Brevetti, il sì dell'Europa

Al dunque il Parlamento europeo approva la normativa dei brevetti sul software ma lo fa passando una quantità di emendamenti che rendono il tutto meno pesante del temuto. Scende il tono delle polemiche ma la tensione resta alta
25 settembre 2003
Punto Informatico

Roma - Ieri il Parlamento europeo ha dato la propria approvazione ad una delle più contestate normative europee approvate negli ultimi anni. Si tratta della direttiva per i brevetti sul software o, meglio, sulle invenzioni attuate per mezzo di elaboratori elettronici. Una direttiva che aveva dato vita ad un impressionante movimento di opinione contrario in mezza Europa. Ma le cose sembrano essere andate meglio di quanto paventato dai più.

Grazie alle moltissime pressioni provenienti dal mondo del libero sviluppo, delle piccole e medie imprese e di parte delle sinistre europee, la direttiva è stata approvata con una serie di emendamenti che sembrano ridimensionare i pericoli intravisti fino alla vigilia. In particolare, gli emendamenti dichiarano con chiarezza la brevettabilità per "invenzioni specifiche", ad esempio cellulari, infodomestici e macchine utensili, ma difendono invece la non-brevettabilità di singole porzioni di codice, algoritmi e logiche di programmazione per le quali permangono le libertà di pubblicazione e sviluppo.

Lo scopo formale della direttiva, sostenuta con forza dalla relatrice Arlen McCarthy, è quello di uniformare la legislazione sui brevetti nei diversi paesi europei e consentire alle imprese del Vecchio Continente di competere in primis con quelle americane. Secondo McCarthy, infatti, dei brevetti rilasciati dall'Ufficio europeo dei brevetti (EPO) moltissimi sono già finiti in mani extraeuropee. EPO già da anni rilascia brevetti secondo una politica da più parti contestata ma che, secondo McCarthy, con questa direttiva viene "formalizzata" con vantaggi per l'Europa.

Gli emendamenti approvati all'ultimo momento sembrano dunque diretti a circoscrivere la brevettabilità, quantomeno per impedire che essa sia concessa laddove le invenzioni, come descritto dalla stessa McCarthy, risultino "oscure" o "ovvie". Il senso degli emendamenti, dunque, sarebbe quello di evitare un Far West nel quale avrebbero la meglio le grandi imprese, a partire dalle multinazionali del software, sugli sviluppatori indipendenti e le piccole o medie società europee.

A favore della direttiva si sono espressi 361 parlamentari, contro 167 e 28 hanno scelto di astenersi. A spingere i parlamentari a votare sì non è stata solo la complessità della materia, che ha probabilmente impedito a molti una informazione completa sull'argomento, ma anche gli studi citati da McCarthy e dagli altri sostenitori della normativa, come quello dell'Istituto della proprietà intellettuale di Londra. Uno studio secondo cui la brevettabilità del software negli Stati Uniti, dove è ben più ampia di quella approvata ieri all'Europarlamento, avrebbe portato a maggiore competizione e sviluppo nel settore del software.
Senza nulla togliere, evidentemente, alle pressioni provenienti da un certo mondo industriale.

Tra gli oppositori della direttiva la reazione a caldo non è uniforme. I Verdi, con i loro esponenti Monica Frassoni e Fiorello Cortiana hanno parlato di una "parziale sconfitta". Secondo Frassoni e Cortiana la direttiva, "che consente di brevettare il software e gli alfabeti che compongono i programmi informatici rischia di inficiare pesantemente la competitività dell'economia europea nel settore strategico dell'ICT". Anche i Verdi, comunque, tra i più attivi nell'opporsi alla direttiva, hanno spiegato che l'introduzione di alcune importanti restrizioni sulla brevettabilità ha consentito di "ridurre il danno".

Frassoni e Cortiana hanno anche spiegato che non finisce qui: "La procedura legislativa è ancora lunga: la proposta emendata dal Parlamento europeo passa ora al Consiglio dei ministri per poi tornare al Parlamento per la seconda lettura. Manterremo la mobilitazione e sosterremo con convinzione, tutte quelle iniziative che hanno già portato a modifiche importanti rispetto alla proposta iniziale della Commissione".

Pietro Folena, deputato DS e promotore del Forum dei parlamentari di opposizione sull’innovazione tecnologica, ha invece affermato che "è andata bene" perché "l'idea di brevettare le idee è stata sconfitta". "Adesso - ha spiegato - potranno essere brevettati solo apparecchi e non i programmi ivi contenuti. Un risultato importante".

Di interesse anche le dichiarazioni dei Radicali, tra i più fieri oppositori della normativa. Marco Cappato, europarlamentare radicale che ha contribuito a coordinare l'opera di informazione sulla materia che nelle ultime settimane ha investito i parlamentari europei, ha dichiarato che la "straordinaria mobilitazione che anche dall'Italia ha portato migliaia di cittadini, professori universitari, programmatori, rappresentanti di imprese ad esprimersi contro la proposta di Direttiva della Commissione ha certamente contribuito a determinare l'esito finale della votazione e a limitare i danni contenuti nella proposta originale contro l'innovazione e la creatività". Secondo Cappato "è ora necessario che la mobilitazione si rilanci ed intensifichi nei confronti del Governo italiano che sarà chiamato a prendere posizione in sede di Consiglio dei Ministri dell'Unione Europea. Noi radicali continueremo a mettere a disposizione dei cittadini l'appello su www.radicalparty.org".

Il Partito dei Comunisti italiani ha da parte sua espresso ieri in una nota il proprio disappunto per l'approvazione della normativa sebbene Armando Cossutta abbia espresso fiducia che nel seguito dell'iter normativo i parlamentari "siano dispositi ad assumersi le proprie responsabilità" per migliorare ulteriormente una direttiva non sufficientemente emendata.

La maggiore preoccupazione per l'approvazione della direttiva, comunque, è unanimamente rivolta al mondo del libero sviluppo e del software libero. In molti temono che la direttiva possa ridimensionare le possibilità di sviluppo dell'open source che è ormai riconosciuto come patrimonio per le economie dei singoli stati.

Il primo round si è concluso ma ce ne saranno altri. Tutto quello che seguirà al voto, alle proteste, alle polemiche e alle prese di posizione di questi mesi sarà seguito come sempre, "live", dal sito che più di tutti ha concentrato informazione e opposizione alla normativa: http://swpat.ffii.org/.

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