Acqua dono di Dio
L’utilizzazione dell’acqua e dei servizi connessi deve essere orientata al soddisfacimento del bisogno di tutti e soprattutto delle persone che vivono in povertà. Un limitato accesso all’acqua potabile incide sul benessere di un numero enorme di persone ed è spesso causa di malattie, sofferenze, conflitti, povertà e addirittura di morte: per essere adeguatamente risolta, tale questione “deve essere inquadrata in modo da stabilire criteri morali basati proprio sul valore della vita e sul rispetto dei diritti e della dignità di tutti gli esseri umani” (Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, n. 484).”
Quanto detto ci sollecita, allora, a riflettere muovendo dall’idea che l’acqua non è una mera merce tra le altre. È - come l’aria e la terra - un dono del Creatore appartenente a tutti (cf CIV n. 51) e, quindi, un «bene comune». Ad esso corrisponde un diritto fondamentale, individuale e comunitario. Il diritto all’acqua promana dal diritto primario alla vita.
L’acqua ha una tale rilevanza sociale per cui gli Stati non possono demandarne la gestione ai soli privati. La gestione dell’acqua, bene pubblico, ha bisogno di un controllo democratico, partecipato. Ciò che alle volte gli Stati non riescono a fare va promosso tramite una cittadinanza attiva, in un confronto serrato con le stesse istituzioni
pubbliche.
(mons. Mario Toso, segretario Pontificio Consiglio Giustizia e Pace)
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