Migranti, stili di vita, accoglienza

Accogliere non basta, serve cambiare stile di vita!

Non basta protestare contro le politiche disumane dei governi contro i migranti. Occorre anche cambiare radicalmente il nostro stile di vita. Perché siamo tutti ingranaggi di un sistema che depreda l'ambiente e obbliga sempre più gente a fuggire.
22 giugno 2019
Linda Maggiori

manifestazione per i rifugiati Nel 2018 ci sono state 70 milioni di persone in fuga nel mondo, ed ogni anno aumentano, anche a causa del riscaldamento globale. L’Unchr ci dice che sono i paesi poveri e confinanti a doverli ospitare, perché noi popoli ricchi, i paesi dalla parte “giusta” del mondo, non ne vogliamo sapere. Vogliamo tenerli lontani dagli occhi e lontani dal cuore.

Alziamo muri, costruiamo fili spinati, chiudiamo i porti,  lasciamo la gente in mare, gente che ha subito torture e violenze atroci nei paesi di origine o di passaggio. Il governo italiano, presente e passato, ha fatto accordi con la guardia costiera libica per riportare i migranti nelle carceri da cui sono scappati, in barba a tutte le raccomandazioni dell’Onu che intimano di non rimandare i migranti in Libia, paese in guerra e dove i diritti umani non sono garantiti.

Ma poco importa, per aumentare il consenso, si viola impunemente la legge del mare e la legge della coscienza. Il nostro governo Lega-5Stelle sta rasentando la barbarie, come nei tempi più bui. Ma non è il solo, è in buona compagnia. Negli Usa Trump respinge i migranti che fuggono dalle violenze, in Bosnia i profughi vengono ammassati in vecchie discariche, mentre l’Europa “bene” alza i fili spinati.

Eppure tanti cittadini, tante famiglie, tante città si mostrano solidali, e dichiarano “#Io accolgo”, in una nuova Resistenza.

Ma non basta. Da decenni stiamo distruggendo, saccheggiando i paesi del Sud del mondo. Davanti a queste tragedie, davanti a questa massa di disperati in fuga, oltre a protestare contro i governi disumani, dobbiamo anche cambiare stile di vita: non possiamo più, eticamente, mangiare carne che viene da allevamenti intensivi, alimentati per lo più con soia coltivata in terre strappate ai contadini poveri. Non possiamo più comprare giochi, cibo, bevande e vestiti da multinazionali che fanno affari sulla pelle della manodopera sfruttata. Non possiamo più spostarci tranquillamente in auto, in aereo, perché non ci sono distributori di benzina etici e solidali. Il petrolio da mezzo secolo distrugge la democrazia, la pace e l’ambiente di tantissimi paesi in Africa, oltre ad aumentare la CO2, contribuendo così al cambiamento climatico che mette in ginocchio soprattutto (appunto) i paesi poveri.

Non possiamo più con leggerezza comprare (e dopo pochi mesi gettare) smartphone con coltan e oro proveniente da miniere di paesi in guerra, dove  i proventi sono usati per comprare armi. Ci sono alternative, dal fairphone ai telefoni rigenerati: troviamole, informiamoci.

Giustizia sociale e giustizia ambientale insieme. Noi siamo una famiglia senz’auto, cerchiamo di vivere in modo sostenibile, ma siamo anche famiglia di appoggio, accogliente e solidale verso rom e migranti. Nostri amici sono dei rom bosniaci, nati in Italia, con 4 bambini meravigliosi. Nonostante siano nati in Italia, ottengono permessi di soggiorno di 6 mesi in 6 mesi, permessi che rendono loro impossibile trovare un alloggio popolare, un lavoro, una stabilità. Grazie ad una rete di solidarietà abbiamo trovato per loro un alloggio, ma non è stato facile: tanti pregiudizi, tanta gente che non li voleva vicini. I bambini vanno a scuola, e sono bravissimi, molto più educati di tanti figli di papà.

Eppure la situazione, anche per loro, è questa: i permessi rilasciati per lavorare sono sempre più difficili da ottenere, le maglie sono sempre più strette, e quelli che cadono dal carro sono sempre più numerosi. Attorno a loro, così come in tutta Italia, aumenta il clima di ostilità e di odio. Negli ultimi giorni, nei social si inneggiava alla sterilizzazione delle donne rom (non è stato un hater qualunque, ma il ministro degli interni a proporlo, nei suoi quotidiani, mussoliniani, sproloqui!!). Giorno dopo giorno si chiudono i progetti di integrazione per rifugiati come gli Sprar, si distruggono esempi di integrazione come Riace, si criminalizzano le Ong che aiutano i migranti in mare. Si impedisce ogni forma di integrazione, lavoro, casa, scuola. Così si costruisce la devianza, si costruisce una massa di disperati, che probabilmente lavorerà in nero, o sarà costretta a gettarsi nella prostituzione e nella delinquenza. Si costruisce l’allarme sociale, si alimentano le divisioni, la paura, l’odio tra etnie. E i capi, su questo odio, fanno incetta di voti.

Niente di nuovo. E’ successo in tante epoche e in tante parti del mondo. I governanti adorano infiammare  la guerra verso il diverso, per costruire la propria immagine di duri e forti, per spianare la strada alla limitazione dei diritti. Quello che sta facendo il decreto sicurezza, che limita anche il diritto di manifestare.

#Io accolgo, noi accogliamo, noi protestiamo. Oggi come ieri. Siamo stati migranti e forse un giorno lo saremo ancora.

Note: https://www.unhcr.it/

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