Per la pace, per la verità, per il disarmo
ALBERT - N. 4
Bollettino pacifista ispirato a Albert Einstein, scienziato e pacifista
1. Editoriale: il convegno contro la guerra e le armi nucleari a Brescia e Ghedi
28-29 settembre 2024
"Non esiste una sufficiente consapevolezza della gravità del rischio della guerra nucleare che stiamo correndo". Con queste parole, l’avvocato Ugo Giannangeli, uno degli organizzatori del convegno che si svolge oggi e domani tra Brescia e Ghedi, sottolinea la minaccia imminente che rappresentano le armi nucleari presenti sul nostro territorio.
Durante il convegno, ospitato nella Camera del Lavoro di Brescia e nella sala consiliare di Ghedi, si discuterà del rischio concreto per milioni di persone in caso di esplosione delle testate nucleari attualmente dislocate nella base di Ghedi. “Uno studio di Greenpeace ci informa che un'esplosione nucleare a Ghedi potrebbe causare tra i 2 e i 10 milioni di morti", aggiunge Giannangeli, ricordando che il pericolo non deriva solo da un attacco diretto, ma anche da un possibile incidente, come già avvenuto in altre parti del mondo.
L'avvocato ha parlato a Radio Onda d'Urto della lunga tradizione di mobilitazione antimilitarista e pacifista, che coinvolge laici e cattolici, e del lavoro svolto per denunciare pubblicamente la mancanza di trasparenza e preparazione in caso di emergenza nucleare. "Abbiamo scoperto che non esistono piani di emergenza in caso di esplosione atomica. Ciò è inaccettabile, eppure la magistratura ha archiviato una denuncia in soli 9 giorni, senza approfondire.”
Il convegno è promosso da una rete di organizzazioni tra cui il Centro di documentazione Abbasso la guerra, l’Associazione nazionale vittime dell’uranio impoverito, Donne e uomini contro la guerra di Brescia e il Centro sociale 28 maggio. Durante i due giorni si affronteranno non solo le conseguenze di un conflitto nucleare, ma anche le azioni necessarie per fermare la corsa agli armamenti e promuovere la pace.
2. Sudan: un disastro umanitario dimenticato
Il conflitto prosegue e l'Europa guarda altrove
Il Sudan è nel pieno di una catastrofe umanitaria, ma sembra esserci poca attenzione da parte delle istituzioni europee, molto impegnate con l’Ucraina ma inerti di fronte alla tragedia africana. Da mesi il conflitto tra l’esercito regolare del generale Al-Burhan e le Forze di Supporto Rapido di Hamdane Dagalo infuria, causando la morte di oltre 28mila civili, con alcune fonti che parlano di fino a 100mila vittime. Le conseguenze per la popolazione sono devastanti: 11 milioni di sfollati e una crisi sanitaria senza precedenti, con l’80% degli ospedali al collasso.
L'ONU ha ripetutamente chiesto un cessate il fuoco umanitario e un maggiore sostegno, ma solo il 15% delle risorse umanitarie necessarie è stato finanziato, e meno del 5% è arrivato a destinazione. Nonostante gli appelli dell'Unione Africana, le atrocità continuano, con combattimenti casa per casa e bombardamenti che minacciano centinaia di migliaia di civili nella regione del Darfur.
L’attenzione dell'Europa su questa crisi è quasi nulla, se confrontata con l'impegno profuso per l'Ucraina. Mentre i rifugiati ucraini hanno ricevuto un'accoglienza relativamente immediata e generosa, i sudanesi in fuga dalle atrocità affrontano rotte pericolose verso l'Europa e una gestione frammentaria della loro accoglienza. Questo pone interrogativi morali e politici: esiste un doppio standard nelle priorità umanitarie dell'Europa?
3. Beirut sotto le macerie: l'orrore dell'attacco israeliano
Pioggia di fuoco ordinata da Netanyahu
È difficile trovare parole che possano esprimere lo sgomento e l'indignazione per quanto accaduto ieri a Beirut. Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha autorizzato uno degli attacchi più devastanti degli ultimi undici mesi di conflitto. Una pioggia di fuoco si è abbattuta sul quartiere di Dahiyeh, nella parte meridionale della capitale libanese, distruggendo vite, case, speranze.
Bombe da una tonnellata, cariche di distruzione e morte, sono state sganciate su un'area densamente popolata, con l'obiettivo dichiarato di eliminare lo sceicco Hassan Nasrallah, leader di Hezbollah. Tuttavia, come sempre accade in questi casi, le vittime principali sono state i civili. Sei edifici – forse nove, secondo fonti locali – sono stati rasi al suolo, aprendo un cratere nel cuore della città. Decine di persone sono ancora intrappolate sotto i resti delle loro case.
Il governo libanese ha definito l'attacco una «guerra di sterminio». Il premier Najib Mikati ha accusato Israele di portare avanti una strategia brutale, colpendo indiscriminatamente per terrorizzare una popolazione già martoriata da anni di conflitto e instabilità.
Gli ultimi dati del ministero della Sanità libanese riferiscono che questa settimana in Libano sono state uccise quasi 600 persone, tra cui 50 bambini, mentre quasi 1.800 sono rimaste ferite.
4. Mediattivismo: cosa possiamo fare
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Allegati
Appello contro gli euromissili
Fonte: Il Manifesto9212 Kb - Formato pdf"Fermare la guerra prima che esploda lo scontro diretto fra Russia e NATO. Fermare il martirio del popolo palestinese"
Fonte: Il Manifesto160 Kb - Formato pdf
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