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L’Europa del Trattato. E l’Europa dei cittadini

Commento sul voto referendario in Irlanda
7 luglio 2008 - Fabrizio Tarantino

Commenti

Re: Europa sì, Europa no

Fab T. - 18 luglio 2008
Gentile Paolo,

sono l’autore dell’articolo e ti ringrazio per l’interesse che manifesti.

Naturalmente, un singolo pezzo non pretende di essere esaustivo e non può entrare nel merito di ogni possibile analisi. Le tue osservazioni, ad ogni modo gradite, ricalcano esattamente le questioni che avevo messo in evidenza.

Per convenzione e necessità di semplificazione giornalistica, s’intende con “Trattato di Lisbona” il complesso documentale che comprende il Trattato sull’Unione Europea, il Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea, la Carta dei diritti fondamentali dell’Ue e i protocolli aggiuntivi. L’insieme di tali testi è inevitabilmente percepito come complesso e di difficile lettura. E’ chiaro che se prendessimo in considerazione solo alcuni articoli potremmo darne una visione più semplice, ma la ratifica riguarda l’insieme, il tutto e tiene conto anche del Trattato di funzionamento dell’Ue con uguale dignità. La stessa Carta dei diritti contiene una serie di rimandi e aggiunte protocollari che ne fanno un testo più complesso (e contestato proprio in alcuni punti per alcuni meno evidenti) di quanto potremmo far sembrare in apparenza. Per completezza e imparzialità, tutto dovrebbe essere il più possibile portato a conoscenza. Sta all’Ue trovare le forme di comunicazione, diffusione e partecipazione più adatte allo scopo.

Per quanto riguarda la modalità di ratifica, è mio parere debba essere parificata per tutti i 27 Paesi; via parlamentare o referendaria, per tutti. Un sistema con eccezioni si rende meno omogeneo e paritetico e perde di credibilità. Siamo d’accordo sul fatto che il criterio dell’unanimità, in un’Unione di ben 27 paesi, sia in un certo senso utopistico ed è anche nel tentativo di superare questo sistema frenante che le istituzioni hanno spinto per una ratifica per via parlamentare, cercando di evitare i referendum. Tra l’altro non sono pochi i Paesi che approvano il “Trattato” senza averne fatto una seria riflessione, poiché si è arrivati ad un movimento di pressione con scadenza marzo-giugno 2009.

Nel mio articolo ho messo in evidenza la forzatura e l’inopportuno criterio dell’unanimità, l’ovvia consapevolezza che non si sarebbe potuto elaborare un piano B e non se ne aveva la volontà stessa, la percezione dei cittadini della lontananza da sé dell’Europa “altra”.

Ti ringrazio per le osservazioni ma, nel merito, sono già presenti nell’articolo; con parole diverse forse ma con sostanza, lo s’intuisce, identica.



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