Intervento

Tobin Tax: se non ora, quando?

26 luglio 2006
Marco Bersani - Andrea Baranes (Attac Italia)
Fonte: Il Manifesto (http://www.ilmanifesto.it)

Con 178.000 firme raccolte in una straordinaria mobilitazione di movimento, che ha visto convergere decine di reti associative, organizzazioni e comitati territoriali, la legge d'iniziativa popolare promossa da Attac Italia è approdata in Parlamento nel luglio 2002. Attorno alla proposta, che delineava la necessità di istituire in Italia e in Europa la tassazione delle transazioni valutarie, si è raccolto a sostegno un gruppo di più di 100 parlamentari della precedente legislatura.
Con la Tobin Tax si voleva lanciare un forte segnale di discontinuità rispetto alle politiche neoliberiste, ripristinando il primato della politica sull'economia, limitando le speculazioni finanziarie e ottenendo un gettito annuale per progetti di redistribuzione sociale e ambientale.
Per tutta la precedente legislatura, la proposta di legge è passata al vaglio della Commissione Parlamentare congiunta Esteri e Finanze, attraverso diverse audizioni e un lavoro capillare di raccolta di pareri, informazioni e documentazioni. Culminato positivamente a fine 2005 con un unanime parere positivo da parte dei Commissari.
La Tobin Tax è successivamente entrata anche nel programma della coalizione dell'Unione, che ha vinto le recenti elezioni politiche ed ha dato avvìo alla propria esperienza di governo.
Oggi, nel governo dell'Unione, grazie anche alla straordinaria spinta del protagonismo sociale prodotto dai movimenti in questi anni, hanno trovato collocazione, con rilevantissimi incarichi, persone che in questi anni si sono spese al fianco di Attac e dei movimenti in favore della Tobin Tax. Senza far torto a nessuno, ci permettiamo di ricordare tre attuali Sottosegretari all'Economia - Alfiero Grandi, Alfonso Gianni e Paolo Cento - mentre Patrizia Sentinelli è divenuta vice-ministro degli Esteri con delega agli «obiettivi del millennio».
Insomma, tenendo conto inoltre della nuova presidenza della Camera che decide il calendario dei lavori parlamentari, ci sono tutte le condizioni per fare l'ultimo decisivo passo: approvare nei primi 100 giorni di governo la legge d'iniziativa popolare che istituisce la Tobin Tax.
Sarebbe un forte segnale di permeabilità tra politica istituzionale e iniziativa dei movimenti, sarebbe una forte indicazione del nuovo ruolo da esercitare nell'Unione Europea. Perché l'approvazione della Tobin Tax costituirebbe il miglior viatico per aprire un dibattito su altri strumenti innovativi di tassazione internazionale. Alcuni paesi, dalla Francia, al Cile, al Brasile, hanno deciso di implementare già dal 2006 un «contributo di solidarietà sui biglietti aerei» da utilizzare per l'acquisto di farmaci nei paesi più poveri. Una misura ancora molto lontana dall'idea di tassazione internazionale, e per alcuni versi anche contraddittoria, ma che dà, se non altro, un segnale politico importante: se fino a pochissimi anni fa l'idea di tasse internazionali appariva una pura utopia, grazie al lavoro delle reti della società civile e dei movimenti, questo tema è oggi entrato nell'agenda dei principali governi.
Anche per questo, è il momento per dare un segnale forte e per continuare il percorso già intrapreso. Dall'imposta sulla Co2 a quella sui trasporti, ad altre misure di tassazione dei profitti realizzati sui mercati finanziari, sono moltissime le proposte oggi in discussione.
Misure pensate per tutelare i beni pubblici globali, per una redistribuzione su scala globale delle ricchezze, per una giustizia fiscale internazionale, per fare fronte all'impossibilità dei singoli stati nazione di affrontare i problemi globali. Ma, soprattutto, un formidabile strumento per rimettere in discussione la governanceglobale, la fiscalità sul piano nazionale ed europeo, agitando un vero e proprio grimaldello per rimettere in discussione l'intero impianto dell'ideologia neoliberista. A livello internazionale, un gruppo di paesi - denominato «il gruppo dei 43» - si riunisce periodicamente per esaminare queste ed altre proposte innovative. L'Italia al momento è l'unico grande paese europeo a non partecipare a questi lavori.
Cambiare un paese è un lavoro di lungo corso, difficile e pieno di contraddizioni. Ma intraprendere i primi passi nella giusta direzione permette di guardare avanti con fiducia, intelligenza e determinazione.
Questo ci aspettiamo da chi in questi anni si è speso al nostro fianco. Questo è uno degli obiettivi che non lasceremo in sospeso.

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