Citizen science

Tutto è pronto e sono previste moltissime installazioni di nuove antenne

Sul 5G costruiamo un movimento di cittadinanza scientifica

Già disponibili i cellulari 5G, e la Cina è arrivata con sorprendente anticipo. Abbiamo bisogno una nuova cultura che gestisca l'incertezza e affronti il dubbio senza trasformarlo in complotto ma senza cancellarlo o minimizzarlo con semplificazioni opposte
20 maggio 2020
5G La lotta internazionale per la supremazia tecnologica
Sul 5G si stanno giocando diverse partite, e tutte riguardano il futuro.
Per la prima volta nella storia la Cina arriva a una rivoluzione tecnologica con un impressionante know-how e metterà in seria difficoltà la leadership americana. E’ una lotta per la supremazia nel terreno strategico connesso per esempio all’industria 4.0 e ad altri settori strategici.
Il problema del limite di 6 V/m in Italia
In questa gara tecnologica assisteremo a una forte accelerazione delle installazioni di nuove antenne. Le prime antenne del 5G sono apparse in varie città italiane. Si possono già acquistare i cellulari 5G. E anche qui la Cina è arrivata con sorprendente anticipo. Tutto è pronto per il grande salto. Ma l’Italia, probabilmente, non farà il grande salto. Perché? Perché le città hanno già saturato in molti punti il tetto limite di 6 V/m previsto dalla legge per i campi elettromagnetici.
I "siti saturi"
E’ uno dei limiti più bassi a livello internazionale ed è questo il problema sollevato dai gestori. Sommando infatti i campi elettromagnetici del 2G, del 3G e del 4G è avvenuta una saturazione: si parla apertamente di “siti saturi”. Ne parla ad esempio l’Arpa Emilia Romagna - la più attrezzata in Italia - nelle sue pubblicazioni.
Quindi c’è in molti luoghi urbani, in particolare quelli centrali, ben poco spazio per installare le nuove antenne del 5G. Girando per il web si trovano appelli a forzare quel limite, sono appelli palesi e reiterati dei tecnici.
In Italia un 5G meno performante
Il 5G italiano, dovendo rispettare il limite di 6 V/m, sarebbe molto meno performante di quello di altre nazioni, dotate di un limite dieci volte più alto per i campi elettromagnetici. Ed è ingenuo non pensare che si sia creata una forte lobby in Italia per fare pressione sui decisori politici affinché il limite del 6 V/m salti, in un modo o nell’altro, perché ostacola la corsa al 5G.
Come forzare il limite di legge
E’ plausibile che ci sarà in particolare una procedura tecnica per forzare il limite dei 6 volt/metro e per aggirarlo con algoritmi che dovranno andare a calcolare al ribasso i nuovi campi elettromagnetici dinamici del 5G, che sono estremamente mutevoli e che avranno bisogno di un approccio statistico di tipo probabilistico. Non c’è ancora una metodica per il loro calcolo. E a proposito del “calcolo” dei campi elettromagnetici, va detto che già negli scorsi anni quel limite è stato “ammorbidito” con una serie di ritocchi matematici. La normativa è stata infatti modificata e ha previsto che il limite di 6 V/m andasse considerato come una media sulle 24 ore, e non come valore misurato durante i sei minuti di rilevazione. 
Non solo. Con il Decreto Legge 179/2012 è stata introdotta la possibilità per i gestori di considerare nella progettazione (e quindi nelle stime previsionali) sia il fattore “alpha24” (per tener conto della variabilità temporale dei livelli di emissione degli impianti UMTS ed LTE nelle 24 ore), sia il fattore di attenuazione delle pareti degli edifici; entrambi questi fattori - secondo l’Ispra - rendono meno cautelative le stime previsionali, con il conseguente potenziale aumento dei livelli di campo misurato. Lo precisa l’Ispra con chiarezza a pagina 141 di questo documento: "Inquinamento elettromagnetico e ambiente urbano".
La necessità di un'opinione pubblica informata e competente
Queste modifiche nel calcolo dei campi elettromagnetici sono avvenute per far posto al 4G LTE e alle relative antenne, che altrimenti, con la metodologia di calcolo dei campi elettromagnetici della precedente normativa, avrebbero fatto superare in vari siti i limiti di 6 V/m.
Sono dunque avvenute delle modifiche alla normativa originaria “troppo restrittiva” e non è escluso che ne possano avvenire altre, se non entra in campo un’opinione pubblica informata, con le proprie competenze e i propri esperti, facendo pulizia dei complottisti.
In questa situazione di impetuosa avanzata del 5G vi è il rischio che essa avvenga con una deregulation mascherata.
Prevenzione e precauzione
E’ pertanto utile sollevare nuovamente l’attenzione sui campi elettromagnetici sia in un’ottica di prevenzione, sia in un’ottica di attenta applicazione del principio di precauzione. Il fatto che l’industria chimica debba produrre studi prima di immettere nuove sostanze (il sistema normativo REACH ne è l’esempio) è probabilmente il miglior modo per approcciarsi anche alle novità del 5G. Questa rivoluzione in parte poggia su frequenze già utilizzate, ma in prospettiva sfrutterà sempre più le cosiddette onde millimetriche su cui gli studi sono carenti.
Gestire l'incertezza scientifica
Occorrono ancora studi in vivo e in vitro. Le conoscenze sono ancora limitate. Importanti associazioni come l’ISDE (i medici per l’ambiente) hanno sollevato diverse obiezioni al parere sostanzialmente favorevole dell’Istituto Superiore della Sanità, riassunte sulla rivista Epidemiologia & Prevenzione. Il fatto che la IARC (Agenzia Internazionale Ricerca sul Cancro) abbia classificato i campi elettromagnetici nel gruppo 2B (limitate evidenze di cancerogenicità sia negli esseri umani, sia negli animali) suggerisce un approccio cautelativo e pone tali questioni in un limbo di incertezza che richiede un approccio nuovo, non univoco e particolarmente attento.
Formare alla citizen science 
Sul tavolo dell’OMS c’è attualmente il corposo dossier del 5G e non può esserci in questo momento la disattenzione dell’opinione pubblica. E’ una questione che è destinata a incidere sempre di più sul nostro futuro. Occorre pertanto una nuova formazione dei cittadini. Una formazione critica che riesca a gestire le situazioni problematiche e di incertezza. Abbiamo bisogno una nuova cultura che sappia affrontare il dubbio senza trasformarlo in complotto ma senza cancellarlo o minimizzarlo con semplificazioni opposte a quelle dei complottisti. Entrambi gli approcci non sono credibili. Occorre apertura mentale e disponibilità alla verifica, che è la base della scienza. Potremo guardare al futuro in modo consapevole solo facendo appello a una nuova forma di cittadinanza attiva: la cittadinanza scientifica. Procedere sul difficile crinale del dubbio metodico è una delle più difficili conquiste del pensiero umano. Rinunciarci sarebbe un terribile errore.

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