Gestione idrica lucana, l'ipoteca di Acqua Spa
In merito agli accordi tra Puglia e Basilicata sulla creazione di Acqua Spa e alle pretese dei parlamentari del governo Berlusconi ribadiamo a gran voce che l'acqua è un bene comune e non una merce. L'acqua, pertanto, non può essere considerata monopolio delle multinazionali e delle società per azioni che stanno assetando ed affamando il mondo, sfruttando i beni comuni.
Infatti, le azioni possono essere vendute e svendute a piacimento speculandoci sopra. In pratica, così come capita con i barili del petrolio dove non occorrono le guerre per far alzare il prezzo, ci pensano le speculazioni di borsa, i cambi e la creazione di una filiera lunga del petrolio che fa guadagnare tutti a scapito della collettività. Dopo le acque minerali del Vulture, passate per poche migliaia di euro alla multinazionale Coca Cola, anche l'acqua dei nostri rubinetti rischia di finire, attraverso le SpA, alle multinazionali che distruggono le economie locali per alimentare il monopolio interessato ad aumentare le tariffe al momento opportuno per fare business sulla pelle dei cittadini. Tutti ricorderanno il caso dell'Acquedotto Pugliese dove l'Enel fece di tutto per acquisire il più grande acquedotto del sud.
No Scorie Trisaia ribadisce che L'acqua deve restare sotto una gestione pubblica e non sono ammissibili partecipazioni private in finte Società per Azioni interessate solo a fare profitti a spese dei cittadini. Nessun ministro o parlamentare può vantare alcun diritto sul bene comune. Il vero petrolio della Basilicata è l'acqua, mentre la ricerca petrolifera è una continua minaccia per le falde acquifere e gli invasi e i boschi. E' vergognoso che la politica ai vari livelli pensi invece ad affari e poltrone, mentre non esiste alcun piano regionale (o nazionale)organico per la tutela e la salvaguardia dei corsi d'acqua, delle falde acquifere, contro la devastazione del territorio con attività inquinanti (discariche, trivelle petrolifere e discariche di rifiuti), la desertificazione conclamata del territorio e la distruzione del patrimonio forestale.
Già con le coltivazioni primaverili alcuni consorzi di Bonifica (vedi aree del Sinni) hanno lamentato carenze di acqua negli invasi lucani. Cosa accadrà, quando sarà una SpA a disporre a piacimento di tariffe e disponibilità idriche e gli agricoltori reclameranno la loro acqua per sostenere la vera economia della regione che è quella agricola?
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