Linux, perchè sceglierlo

Già molti hanno adottato questo sistema operativo a livello periferico, ma il passare all'utilizzo per funzionalità specifiche all'interno della rete aziendale suscita ancora in molti alcune perplessità
22 aprile 2005
Gabriele Zacchetti

Tux, la mascotte di Linux Che lo scorso anno Linux sia cresciuto, probabilmente anche più del previsto, è un fatto su cui tutti gli analisti sembrano concordare tanto che alcune stime sono state riviste al raddoppio. Solo per citare un caso, secondo IDC (www.idc.com) i server Linux sono cresciuti nell'ultimo quadrimestre dello scorso anno del 43%, contro una crescita del 13% di Microsoft. Questo dato assume ancora maggior consistenza se andiamo ad analizzare eventi importanti cui abbiamo assistito recentemente: Sun Microsystem ha deciso di rendere pubblici i sorgenti di Solaris 10, JBoss ha definito un modello commerciale e ha realizzato delle applicazioni realmente interessanti, Apache ha rilasciato Geronimo e HP si è alleata con mySQL. E, sebbene, l'area server sia quella in cui il sistema operativo open source ha la maggior diffusione, Linux viene già da tempo commercializzato su mainframe, ormai dotati di tecniche di virtualizzazione sempre più sofisticate da una parte, e utilizzato anche su workstation e personal computer dall'altra, dove l'ormai consistente disponibilità di software freeware rende sempre più appetibile, almeno a livello economico, una scelta di questo tipo.
In molti incominciano a chiedersi, anche in Italia, quando e dove sia conveniente utilizzare una piattaforma Linux all'interno della propria azienda. Già molti hanno adottato questo sistema operativo a livello periferico, ma il passare all'utilizzo per funzionalità specifiche all'interno della rete aziendale viene frenato tanto da preoccupazioni relative sia alla difficoltà indotte dall'uso di un sistema operativo diverso e meno conosciuto quanto da problemi di integrazione con la directory aziendale. Non mancano certo realtà che hanno fatto una scelta di migrazione totale al mondo Linux, forti anche del fatto che gli strumenti di office presenti nelle più note distribuzioni del sistema operativo in realtà si sono rivelate in grado di soddisfare le esigenze aziendali, anche se il numero al momento attuale si rivela piuttosto contenuto. Più frequente invece il caso di aziende che hanno scelto, e i dati precedentemente citati lo confermano, di adottare l'open source per macchine dedicate a funzioni specifiche da quelle relative ai servizi Web e di sicurezza, fino ad arrivare agli Rdbms server e ai file e print server. Inoltre molti dei nuovi progetti in essere o in divenire privilegiano il mondo open rispetto a quello legacy.
Va anche ricordato che un occhio di riguardo al mondo open source viene in genere riservato dalla Pubblica Amministrazione.
La domanda dunque “dove, come e quanto convenga adottare una soluzione di questo tipo” appare più che legittima anche se molteplici sono i fattori da tenere in considerazione per dare una risposta adeguata alla specifica realtà che si va ad analizzare. A favore di Linux vi sono diversi punti, primo dei quali l'economicità. Esistono infatti distribuzioni scaricabili direttamente da Internet e utilizzabili senza nessun vincolo. Anche quelle commercializzate, il cui costo è di poche decine di euro, possono in molti casi essere utilizzate su più macchine senza nessun vincolo. Per quanto riguarda il software applicativo vale un discorso del tutto analogo; dai prodotti di office ai firewall passando attraverso gli Rdbms esiste un'ampia scelta che va dal completamente gratuito ai più famosi marchi di ogni settore. Dal punto di vista pratico quindi si potrebbe tranquillamente realizzare una rete aziendale, anche piuttosto complessa, utilizzando software il cui costo sia praticamente nullo. A giocare contro, invece, ci sono fattori che vanno dai modelli culturali e dal know how acquisito in questo ultimo ventennio, fino ad arrivare a problemi di manutenzione e assistenza. Molti infatti sono nati dal punto di vista informatico sotto il segno di Windows e si sentono più sicuri quando si trovano a lavorare con sistemi operativi di questa famiglia e con i pacchetti software ad essa associati. Inoltre trovare competenze specifiche per quanto riguarda l'open source è ancora abbastanza difficile e l'idea di non essere protetti da un'assistenza dovuta dall'acquisto di un prodotto crea spesso alcuni disagi.
Per rispondere a queste esigenze molte aziende offrono oggi servizi di assistenza su Linux e l'open source in generale, anche se questo riduce evidentemente l'economicità della scelta.
Come sempre abbiamo voluto lasciare la parola alle aziende interessate in modo di fornire al lettore una panoramica più ampia, coinvolgendo anche chi, come Microsoft, non verrebbe avvantaggiata dalla crescita dell'open source.

Verso il cambiamento

Secondo Massimo Cipriani, Consulting Manager, Technology Services di Computer Associates (www.ca.com), la logica non è quella totalizzante della sostituzione e del rimpiazzo dell'esistente, quanto piuttosto il supporto allo sviluppo e all'esercizio di nuove applicazioni. Linux nasce sul Web e per il Web. A oggi la maggioranza dei server Web su Internet sono su piattaforma Linux così come i grandi motori di ricerca e i maggiori siti di commercio elettronico. Il paradigma applicativo si è progressivamente spostato sul Web anche per le applicazioni aziendali. Un fattore favorevole può essere anche la forte diffusione di Linux in ambiente universitario, laddove si formano gli specialisti che vanno a costituire lo staff dei dipartimenti IT. È evidente che tale stratificazione di tecnologie, porta con sé un livello di complessità che può essere dominato con strumenti adeguati, quali le soluzioni di Enterprise Infrastructure Management di Computer Associates. Accanto a questi driver tecnologici, occorre considerare che le sfide che le aziende si trovano ad affrontare sono di natura economica e finanziaria. Le parole d'ordine sono il contenimento dei costi, l'ottimizzazione dell'utilizzo delle risorse, l'aumento della produttività, la capacità di tenere sotto controllo rischi e vulnerabilità, la capacità di rispondere velocemente alle sfide del mercato, in altre parole l'allineamento dell'IT con il business. E su questi temi, le esperienze fatte finora, stanno dando risposte confortanti.
Il successo di Linux, prosegue Gian Fabio Palmerini Cto Cyclades Italia (www.cyclades.com), non è più dovuto semplicemente al fatto di essere “gratuito”. Col passare degli anni si è dimostrato un sistema performante, affidabile, sicuro, in continua evoluzione, sempre alla ricerca di nuove caratteristiche e di migliorie, questo è merito della vastissima comunità open source che si è prodigata nel continuo sviluppo ma anche da aziende che, come Cyclades, hanno creduto in Linux e lo hanno supportato fin dall'inizio.
La maturità, la sicurezza, la scalabilità e l'affidabilità raggiunta oggi assieme alla trasparenza e precisione di configurazione del sistema permettono di introdurre Linux in ogni ambiente di produzione della propria azienda a partire dal network, mail e groupware, passando dai sistemi di sicurezza e di autenticazione allo storage fino alle workstation di lavoro e ai sitemi mission critical. Come prova della sua elevata funzionalità e adattabilità basta pensare alla sua notevole diffusione nei sistemi embedded e i risultati sono alla vista di tutti.
Grazie alla flessibilità offerta è possibile far convivere soluzioni preesistenti per completare la migrazione, le eventuali difficoltà che si possono incontrare sono dovute a chi ha preferito soluzioni proprietarie agli standard internazionali.
Uno dei driver dell'adozione di Linux, insiste Leila Meoni, Marketing Program Manager Hp Italia (www.hp.com) è la sostanziale riduzione del Tco del sistema informativo. Oggi Linux è una piattaforma molto matura in ambito server e discretamente matura in ambito client. I sistemi server più "autonomi e standard" (Firewall, Web Server, Mail Server, File Server) sicuramente sono adottabili in qualsiasi scenario, mentre soluzioni più applicative (Directory Server, sistemi di Single Sign On) richiedono l'adozione di una scelta strategica causa l'impatto sulle componenti applicative on-top. Per supportare i clienti nel deployment di Linux per le soluzioni applicative complesse, HP ha creato l'Open Source Reference Architecture, le cui architetture consistono di hardware HP, storage HP, distribuzioni Linux e software di partner con pacchettizzazioni di servizi e supporto. In particolare sono disponibili due ambienti: una architettura Linux commerciale basata su Oracle DB/9iRac e 10g e BEA WebLogic Server; una architettura Open Source basata su MySQL, JBoss, Apache e OpenLdap.
La convenienza va analizzata caso per caso, sottolinea Giovanni Capone, responsabile Professional services, Red Hat Italia (www.redhat.com), ma in base all'andamento del mercato il punto di convenienza è facilmente individuabile quando si parla di passaggio da una piattaforma Unix proprietaria a Linux. In questi casi si passa da costi hardware molto elevati, a costi di componenti di tipo commodity, quali i Pc, contro i quali le piattaforme hardware proprietarie non possono competere in termini di prezzi. Oltre all'hardware, Linux e più specificamente Rhel 4.0, offrono un sistema operativo che dispone di tutte le funzioni enterprise che una volta erano dominio dei sistemi operativi proprietari. Nel caso di Red Hat i risparmi derivano dalla possibilità di accedere a Rhn per tutte le versioni disponibili, oltre alla manutenzione e agli aggiornamenti. Un confronto con le licenze degli Unix proprietari in questo caso non è possibile in quanto questi costi venivano assorbiti da canoni hw e supporto per numero di chiamate.
Il parere di Giacomo Tufano, Desktop & Mobility Practice Manager di Sun Microsystems Italia (www.sun.it) è che la convenienza di un sistema operativo open source rispetto a Windows è basata su tre fattori: il costo minore, l'indipendenza da un singolo vendor e soprattutto la maggiore intrinseca sicurezza degli ambienti open.
I server infrastrutturali (autenticazione, posta, calendario, web ecc.) sono il tipico punto di ingresso dei sistemi operativi opensource. Il desktop, soprattutto se utilizzato per automazione d'ufficio, ma anche in presenza di applicativi verticali non basati su Visual Basic, è il secondo punto dove l'alternativa open va valutata con attenzione.

Linux everywhere

Per le aziende il dilemma della possibilità di utilizzo di Linux dal lato degli utenti finali, ovvero sui laptop e sui desktop aziendali tuttavia rimane aperto, prosegue Massimo Cipriani di CA. L'ostacolo maggiore è rappresentato dal fattore umano e dalla resistenza di molti a cambiare il proprio modo di lavorare. Da questo punto di vista occorre pensare a transizioni graduali, lasciando la possibilità di utilizzare gli stessi strumenti di produttività individuale e di posta elettronica sulla nuova piattaforma. Ciò è possibile grazie a software di emulazione delle API di Windows come Wine o CrossOver, grazie ai quali è possibile installare programmi MS Office su piattaforma Linux, (anche se personalmente preferisce OpenOffice) e a client di posta come Evolution, il quale non fa rimpiangere Outlook.
È auspicabile l'adozione di un'infrastruttura di Identity and Access Management come eTrust Identity & Access Management Suite, che consenta una gestione del ciclo di vita delle identità digitali, in termini di profilatura, provisioning e deprovisoning degli utenti e delle regole di accesso alle risorse informative, oltre a offrire servizi di autenticazione centralizzata (Single Sign-On) e una piena integrazione a livello di accesso alle applicazioni. In tale contesto di servizi di directory centralizzati, avviene l'integrazione dei diversi namespace, tra i quali Active Directory di Microsoft è uno dei tanti possibili repository di informazioni.
E' più che realistico pensare oggi a un sistema informativo completamente basato su Linux come OS e da componenti Open Source e/o di mercato come componenti applicative, commenta invece Leila Meoni di HP. Per esempio l'accoppiata Linux/Novell fornisce una tecnologia enterprise-like che copre dal Directory Server, al Messaging, al SSO. Anche Linux/Oracle rappresentano un binomio di forte valenza tecnologica capace di indirizzare gran parte dei servizi applicativi richiesti nell'ambito di una enterprise di qualsivoglia dimensione.
L'integrazione di soluzioni open-source con soluzioni “proprietarie” è sicuramente fattibile dal punto di vista tecnologico grazie alla comune conformità a standard Internet (come Xml/Soap), anche se gli aspetti di integrazione devono essere condotti con particolare cura e non lasciati a iniziative artigianali. HP ha messo a frutto la consolidata esperienza progettuale in ambito OpenSource, collaborando con vari software vendor per ingegnerizzare e ottimizzare soluzioni complete e chiavi in mano. Un esempio è la collaborazione fra HP, RedHat, Intel e Reuters per la rendere disponibile Rmds (Reuters Market Data System) su piattaforma Linux, ottenendo un consistente guadagno di performance con una riduzione dei costi che può arrivare al 50% (per informazioni www.rmds-linux.com).
Non è assolutamente visionaria la possibilità di trovare in un futuro abbastanza prossimo aziende che utilizzano Linux dal desktop al mainframe, conviene Giovanni Capone di Red Hat. In un'ottica di risparmio, sono diverse le aziende che stanno valutando e adottando Red Hat Desktop e/o altre soluzioni di tipo enterprise su piattaforma Linux. Le difficoltà attuali tipiche degli ambienti misti sono prevalentemente legate all'integrazione in ambito servizi di directory e di posta. L'integrazione di Active Directory è infatti una delle difficoltà di integrazione tra i due ambienti, che oggi trova una soluzione nell'utilizzo di Samba i cui script possono poi essere usati per sincronizzare le informazioni tra i due ambienti. Non si tratta proprio di una soluzione out-of-the-box, ma funziona e in un prossimo futuro saranno disponibili soluzioni plug-and-play.
Da un punto di vista pratico, la presenza di applicazioni “legacy Windows”, afferma un po' provocatoriamente Giacomo Tufano di Sun, costituisce un freno significativo all'adozione totale di sistemi operativi open sui client. Se le applicazioni sono poche, tuttavia, l'esecuzione remota su Windows Terminal Server permette di conservare, in una prima istanza, le applicazioni preesistenti utilizzandole dagli ambienti operativi open. In generale, il problema dell'accettazione di un nuovo ambiente da parte degli utenti è il secondo tipico freno. Può essere mitigato rendendo l'interfaccia utente quanto più simile possibile a Windows. Sun Microsystems ha una soluzione opensource per i client: Java Desktop System. E' una compilation delle applicazioni tipiche dell'utente aziendale (quindi browser Mozilla, Office Staroffice, Posta Evolution, multimedialità Realplayer, più Acrobat ecc.) preconfigurata che costituisce un'alternativa sostenibile all'ambiente Windows+Office e che conserva un look and feel molto simile a quello di Microsoft. Java DS è basato o su Linux o su Solaris (sia Sparc che x86) ed è eseguibile anche su terminali leggeri (SunRay) eliminando, in questo caso, anche la problematica della gestione dei Pc degli utenti finali. Lato server è tutto molto più semplice: Sun Microsystems ha un sistema di Identity Management (Java System Identity Management Suite), basato su protocolli standard capace di gestire reti e ambienti misti, unificando l'autenticazione e il controllo degli accessi indipendentemente dai client. Anche posta e calendario possono essere migrati facilmente da Exchange verso la Java System Communication Suite conservando al limite i client Outlook.

La parola a Microsoft

L' acquisizione da parte di Microsoft dei sorgenti Unix da SCO e il successivo rilascio delle SFU lasciano intendere un interesse da parte del colosso statunitense del software per questo mondo. Abbiamo chiesto a Carlo Iantorno, Pubbliche Relazioni Microsoft Italia (www.microsoft.com/italy) quali potranno essere gli sviluppi in futuro e le possibili sinergie tra il mondo Microsoft e gli applicativi realizzati per gli ambienti Unix/Linux.
«In Microsoft abbiamo stabilito che il nostro obiettivo principale è quello di mettere l'interoperabilità, insieme con la sicurezza, in testa alla lista delle caratteristiche del software che costruiamo. E lo facciamo in due modi. Innanzitutto, continuando a supportare l'esigenza dei nostri clienti di avere software che funziona bene con quel che hanno oggi. In secondo luogo, lavorando con il resto dell'industria per definire una nuova generazione di software e di servizi Web che, basati sull'Xml, consente di arrivare ad avere un software che è interoperabile “by design”. Il primo di questi modi è noto da anni. Il software di Microsoft è così legato alle tecnologie esistenti sul mercato da riuscire a parlare con sistemi che vanno dai mainframe ai minicomputer, sistemi operativi dal Mac OS a decine di varianti di Unix, a Linux, alle reti Netware e AppleTalk, supportando linguaggi che vanno dal Cobol al C++, Java, RPG. Centinaia di database da Oracle a Sybase a DB2, applicazioni di business come SAP e Siebel, sistemi di e-mail e prodotti di middleware come message queues, directory, management. L'esser nati dal Pc, con le centinaia di varianti di hardware e l'esigenza di coesistere con l'ambiente installato, è sicuramente stato un vantaggio. Nel futuro, attraverso il lavoro che stiamo facendo con le altre aziende e le organizzazioni internazionali, Microsoft sarà in grado di fornire software che, interoperando nativamente con le altre tecnologie attraverso l'Xml, ridurrà drasticamente il bisogno di fare sviluppo custom e complesse attività di testing e certificazione. Nelle architetture avanzate che saranno consentite dall'Xml, la diversità sarà la norma e i clienti sceglieranno sulla base del valore globale di una tecnologia, sulla semplicità d'uso, la sicurezza, il costo di possesso, la capacità di garantire innovazione nel presente e nel futuro».

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