Conflitti

Diario di vita...

Racconto di una comunità missionaria nei primi giorni dell'attuale conflitto keniano
14 febbraio 2008
Daniele Moschetti e Paolo Latorre (missionari comboniani)

La situazione del Kenya in questo momento è molto critica, ci troviamo con un presidente riconfermato pare a forza di brogli elettorali: Mwai Kibaki. Non ha più autorevolezza sulla popolazione se non sui Kikuyu, il suo governo non è stato riconfermato dalla popolazione, ma lui e il suo entourage si ostinano a dichiararlo vincitore. Il giuramento è stato fatto alla presenza di pochi intimi. Il presidente della Commissione Elettorale Keniana, Kivuitu, ha dichiarato ufficialmente di aver ricevuto pressioni di annunciare i risultati delle elezioni in una situazione abbastanza confusa e con accuse concrete di brogli elettorali!! Questo è il risultato di una politica sporca ed elitaria che ha come conseguenza l’odio tribale tra Luo (gruppo etnico di Raila Odinga che avrebbe vinto le elezioni) e altre tribù contro i Kikuyu (etnia di Kibaki) che da vita a scontri violenti i quali stanno mietendo vittime innocenti soprattutto tra i poveri. Politici che hanno dato attenzione alla maggioranza emarginata dei cittadini del paese se non nella campagna elettorale. I focolai di guerriglia e proteste infatti sono partiti dalle baraccopoli delle maggiori città del paese: Nairobi, Mombasa, Eldoret, Kisumu.

C’è da prendere atto che i Keniani hanno votato in massa, con disciplina e con chiara visione e decisione, ma poi il risultato non è stato gradito da una certa elite che sembra abbia manomesso i risultati finali dell’elezione presidenziale.

Ci sono scontri continui e il rischio è che questi scontri già cruenti tra le due tribù si inaspriscano. Qui a Korogocho abbiamo vissuto momenti molto drammatici, la nostra comunità è situata proprio al confine dove sono situate le due tribù, l’odio è fomentato dagli eventi politici e anche da false informazioni, e questo fa partire attacchi da l’una come dall’altra parte.

27-12-07: Giorno delle elezioni tanto atteso. Le elezioni si sono svolte con ordine e calma in tutto il paese.

28-12-07: tutti aspettano la proclamazione del vincitore dopo lo spoglio dei voti che viene seguito in diretta dalle tv statali e locali private e le radio popolari. Raila sembra essere in testa con circa 1 milione di voti in più.

L’annuncio dei risultati da parte della commissione elettorale viene rinviata varie volte e poi annunciata per il giorno seguente.

29-12-07: Già in mattinata la tensione aumenta in città e poi scontri si svolgono a Kibera che è la circoscrizione di Raila.

La tensione aumenta man mano che i voti di Kibaki crescono e raggiungono quelli di Raila per poi superarli nella mattinata successiva. La notte è turbolenta in varie parti della città, specialmente negli slums. Qui a Korogocho il bilancio è di 7 morti di etnia Luo tra cui due bambini e una donna.

30-12-07: si attende l’annuncio della commissione elettorale, ma nel frattempo l’opinione pubblica percepisce che ci potrebbero essere stati dei brogli elettorali da parte del PNU, partito di Kibaki. Il tutto sembra inverosimile poiché tra i grandi perdenti delle elezioni parlamentari ci sono 21 ministri del vecchio governo e molti parlamentari fedeli a Kibaki; anche nelle elezioni comunali dei maggiori comuni del paese l’opposizione vince nettamente…..!! In serata in fretta e furia avviene il giuramento di Kibaki a porte chiuse nella State House alla presenza di pochi rappresentanti aprendo così una grave crisi politica e sociale per il paese. Immediatamente dopo l’annuncio del nuovo presidente in molte città come Nairobi, Kisumu, Eldoret e altre le violenze e scontri con la polizia portano a 124 il numero dei morti in un giorno solo.

31-12-07: alle 6 del mattino da Ngomongo Ngunyumu a Korogocho dove risiedono in maggioranza le etnie luo e luhya sferrano un’offensiva verso Grogon zona di residenza dei Kikuyu, per vendicare i loro 7 morti. Questo comunque è il trend di queste ore in tutto il Kenya. Insieme come comunità e altri pastori della zona cerchiamo di fare una trattativa di pace, poi una processione pacifica gridando AMANI KWA WOTE WAKENYA (PACE PER TUTTI I KENYANI) e cercando di dialogare con tutti i gruppi di giovani che si sono armati di machete e bastoni per difendere e/o attaccare in varie parti dello slum. Attorno a noi respiriamo rabbia e tensione altissima, mentre il gruppo dei “pacifisti” si fa sempre più esiguo comprensibilmente. Ci rendiamo conto che questa è una guerra tra poveri, che sono strumentalizzati dalla politica che qui come altrove trae giovamento dalla divisione per imperare meglio. Tra questi giovani arrabbiati per i brogli ci sono molti ladri che traggono vantaggio dalla situazione per rubare e saccheggiare.

Finalmente si raggiunge una tregua che ha come frutto una notte di S. Silvestro silenziosissima, un silenzio di tomba, neanche un grido di gioia per il 2008 che da i suoi primi vagiti, a differenza di altri anni dove il caos regnava sovrano per tutta la notte.

Le iniziative di dialogo si tengono un po’ dappertutto ma tranne ai vertici, Kibaki non dice niente, sta zitto, un silenzio colpevole!!!

1-01-08: la tensione è alta, solo una trentina di persone viene a messa nella chiesa di St. John dove celebriamo la messa per la giornata mondiale della Pace. Anche per strada c’è pochissima gente. Si comincia ad avvertire la mancanza di viveri. I negozi sono chiusi per paura o perché saccheggiati; le donne per strada non siedono davanti alle loro solite pentole di fagioli e mais (Githeri) o pesce fritto. La situazione si fa confusa perché ci sono spauracchi e voci distorte di attacchi da parte di bande che vengono da fuori, ciò crea allarme nelle varie comunità etniche. In tutto il paese si svolgono atti di violenza verso i Kikuyu come anche verso i Luo. Il più grave è quello di Eldoret (città a nord ovest del paese) dove in una chiesa (Assembly of God) 200 persone Kikuyu si rifugiano e 50 vengono arse vive tra i quali molti i bambini e le donne. Nonostante tutto questo Kibaki tace.

Come comunità missionaria in questi giorni sentiamo di aver condiviso ciò che è normale e ordinario per un cristiano: restare con la gente e i poveri nelle sue gioie e nei suoi dolori per testimoniare la presenza dell’Emanuele, Dio con noi. Se l’amore di Cristo ci spinge in acque profonde dobbiamo stare in mezzo a queste situazioni per essere Segno di Speranza anche in mezzo a tanta violenza, insicurezza e dolore. Anche a costo della nostra stessa incolumità! La costruzione della pace e della convivialità passa anche da questi crocevia e qui bisogna esserci al momento giusto!! La giustizia, la pace e la convivialità sono tra le poche vie possibili per un mondo diverso dove ogni donna, uomo, bambino possono essere resi degni dei loro diritti ed educati ai loro doveri.

E’ soltanto il primo giorno dell’anno 2008 e avevamo programmato da tempo di celebrarlo e iniziarlo con una grande marcia della pace dentro lo slum di Korogocho. Sembra assurdo ma non lo è…..tanti morti e violenza proprio nel “giorno della Pace”!! Non sappiamo se il peggio è passato o deve ancora venire, quel che sentiamo da questa baraccopoli è che il futuro non può essere scritto senza i poveri, gli esclusi, gli emarginati di ogni governo a qualsiasi latitudine e longitudine!! Le politiche nazionali ed internazionale dovrebbero imparare da tempi duri come questi del Kenya o del Rwanda o del Congo, Medio Oriente ecc. per promuovere un’azione politica capace di diventare una “alta forma di Carità” al di là di interessi di parte e di partito come dicevano all’unisono Giorgio La Pira e Paolo VI.

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