Obiezione alle spese militari: scelta di coscienza, non evasione
Comunicato congiunto Campagna OSM - Rete Italiana per il Disarmo – 27 Gennaio 2005
Obiezione alle spese militari: scelta di coscienza, non evasione
Il pronunciamento del settimanale cattolico Famiglia Cristiana a favore dell’obiezione 
  alle spese militari viene accolto con molto favore dalla Rete Italiana per 
  il Disarmo, che raggruppa le principali associazioni impegnate su questo tema 
  (Informazioni su http://www.disarmo.org).
  Don Antonio Sciortino, quando afferma che è contraddittorio affermare 
  che le vie alternative di difesa sono inefficaci se lo Stato organizza solo 
  quelle militari, apre un importante dibattito in un momento in cui nel nostro 
  stato di paese in guerra, chiunque propone strade alternative viene assimilato 
  ai terroristi. A tale proposito Massimo Aliprandini (del Centro 
  di Coordinamento della Campagna di Obiezione alle Spese Militari) afferma: “Condividiamo 
  molto ed apprezziamo il contributo culturale contenuto nell’articolo di 
  Famiglia Cristiana. Il citato gesto significativo di don Gianni insieme a quello 
  di molti altri Obiettori fa si che l’opinione pubblica italiana si possa 
  riconoscere nelle problematiche sollevate e sviluppi la Pace come alternativa 
  alla guerra. Lo Stato non solo deve risolvere i problemi fiscali che crea agli 
  obiettori ma deve rispettare le proprie leggi e l’evoluzione delle coscienze”.
Ogni anno in Italia viene svolta la Campagna di Obiezione alle Spese Militari per La Difesa Popolare Nonviolenta che tende ad ampliare i seguenti obiettivi: OPZIONE FISCALE, D.P.N. (difesa popolare nonviolenta), OBIEZIONE DI COSCIENZA AL MILITARE E ALLE SPESE MILITARI, RIDUZIONE DELLE SPESE MILITARI e DISARMO. Alla campagna Osm può aderire qualsiasi cittadino/na che vuole concorrere alla costruzione di un‚alternativa alla difesa armata e perché lo Stato costruisca percorsi coerenti per la Pace. Negli ultimi anni le spese militari sono in costante aumento e occorre cambiare modello di difesa e operare perché la Pace non sia pensata durante e dopo i conflitti, che la difesa non rimanga in mano solo ai militari, che lo Stato crei apparati per la Pace e per un modello di difesa nuovo che difenda non gli interessi economici, ma le persone e la democrazia di un territorio.Infatti è assolutamente macroscopica la differenza di investimenti che viene fatta nella difesa militare rispetto ai settori alternativi. Anche nell’ultimo anno, malgrado le ristrettezze riservate a tutti i settori, la Difesa si è salvata con un bilancio di oltre 20.000 milioni di euro, ai quali vanno aggiunti i 1.200 milioni di euro destinati alle missioni all’estero.
A questo tema se ne affianca un altro importantissimo, anch’esso riguardante 
  una scelta di coscienza e di obiezione, come ricorda Massimo Paolicelli 
  (Presidente Associazione Obiettori Nonviolenti): “Al servizio civile 
  nazionale, che come ricorda la Corte Costituzionale concorre alla difesa della 
  patria come il militare, sono andati solo 240 milioni di euro, mentre anche 
  i fondi per la Cooperazione allo sviluppo continuano ad essere inesorabilmente 
  tagliati. In attuazione della legge 230/98 sull’obiezione di coscienza 
  che prevedeva la sperimentazione di forme alternative di difesa il Governo si 
  è limitato ad istituire pochi mesi fa una commissione sulla difesa popolare 
  nonviolenta, che grazie ad una composizione discutibile si avvia ad una situazione 
  di stallo”. Non possiamo permetterci di lasciar cadere così 
  un percorso importante per la costruzione della Pace scelto da decine di migliaia 
  di giovani ogni anno nel nostro Paese.
  Nel mondo una delle industrie più fiorenti è quella delle armi 
  con oltre 30 miliardi di dollari annui di transazioni e 192 miliardi 
  di dollari produzione da parte delle sole 100 aziende maggiori. Secondo 
  la relazione Governativa in merito, nel 2003 l’Italia ha esportato armi 
  nel mondo per 1 miliardo e 300 milioni di euro. Complessivamente le spese 
  militari mondiali sono di 956 miliardi di dollari all’anno (dato SIPRI). 
  Quando leggiamo certe cifre ricordiamoci sempre che le armi, una volta prodotte, 
  devono essere messe nel mercato e senza controlli adeguati è difficile 
  prevedere dove potranno andare a finire e quali focolai di conflitto potranno 
  rafforzare.
  Per questo la Rete Disarmo si sta muovendo in varie direzioni e fra poche settimane 
  lancera anche in Italia la Campagna Control Arms, che chiede una migliore regolamentazione 
  internazionale del commercio di armi, ed ha in preparazione una giornata nazionale 
  “Il Commercio Equo per un mondo senza armi” nelle botteghe del commercio 
  equo e solidale. Una giornata in cui si parlerà principalmente di come 
  si potrebbero usare per lo sviluppo e per la cura delle popolazioni gli ingenti 
  fondi destinati invece alla sfera bellica e degli armamenti. 
A(R)MA - Sabato 12 Febbraio 2005 - Il Commercio equo per un mondo senza armi
  Per informazioni sulla Rete e le sue attività: http://www.disarmo.org 
  - segreteria@disarmo.org - 328/3399267 
Pagare per la Pace per costruire un’economia di Pace
Le associazioni che aderiscono alla campagna alle spese militari:
  Associazione per la Pace - Beati i costruttori di pace Ass. Comunità 
  Papa Giovanni XXIII° - Lega Disarmo Unilaterale Lega Obiettori di Coscienza 
  - Pax Christi – Berretti Bianchi – Rete Italiana per il Disarmo
PER SAPERNE DI PIÙ CONTATTA: Centro Coordinamento Nazionale 
  Campagna Obiezione alle Spese Militari per la DPN c/o Lega degli Obiettori 
  di Coscienza (L.O.C.)
   Via M. Pichi 1 - 20143 Milano - tel. 02/8378817-58101226 - fax 58101220 
  - e mail locosm@tin.it
OPZIONE FISCALE possibilità dei cittadini, in 
  base alla sentenza della Corte Costituzionale che riconosce l’esistenza 
  di una difesa non armata, di finanziare o indirizzare le proprie tasse verso 
  la costruzione di una difesa alternativa nonviolenta e popolare. Ogni cittadino 
  può versare parte delle proprie tasse o aggiungere una propria tassa 
  per pagare una difesa non armata. La scelta è già attuabile negli 
  indirizzi legislativi ed occorre un riconoscimento legislativo come diritto 
  soggettivo e collettivo. L’obiettore non è un evasore, anzi in 
  molti casi aggiunge una nuova somma a quella già versata allo stato per 
  il riconoscimento di questo diritto. L’obiettore/obiettrice potrebbe una 
  volta approvata una legge firmare in un apposito spazio della dichiarazione 
  dei redditi la destinazione che intende attribuire alla quota destinata alla 
  difesa non armata o armata.
  D.P.N. (difesa popolare nonviolenta) nasce come alternativa 
  alla difesa armata. Con la nascita dell’UNSC (Ufficio Nazionale del Servizio 
  Civile) si è creato uno spazio per la sperimentazione di alternative 
  alla difesa armata, lo Stato si è assunto un impegno in questo senso.
   OBIEZIONE DI COSCIENZA AL MILITARE E ALLE SPESE MILITARI. 
  L’obiezione di coscienza è già un diritto soggettivo per 
  quanto riguarda il servizio militare, ma deve essere attuata in tutti i paesi 
  almeno della comunità europea. La coscienza delle nuove generazioni si 
  deve preparare ad una alternativa nonviolenta. Come ben affermato dal Papa nel 
  discorso ai giovani “Voi non vi presterete ad essere strumenti di violenza 
  e distruzione; difenderete la pace, pagando anche di persona se necessario……”
  RIDUZIONE DELLE SPESE MILITARI Le spese militari sono 
  in costante aumento e occorre cambiare modello di difesa e operare perché 
  l’Onu abbia un progetto per la Pace, bisogna che la Pace non sia pensata 
  durante e dopo i conflitti, che la difesa non rimanga in mano solo ai militari, 
  che lo Stato crei apparati per la Pace e per un modello di difesa nuovo che 
  difenda non gli interessi economici, ma le persone e la democrazia di un territorio.
  DISARMO Ogni giorno, milioni di donne, di uomini e di bambini vivono nel terrore 
  della violenza armata; ogni minuto, uno di loro resta ucciso. Le armi purtroppo 
  proliferano liberamente in molte zone del mondo attraversate da conflitti. La 
  diffusione incontrollata di armi e il loro uso arbitrario da parte delle forze 
  ufficiali e di gruppi armati hanno un costo elevato in termine di vite umane, 
  di risorse e di opportunità per sfuggire alla povertà. Ogni anno, 
  in Africa, Asia, Medio Oriente e America latina si spendono in media 22 miliardi 
  di dollari per l'acquisto di armi: una somma che avrebbe permesso a questi paesi 
  di mettersi in linea con gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio, eliminare 
  l'analfabetismo (cifra stimata: 10 miliardi di dollari l'anno) e ridurre la 
  mortalità infantile e materna (cifra stimata: 12 miliardi di dollari 
  l'anno).
Allegati
Comunicato su Famiglia Cristiana
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