Conflitti

La marcia delle donne sudafricane su Pretoria

Cinquant’anni dalla storica protesta contro l’apartheid
7 settembre 2006
Emanuele Piano
Fonte: Liberazione (http://www.liberazione.it)

«Wathint’ abafazi wathint’ imbokodo». Chi tocca una donna, tocca una roccia. Così il 9 agosto del 1956 cantavano le donne da tutto il Sud Africa sulla soglia del Union Building, sede del governo razzista del premier Johannes Gerhardus Strijdom, e «cittadella dell’oppressione» simbolo della segregazione razziale.
A raccontare ieri, nel cinquantenario di quegli eventi, quanto avvenne in quella storica giornata sono state due esponenti dell’African national congress (Anc), Ruth Mompati (vedi intervista in basso ndr) e Gertrude Shope. Entrambe hanno militato per anni nell’organizzazione che ha portato alla fine dell’Apartheid. Entrambe hanno sofferto la repressione, l’esilio all’estero e gioito del ritorno in patria. Sia la Mompati che la Shope sono state elette nel primo Parlamento del nuovo Sud Africa.

Ventimila donne occuparono le strade di Pretoria, oggi Tshwane, per protestare contro l’estensione del dompass - il libro che ogni nero doveva avere sempre con sè e che doveva essere controfirmato dal proprio datore di lavoro pena l’arresto - anche al genere femminile. Per questo i movimenti femministi diedero vita a quello che è noto anche come la “Defiance Campaign”, la campagna di sfida, al governo dell’Apartheid.

«Volevamo protestare in maniera che tutto il mondo ci vedesse», racconta Ruth Mompati. Le donne cominciarono così ad organizzarsi andando a richiamare l’attenzione anche di quante vivevano nelle campagne. Si preparò una petizione e si organizzò la marcia sui palazzi del potere.

«Per il 9 agosto delle donne dall’Eastern Cape avevano acquistato i posti su due vagoni dei treni, ricorda Gertrude Shope, ma la polizia salì a bordo e le costrinse a scendere. Ma loro non demorderono. Autobus, camion, macchine. Tutte le strade e tutti i mezzi possibili portavano a Pretoria». Quest’invasione al femminile - le uniche che potevano ancora circolare liberamente per il Sud Africa - invase i prati curati della capitale del regime. «Donne con bambini legati sulla schiena sedevano sulle aiuole con i loro pranzi al sacco perché i negozi non vendevano da mangiare ai neri», è il racconto della Mompati.

La protesta, che vedeva partecipare tutte le donne del Sud Africa, comprese le bianche, quelle di origine asiatica e le ”colored“ (le meticcie ndr), si spinse sino a su per le scale del Union Building, dove oggi un memoriale ricorda quella giornata. Furono raccolte ventimila firme sulla petizione che affermava a chiare lettere: «Noi donne del Sud Africa non avremo pace sino a quando non vedremo riconosciuti i nostri diritti fondamentali». Ma il premier Strijdom non era presente all’appuntamento dato.

La sua fuga diede il là ai canti delle donne del Kwa-Zulu Natal che ammonivano il primo ministro dal toccare le donne pena «restare schiacciato» dalla loro onda. «Questo non fu l’inizio, ma la continuazione della lotta che aveva come obiettivo la liberazione del Sud Africa», spiega la Mompati. «La partecipazione femminile ha stabilito, prima della fine dell’Apartheid, quale sarebbe stato il nostro ruolo nel futuro del paese», sostiene Gertrude Shope. Nonostante «povertà, disoccupazione, violenza e Aids» affliggano ancora le donne, il Sud Africa conta su 131 parlamentari su 400, il 30 percento delle ministre, cinquanta ambasciatrici e quattro, su nove, province guidate al femminile.

Articoli correlati

  • Donne per la pace: storie di impegno e di coraggio
    Storia della Pace
    Un percorso di ricerca storica

    Donne per la pace: storie di impegno e di coraggio

    Le donne sono state e sono oggi protagoniste attive nella costruzione di un mondo di pace. Le loro storie e il loro impegno contro le guerre ci insegnano che la pace è possibile e che l'apporto delle donne può fare la differenza.
    8 marzo 2024 - Redazione PeaceLink
  • L'8 Marzo e la lotta contro l'infibulazione
    Sociale
    Secondo i dati OMS nel mondo sono tra 100 e 140 milioni le bambine, ragazze e donne infibulate

    L'8 Marzo e la lotta contro l'infibulazione

    L'infibulazione, conosciuta anche come mutilazione genitale femminile (MGF), è una pratica estremamente dolorosa e dannosa che coinvolge l'escissione parziale o totale dei genitali esterni femminili e la successiva chiusura o cucitura dell'apertura vaginale.
    7 marzo 2024 - Redazione PeaceLink
  • Honduras, paradiso femminicida
    Latina

    Honduras, paradiso femminicida

    Ancora un anno con quasi 400 donne assassinate
    4 dicembre 2023 - Giorgio Trucchi
  • La tragedia sconosciuta delle donne delle "First Nations"
    Pace
    La commissione di inchiesta ha lavorato due anni

    La tragedia sconosciuta delle donne delle "First Nations"

    Pubblicato dal governo canadese un terribile rapporto ufficiale che finalmente ha fatto un po’ di luce su quella che è probabilmente la più grande, e al tempo stesso, occultata tragedia della storia canadese e una delle maggiori a livello internazionale sul tema della violenza contro le donne.
    2 dicembre 2023 - Umberto Rondi
PeaceLink C.P. 2009 - 74100 Taranto (Italy) - CCP 13403746 - Sito realizzato con PhPeace 2.7.15 - Informativa sulla Privacy - Informativa sui cookies - Diritto di replica - Posta elettronica certificata (PEC)