Pescara. Italia. Eritrea. Africa. Un libro per sognare insieme la dignità
Viaggiare in treno è un'esperienza dalle mille sfaccettature. Puoi annoiarti nel vedere una immensa distesa di grigio cemento con il naso incollato al finestrino o puoi passare minuti, ore piacevoli. Puoi essere fortunato e trovare un mare stupendo, con i riflessi della luce del sole che giocano con l'acqua e commuovono l'anima. E puoi fare incontri piacevoli, interessanti e stimolanti. Persone che non si conoscono ma con cui cominciare a parlare, trovando interessi e argomenti comuni. Chissà quel giorno, ormai di tanti anni fa, a cosa pensavano Hamid e Alain? Si ritrovano a prendere lo stesso treno e si incrociano. Cominciano a discorrere amabilmente e si trovano a parlare di un libro famosissimo, "I dannati della Terra" di Frantz Fanon, pietra miliare della lotta contro la colonizzazione e per l'emancipazione del Terzo Mondo(tra i tanti che furono influenzati dalla sua lettura Ali Shariati, Ernesto Guevara, Steve Biko, le Pantere Nere e altri movimenti). Alain e Hamid da quel giorno iniziano a frequentarsi e diventano intimi amici. Un'amicizia dalla quale scaturiranno diverse iniziative.
Il 31 marzo l'Ecoteca di Via Caboto a Pescara è stata teatro di un loro incontro pubblico. Per una sera tra le strade della cittadina adriatica hanno fatto irruzione le note e i colori dell'Africa. Perché Alain e Hamid non sono soltanto due amici. Alain Goussot è un esperto di cooperazione internazionale e docente universitario. Hamid Barole Abdu è uno scrittore e poeta eritreo. Hamid, emigrato tanti anni fa, non ha mai reciso il legame con la terra natale. Sul suo sito internet http://hamidbarole.too.it/ si definisce "sradicato per fame" ma alle sue radici non ha mai definitivamente rinunciato. Tanto è vero che il titolo del suo ultimo libro è "Seppellite la mia terra in Africa".
Il 31 marzo scorso Hamid è stato a Pescara proprio per presentare questo libro, in una serata organizzata dalla Cooperativa Il Mandorlo, dal Punto Pace di Pescara di Pax Christi e dalla Rete Nonviolenta Abruzzo. Nella serata si sono alternati momenti di dibattito(intervallati dalla visione di un video di Hamid sui campi profughi eritrei), momenti musicali(curati dalla scuola di percussioni dell'Associazione Baobab) e lettura di brani del libro. Brani dove si intrecciano, fino a confordersi, ironia, malinconia, denuncia sociale in un tessuto narrativo che intriga e cattura il lettore. Dopo la lettura basta chiudere un attimo gli occhi e ritrovarsi tra i campi profughi eritrei o con i migranti italiani in cerca di casa o di occupazione, costretti a lottare tra burocrazia e razzismo. Un intreccio narrativo che sembra coinvolgere anche le musiche che accompagnano la serata. Musiche che appaiono malinconiche, struggenti, quasi parole di cuori in pena per la lontananza dalla terra natia, dalla madre. Ma bastava volgere lo sguardo verso chi seguiva la musica per vederli coinvolti in danze allegre e spensierate.
Sicuramente una bella serata, ricca e coinvolgente. Una serata nella quale il dramma dei profughi eritrei in Sudan si è accostato alla grande ricchezza umana e letteraria di un poeta come Hamid, "sradicato per fame" dalla sua Eritrea ma che non ha mai rinunciato a lottare per la sua terra e il suo popolo
In fondo al libro è presente una ricca raccolta di libri e link internet dai quali Hamid ha tratto ispirazione per il suo libro. Tra i siti internet il più riportato è proprio PeaceLink.
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