " guerra, guerra e ancora guerra, finchè un giorno non toccherà a Tel Aviv essere bombardata e l'intransigenza dei leaders israeliani farà cadere l'intero stato sulle loro teste "

In concreto è questa la previsione per il futuro : Israele e i suoi alleati negli U.N. potrebbero svelare gli aspetti più egregi del sionismo accordandosi per la creazione di uno stato unitario in Palestina per la convivenza di ebrei e palestinesi, o al contrario il mondo assisterà al più grande scoppio di ostilità tra due civiltà mai immaginato prima. Proprio perché Hezbollah si considera parte integrante del Libano, per non essere distrutti dal bombardamento e l'esplosione di ponti e centrali elettriche, i palestinesi prima della loro espulsione nel 1940 scelsero di rimanere tali e costituiscono ancora la Palestina. Per colpirli dove vivono, proprio nel senso letterale e etimologico del termine, li ha risparmiati con uno scopo e un piano ben preciso : fare giustizia o riparare ai propri errori in alcune forme, e riparare significa o disfarsi del sionismo e riconquistare la Palestina, oppure riconciliarsi con Israele a patto che si comporti pacificamente e non come paese invasore, o per ultimo unirsi con gli ebrei per costituire un unico stato in cui però nessuno dei due popoli imponga sull'altro la propria superiorità razziale e i diritti . In Libano Israele sembra invece determinata a voler imporre la propria volontà politica, la sua egemonia, la cultura e l'etnia come ha fatto con nessun altro paese arabo. Il suo piano strategico però non funziona con la Palestina, non ha funzionato in Libano e neppure funzionerà in nessun altro posto del mondo arabo. Siamo di fronte a un bivio di natura morale. Nel " Nuovo Medio Oriente " pianificato da Israele, Bush e i neoconservatori, l'egemonia spetta solamente a loro, come anche il diritto di supremazia e difesa. Ma per l'alta parte del mondo il loro disegno è inaccettabile, e alla fine prevarrà la giustizia.

Note: Kathleen Christison è primo osservatore politico della CIA, e si è occupata della questione in Medio Oriente per 30 anni . E' autrice peraltro de " Il futuro della Palestina " e " Le conseguenze disastrose dell'esproprio ".

Link al testo in lingua inglese:
http://www.zmag.org/content/showarticle.cfm?Section%20ID%20=%20107&ItemID=10948

Traduzione a cura di Michela Placido per http://www.zmag.org/italy/index.htm
link al testo in lingua italiana:
http://www.zmag.org/italy/christinson-declinosionista.htm

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