Conflitti

UK - Il primo ministro è un criminale di guerra

Come Chamberlain negli anni 30, Blair è il pacificatore - “appeaser” [vedi nota a fondo pagina] - di un pericoloso potere globale. Dovrebbe essere in prigione, piuttosto che trovarsi in procinto di affrontare una elezione.
30 aprile 2005
Di Richard Gott
Fonte: The Guardian - http://www.guardian.co.uk


Tony Blair War Criminal Tony Blair è stato il peggior primo ministro dai tempi di Neville Chamberlain, una figura con la quale condivide un cero numero di caratteristiche significative. Chamberlain era un politico sicuro di sé e arrogante in maniera suprema, un eccellente oratore e un uomo profondamente religioso che affermava di essere in contatto diretto con Dio. Aveva una maggioranza non assaltabile in parlamento, era popolare nel paese e presiedette un governo stracolmo di figuri insignificanti.

Non avendo alcuna famigliarità con il mondo esterno, condusse la propria disastrosa politica estera con l’aiuto di consiglieri che se ne stavano nascosti dietro le quinte e che erano ignoranti tanto quanto lui. Cercando di pacificare il governo Tedesco, che a quel tempo costituiva la principale minaccia alla pace mondiale, riuscì solo ad incoraggiare l’appetito di quel paese verso l’aggressione e l’espansionismo. I suoi errori grossolani giocarono un ruolo non insignificante nello scoppio della seconda guerra mondiale, la principale tragedia del 20esimo secolo.

Blair ne ha seguito le orme, ed è destinato ad essere rilegato nel medesimo posto, nell’anticamera dell’infamia della storia. Come Chamberlain, è un pacificatore arrogante e che si sente ispirato da Dio, l’alleato indecente di un paese violento e fuori controllo che rappresenta una minaccia globale del tutto similare a quella della Germania negli anni 30. Invece di cercare una imponente alleanza per potersi confrontare con il nuovo pericolo – “una coalizione dei poco propensi - ‘unwilling’ ” che includerebbe gli Europei, i Russi e i Cinesi – Blair si è schierato con l’impero del male. Ha assunto il ruolo della sua principale cheerleader, obbligando l’Inghilterra a diventare una partecipante nelle sue guerre d’aggressione. Il partito Labour di oggi è divenuto un collaboratore supino in questa politica della pacificazione – “appeasement” - tanto quanto lo fu il partito Tory negli anni 30. Il partito della guerra di Blair deve essere sconfitto alle urne.

Lo slogan più popolare del momento è “Blair deve andarsene” – “Blair must go”. Questo semplice messaggio echeggia attraverso tutto lo spettro politico, dal partito Conservatore fino al partito Respect, e pure nei ranghi dello stesso partito Labour. Ha chiaramente il sostegno della maggioranza nel paese. Blair è un criminale di guerra che dovrebbe venire rinchiuso dietro le sbarre senza neppure un voto, e non essere un partecipante del processo elettorale. Tuttavia i sostenitori del Labour hanno una pillola molto amara da inghiottire. L’intero partito condivide la responsabilità verso la guerra del suo leader e del suo silente e complice governo.

Il New Labour può apparire in uno stato di autodistruzione, ma il vecchio Labour non pare essere in una forma migliore. Si trovava già nello stato terminale del proprio collasso nel corso degli anni 70, come i recenti obituari scritti da Jim Callaghan hanno riportato alla mente. La possibilità che esista un partito vivente che possa compattarsi dietro Gordon Brown è solo una vana speranza. Il Partito Labour è un’ombra del suo precedente sé, danneggiato e decimato tanto quanto il movimento sindacale, e non avrà nessun ruolo ulteriore nel corso del ventunesimo secolo. Data la sua storia recente, questo è un risultato a cui bisogna dare il benvenuto.

I Tories non si trovano naturalmente in una forma migliore. Sono anch’essi guidati da criminali di guerra, sorpresi a sostenere una guerra di aggressione che i loro tradizionali lealisti Arabi li avrebbero forse spinti ad accogliere con minor entusiasmo se a quel tempo fossero stati loro al potere. La loro passività sulla guerra si è verificata sullo sfondo di un ben più ampio collasso, dato che il partito Tory, come la monarchia, la Chiesa d’Inghilterra e la BBC, sono in declino terminale. Non ci sarà ritorno alle automatiche maggioranze Tory del ventesimo secolo. Una mostruosa vittoria Tory difficilmente durerebbe più di 12 mesi.

Alle ultime elezioni scelsi il partito dell’Astensione, che alla fine conquistò facilmente una vittoria spettacolare. Molti potrebbero sentirsi disposti a sostenerlo ancora una volta, dato che le scelte che ci vengono offerte sono singolarmente tanto poco attraenti. La degenerazione della politica Inglese e la incapacità di una generazione pusillanime di rappresentanti parlamentari di prevenire lo scivolamento verso la guerra continuano a rendere l’astensione una opzione attraente. Tuttavia lo stato d’animo sullo sfondo di questa elezione, non riflesso necessariamente nei sondaggi di opinione, rimane quello di un profondo senso di rabbia e di risentimento verso il governo di Blair, e questo potrebbe tuttavia indurre la gente a votare piuttosto che ad astenersi, producendo un risultato inusuale.

Quest’anno, vista la seria e durevole disaffezione di una larga fetta dell’elettorato che vede tradizionalmente il voto come un proprio dovere, esiste la debole ma realistica possibilità di un cambiamento. Voti depositati consapevolmente piuttosto che in maniera tribale potrebbero portare ad una vera rottura che non distruggerebbe soltanto il governo di Blair ma creerebbe una nuova struttura politica. Ogni singolo votante deve usare il voto per assicurare in parlamento una maggioranza contro la guerra, e a questo fine in molti casi sarà necessario votare per i Democratici Liberali, e occasionalmente per il partito Respect e per i Verdi. Tuttavia nessuno dovrebbe vergognarsi di votare per quei Tory che in parlamento votarono contro la guerra. Antiche animosità devono venir messe da parte, come lo furono nel voto alla Camera dei Comuni che buttò giù Chamberlain.

Il risultato ideale sarebbe che le bizzarrie dell’esistente sistema elettorale, che richiede la selezione di un rappresentante locale piuttosto che di un leader di partito, producano un risultato nel quale i tre maggiori partiti abbiano ognuno approssimativamente il 30% dei rappresentanti nella nuova Camera dei Comuni. Il risultante parlamento in condizione di sospensione porterebbe a casa le truppe dall’Iraq, tanto quanto l’elettorato Spagnolo fu capace di fare. Avrebbe anche un ulteriore beneficio, producendo freschi arrangiamenti elettorali e il possibile revival di interesse nella politica all’interno dell’arena parlamentare. Questo potrebbe non essere così probabile, ma è lo scenario più ottimistico che potrebbe emergere dal contesto corrente.

Note: Richard Gott (Rwgott@aol.com) è l’autore, con Martin Gilbert, di ‘The Appeasers’, ripubblicato dalla Phoenix Press

Tradotto da Melektro per www.peacelink.it
Il testo è liberamente utilizzabile per scopi non commerciali citando la fonte, l'autore e il traduttore.


* Appeaser: Colui che cerca di portare la pace facendo delle concessioni (al nemico); “Un appeaser è colui che dà da mangiare ad un coccodrillo – nella speranza che questo lo divori per ultimo” – Winston Churchill - N.d.T.

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