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"Abbiamo denunciato ma nessuno si è mosso"

Taranto, il giallo delle 90 mila tonnellate di rifiuti finiti in mare

L'Arpa di Taranto ha monitorato mensilmente l'Hidrochemical Service dal maggio 2004 fino al mese scorso. "Nessuno può dire che non abbiamo fatto ciò che ci spettava di fare", dice l'ingegnere Gioacchino Di Natale, responsabile dell'Agenzia Regionale per la Protezione Regionale per l'Ambiente di Taranto.

Rifiuti scaricati in mare. Un affare d’oro
I liquami tossici, invece di essere trattati, finivano nel golfo di Taranto. Sedici arresti
Sono ottanta le persone indagate a Lanciano per un traffico di sostanze nocive che coinvolge sette regioni
LANCIANO — Rifiuti tossici nocivi confluivano da più parti d’Italia nell’impianto Ciaf di Atessa e da qui ripartivano senza alcun trattamento, per essere poi scaricati, passando per ditte compiacenti, nelle acque del Golfo di Taranto a 300 metri dalla costa. A gestire il traffico illecito era un’organizzazione sgominata ieri mattina dalla Polstrada e dal Nucleo operativo ecologico dei Carabinieri. Sedici le ordinanze di custodia cautelare emesse dal Gip di Lanciano Ciro Riviezzo, ed effettuate in Abruzzo, Marche, Molise, Puglia, Basilicata, Lazio e Sicilia; un’ottantina le persone denunciate. Tra gli arrestati ci sono dirigenti, operai, segretarie, autotrasportatori. Le accuse vanno dall’associazione a delinquere finalizzata al traffico illecito di rifiuti pericolosi, alla falsità ideologica commessa dal privato in atti pubblici, dal disastro ambientale alla conduzione di attività di raccolta, trasporto e recupero di rifiuti pericolosi e non, allo scarico di acque reflue industriali privo di autorizzazione. L’operazione, denominata "Mare chiaro”, è scaturita da una complessa attività investigativa diretta dal sostituto procuratore della Repubblica di Lanciano, Rosaria Vecchi. «Le indagini sono partite nell’aprile 2004 con controlli effettuati su decine di cisterne che arrivavano alla Ciaf e ripartivano per Taranto dopo circa mezz’ora, un tempo troppo breve perché i rifiuti venissero trattati», ha spiegato Bernardo Siega, comandante provinciale della Polizia Stradale: «Abbiamo effettuato appostamenti, pedinamenti e intercettazioni telefoniche e ambientali».

Fonte: http://www.iltempo.it
Emergono oggi particolari inquietanti sulla vicenda dello sversamento di reflui industriali non depurati nel mare di Taranto.

L'inchiesta della magistratura, che sarebbe dovuta partire a rigor di logica da Taranto, è invece partita da Lanciano. Perché?

La domanda non ha ancora una risposta.

Non solo ma si tinge di giallo in quanto l'Arpa di Taranto - nonostante l'estrema carenza di personale - ha monitorato mensilmente l'Hidrochemical Service dal maggio 2004 fino al mese scorso. "Nessuno può dire che non abbiamo fatto ciò che ci spettava di fare", dice l'ingegnere Gioacchino Di Natale, responsabile dell'Agenzia Regionale per la Protezione Regionale per l'Ambiente di Taranto.

"Abbiamo denunciato ma nessuno si è mosso", è questo il titolo che oggi il Corriere del Mazzogiorno dà all'intervista all'ingegnere Di Natale, sintetizzandone il pensiero.

A chi dunque sono state passate le risultanze delle analisi che evidenziavano valori fuori norma per gli scarichi dell'Hidrochemical Service?

Alla Provincia e alla Asl di Taranto.

Ma la Provincia, in una nota del Presidente Gianni Florido, afferma: "I poteri in materia di monitoraggio della qualità dell'aria e dell'acqua sono stati trasferiti al Commissario regionale per l'Ambiente e, per esso, all'Arpa Regionale".

L'assessore regionale all'ambiente, Michele Losappio, dichiara di non aver mai ricevuto i dati delle analisi fuori norma.

E l'inchiesta, invece di partire dalla Puglia, parte dalla procura di Lanciano, in provincia di Chieti, avvisata dalla polizia stradale grazie ad una banale multa elevata ad un Tir diretto a Taranto. Conteneva rifiuti tossici e nocivi non dichiarati nella bolla di accompagnamento.

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