Chi soffia sul fuoco del conflitto sociale?
Alcuni giorni or sono ho ricevuto, per posta al mio indirizzo privato, un manoscritto anonimo e uno stampato, sempre anonimo, sul quale erano stati apposti dei commenti. La ricezione di tale documentazione parrebbe confermare la voce, giunta anche in alcune redazioni, secondo cui uno stampato anonimo, contenente affermazioni ingiuriose e diffamatorie sul mio conto, circolava all’interno dello stabilimento Ilva di Taranto, diffuso anche su computer di servizio.
Ho provveduto a depositare presso la Procura della Repubblica formale denuncia-querela per i reati che la Magistratura intenderà ravvisare nei confronti degli ignoti responsabili e di chiunque vi abbia concorso, chiedendone espressamente la punizione.
Le azioni anonime sono conseguenza del clima provocato da chi ha interesse ad accentuare lo scontro tra chi è drammaticamente e prioritariamente preoccupato per la salute e la vita umana compromessa dall’inquinamento di origine industriale tanto da augurarsi cambiamenti radicali e chi è drammaticamente e prioritariamente preoccupato per il posto di lavoro tanto da arrivare ad attaccare singole persone che protestano contro le aziende inquinanti.
Tale contrapposizione si è ingigantita a seguito delle pesantissime perizie effettuate in sede giudiziaria a carico di presunti responsabili dell’inquinamento di origine industriale e per la concomitante campagna elettorale per le amministrative del 6 e 7 maggio. Non può essere casuale l’attacco contro di me, presidente pro tempore di Altamarea e capolista della lista “Ecologisti e Reti Civiche” per “Bonelli sindaco”.
Tutto ciò la dice lunga su quello che sta avvenendo a Taranto. Da una parte ci sono tanti membri del volontariato sanitario, ecologista e civico, che, alla luce del sole e con nome e cognome, si propongono di portare allo sbocco naturale e decisivo per le sorti della città la decennale denuncia alla cittadinanza e alle autorità delle problematiche sanitarie ed ambientali legate alle attività industriali svolte sul territorio. Essi attribuiscono la responsabilità dell’inquinamento di origine industriale a chi nelle aziende detiene il potere decisionale e non ai lavoratori che lì operano e che sono i primi a subirne le conseguenze. Dall’altra parte ci sono anonimi attacchi “spintanei” sia contro privati cittadini colpevoli di avere sollevato la coltre di bugie, omissioni e disinformazioni su quanto accade a scapito della salute dei cittadini, sia contro persone pubbliche che con le loro azioni rigorose intendono impedire che sia violata la Legge e la Giustizia.
Questi attacchi sono prodotti da persone che non hanno il coraggio di farsi riconoscere, che si nascondono dietro l’anonimo “Un lavoratore Ilva” e che, anziché combattere chi provoca i guai, se la prendono con chi quei guai mette in luce.
I “lavoratori Ilva”, i sindacati ufficiali e la proprietà aziendale hanno eluso finora ogni confronto diretto sui numeri, sui fatti e sulle conseguenze delle attività in cui sono protagonisti a vario modo, livello e responsabilità. Non vedono o sottovalutano il baratro verso il quale la città corre. Noi quel baratro lo abbiamo intravisto da tempo e ci proponiamo di evitarlo per il bene di tutti i tarantini.
Per completezza di informazione allego la denuncia – querela presentata unitamente ai documenti anonimi ricevuti.
Allegati
Lettera pervenuta il 12 Aprile 2012
127 Kb - Formato pdfBiagio de Marzo a Procuratore della Repubblica di Taranto
21 Kb - Formato doc
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