Verso il vertice Nato: le voci che dicono no al riarmo europeo
Albert
Bollettino pacifista settimanale
La voce della ragione in tempo di guerra
Il vertice Nato del 25 giugno 2025
Il vertice Nato del 2025 si terrà all’Aja, nei Paesi Bassi, dal 24 al 25 giugno. Sarà un incontro cruciale per ridefinire le politiche militari dell’Alleanza Atlantica, con particolare attenzione all’aumento delle spese per gli armamenti in Europa. Sono attesi 8.500 partecipanti, tra capi di Stato, ministri della difesa e alti funzionari dei paesi membri.
Tra i temi centrali dell'agenda c'è la richiesta esplicita ai paesi europei di incrementare la propria spesa militare, portandola ben oltre il 2% del PIL. L’obiettivo: rafforzare la “prontezza operativa” e sostenere le filiere industriali della difesa in un contesto globale sempre più segnato da conflitti e tensioni geopolitiche.
Cosa è stato deciso a Washington nel 2024
Il vertice Nato dello scorso anno, svoltosi a Washington, aveva già tracciato una rotta inquietante. In quell’occasione venne annunciato il dispiegamento di nuovi euromissili in Germania, una mossa che ha risvegliato lo spettro di una nuova corsa agli armamenti sul suolo europeo.
Fu anche annunciato il programma ELSA (European Long-range Strike Armament), un missile europeo con capacità di attacco per colpire in profondità la Russia. Sarà integrato nei sistemi Nato entro il 2028.
Il ritorno degli euromissili costituisce una inquietante ritorno alla strategia del confronto ravvicinato, scenario che era stata cancellato dallo storico accordo fra Gorbaciov e Reagan alla fine degli anni Ottanta.
La risposta del movimento pacifista: Stop Rearm Europe
Quest’anno, però, qualcosa si muove. Di fronte all’escalation del riarmo, il movimento pacifista europeo ha deciso di fare rete e di coordinarsi attraverso la campagna Stop Rearm Europe. Lanciata a inizio 2025, la campagna ha un calendario condiviso di iniziative pubblicato online, curato da PeaceLink, e punta a unire voci, saperi e azioni in tutta Europa.
La data simbolo di questa mobilitazione sarà il 21 giugno a Roma, pochi giorni prima dell’avvio del summit dell’Aja. Nella capitale italiana si terranno due cortei, con la partecipazione di numerosi gruppi, associazioni, studenti, sindacati e organizzazioni pacifiste. Il messaggio è chiaro: no alla corsa agli armamenti, sì alla pace e al disarmo.
Le voci europee che dicono no al riarmo
La mobilitazione del 21 giugno è parte della chiamata all'azione europea in vista del vertice della Nato a L'Aja che deciderà i dettagli dei piani europei di riarmo, del processo di militarizzazione e di preparazione alla guerra.
Le iniziative già previste sono:
21 giugno - Spagna - contro-vertice a Madrid e mobilitazioni locali in diverse città
21 giugno - Francia - A Le Bourget manifestazione contro la fiera delle armi
22 giugno - L'Aja - manifestazione e contro-vertice in occasione del vertice Nato
23-24 giugno - Bruxelles - Forum Internazionale per la pace
In Grecia stanno decidendo di contribuire alla settimana di azioni.
In Irlanda partecipare con la grande campagna per difendere la neutralità del paese
I paesi nordici stanno organizzando forum e manifestazioni in occasione dell'anniversario del trattato di Helsinki
Anche in Belgio sono richieste manifestazioni.
Sono primi passi, per la ricostruzione di una rete europea, ma si fanno insieme e in maniera coordinata, all'interno della stessa campagna.
Come partecipare, come coinvolgere
Ogni organizzazione può contribuire al lavoro di allargamento e di inclusione attraverso le adesioni.
Le adesioni collettive si raccolgono qui: https://bit.ly/4mUTsS7
Le adesioni individuali si raccolgono qui: http://openpetition.eu/!rynpl
Le adesioni di personalità e volti noti vanno comunicate qui: stoprearmitalia@gmail.com
Per avere un effetto moltiplicatore, ogni organizzazione può rilanciare i contenuti proposti sui propri canali e ricordare alla propria comunità l'appello a scendere in piazza il 21 giugno, ad ogni occasione utile, sia nell'ambito dei propri eventi che attraverso i propri canali: newsletter (inserendo news nella newsletter periodica e/o con una newsletter speciale verso il 21 giugno a ridosso della manifestazione), canali social, mailing list, liste broadcast, webradio.
I comunicati stampa si trovano qui: https://drive.google.com/drive/folders/1YZ2-NAFIimb7FfvTvqe0yy26Mr4Wazwn
Tutti i materiali grafici (locandine, vignette, caroselli, social card, logo) si trovano qui: https://drive.google.com/drive/folders/1WxBkjcTglb6KTepYhTUsMJZfPqvjyK4-
Le grafiche modificabili, che potete usare per personalizzare la vostra comunicazione, sono qui: https://www.canva.com/design/DAGo704asGg/3wF-5NGLoSixSqJ5L9rdlQ/edit
Fonte: Stop Rearm Italia
Il riarmo italiano e la complicità con Israele
Al centro della protesta ci sarà anche la denuncia del ruolo che Israele gioca nel riarmo europeo. Il governo italiano ha recentemente acquistato velivoli G550 dotati di sofisticate tecnologie per la guerra elettronica, capaci di fornire capacità di targeting avanzato agli F-35. Questi sistemi sono sviluppati in collaborazione con aziende israeliane e inseriti in un Memorandum d’Intesa militare siglato tra Italia e Israele.
Il movimento pacifista chiede con forza che tale accordo venga rescisso, denunciando la complicità del governo italiano con l’attuale offensiva militare di Israele, accusata da numerosi osservatori internazionali di praticare una politica che rischia di configurarsi come genocidio.
Secondo i dati del portale Coeweb (ISTAT) e le analisi di Archivio Disarmo, nel 2024 l’Italia ha esportato verso Israele “armi e munizioni” (categoria 93) per circa 5,8 milioni di euro.
Una mobilitazione per fermare la guerra
Il corteo del 21 giugno sarà anche un momento per rilanciare un’altra narrazione: quella dei diritti umani, della giustizia internazionale, della solidarietà con i popoli oppressi. Dirà no al riarmo, ma anche sì a un’Europa che scelga la cooperazione al posto del confronto militare.
La campagna Stop Rearm Europe non si fermerà con la manifestazione di Roma. Proseguirà in tutto il continente, con incontri pubblici, conferenze, presidi e azioni nonviolente. Perché costruire la pace è un compito quotidiano, e ogni voce che si leva contro la guerra fa eco in una storia più grande.
Il vertice NATO devasterà lo stato sociale
Il 23 e 24 giugno al summit NATO che si svolgerà all’Aja, in Olanda, verrà rivisto il target di spesa fissato nel 2014 al summit NATO in Galles. E’ quasi scontato che verrà accettata la proposta del Segretario generale dell’Alleanza, Mark Rutte, di portare l’obiettivo delle spese militari propriamente dette dal 2% al 5% del Pil (3,5 in spese per la difesa e 1,5% in spese per la sicurezza) con un termine di sette o dieci anni. La proposta del governo italiano è di fissare il termine al 2035.
Salvo smentite dell’ultim’ora da parte dei revisori dei conti della NATO, l’Italia si presenterà all’appuntamento di fine giugno con l’obiettivo del 2% già conseguito, grazie a un salto di 9,7 miliardi rispetto all’1,54% del 2024. Un salto di natura esclusivamente contabile, realizzato conteggiando anche le spese correnti in ambito cyber, spazio, telecomunicazioni, mobilità militare e quelle per altri corpi militari come Guardia Costiera e della Guardia di Finanza (stipendi, pensioni, armi e mezzi). Ma se questo ricalcolo potrà essere bastato ad arrivare al 2%, il ministro Crosetto ha spiegato che per raggiungere i nuovi target sarà necessario reperire nuove risorse finanziare. Vediamo quante.
Partendo dal valore acquisito del Pil dell’anno scorso fornito dall’ISTAT (2.192 miliardi), considerando l’andamento del Pil nominale previsto per il triennio 2025-2027 nel Documento Programmatico di Bilancio del Ministero dell’Economia (rivisto al ribasso dalle recenti stime di Ocse e Istat per il biennio 2025-2026, che risultano invece allineate con la previsione DPB per il 2027) e ipotizzando che il tasso di crescita del 2027 (+2,6%) del Pil nominale si confermi negli anni successivi, questa è la proiezione di spesa anno per anno fino al 2035.
Raggiungere l’obiettivo del 5% in dieci anni significa passare dai 45 miliardi di oggi (35 in difesa e quasi 10 in sicurezza) a ben 145 miliardi nel 2035 (oltre 100 in difesa e quasi 44 in sicurezza), cioè oltre il triplo di oggi, con un salto di 100 miliardi (cifra che – per inciso – coincide con la stima fatta recentemente dal Sottosegretario alla Difesa, Matteo Perego di Cremnago): circa 66 miliardi in più per la difesa e 33 in più per la sicurezza.
L’escalation bellica di Israele contro l'Iran
L’attacco di Israele volto a decapitare l'intera catena di comando militare iraniana segna una deriva sanguinosa e senza ritorno per l’intera area mediorientale. La strategia dell’attacco preventivo si è trasformata in regola consolidata nei rapporti internazionali, svuotando progressivamente il ruolo dell’ONU e minando alle fondamenta il diritto internazionale. Di fronte all'arroganza di Israele, che continua a partecipare alle esercitazioni della "Nato allargata", l’Alleanza Atlantica continua a esibire un preoccupante doppio standard: mentre invoca il rispetto del diritto internazionale in alcuni teatri di crisi, tace o si mostra reticente nel condannare apertamente Israele, anche di fronte a prove schiaccianti di uso illegittimo e unilaterale della forza. Questo silenzio complice legittima una visione del mondo in cui la legge del più forte sostituisce la diplomazia, e la guerra diventa lo strumento normale della politica estera.
PeaceLink a questo proposito ha pubblicato un editoriale.
Israele e gli accordi Nato
La NATO allargata non è un'entità ufficiale con questo nome, ma è un'espressione spesso usata per descrivere l’insieme dei rapporti di cooperazione e partenariato che l'Alleanza Atlantica intrattiene con paesi non membri, al di fuori del perimetro euro-atlantico. Questo ampliamento "politico-strategico" va ben oltre i 32 membri ufficiali, coinvolgendo una rete globale di paesi che collaborano con la NATO in vari contesti: esercitazioni militari, scambio di intelligence, interoperabilità tecnologica, e accordi bilaterali di sicurezza.
Israele partecipa alla NATO allargata?
Sì, Israele è uno dei partner più attivi della NATO, pur non essendo un membro ufficiale. Fa parte del programma Mediterranean Dialogue, lanciato nel 1994, che coinvolge sette paesi del Mediterraneo: Algeria, Egitto, Israele, Giordania, Mauritania, Marocco e Tunisia.
Israele intrattiene una partnership strategica con la NATO:
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Partecipa regolarmente a esercitazioni militari congiunte.
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Collabora nella guerra elettronica, nella cyberdifesa e nelle tecnologie di sorveglianza.
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Ha un proprio ufficiale di collegamento permanente presso il quartier generale della NATO a Bruxelles.
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Alcuni sistemi militari israeliani sono interoperabili con quelli NATO, come dimostra l’uso dei jet F-35 e dei G550 con tecnologia israeliana, anche da parte dell’Italia.
Questa collaborazione, sempre più intensa, solleva interrogativi etici e politici, soprattutto alla luce dell’attuale conflitto militare in Medio Oriente: molti osservatori e movimenti pacifisti denunciano la contraddizione tra la pretesa della NATO di difendere l’ordine internazionale basato sulle regole e la scelta di mantenere accordi militari con uno Stato accusato di gravi violazioni del diritto umanitario.
Obiezione alla guerra
Sono state consegnate al Quirinale 5306 dichiarazioni di Obiezione alla guerra.
Cittadine e cittadini italiani che, con atto formale, si sono detti non disponibili in alcun modo a nessuna “chiamata alle armi”, e dunque si sono chiamati fuori dal ripristino del servizio militare, dall’aumento delle spese militari, dai nuovi obiettivi Nato, dal ReArmEU.
Questi cittadini si sommano ai 2165 che già hanno inviato la loro Dichiarazione alla Presidenza del Consiglio. Così, fino ad oggi sono 7471 gli italiani obiettori di coscienza che hanno detto NO.
Per firmare l'obiezione di coscienza alla guerra clicca qui.
Per saperne di più: Azione Nonviolenta
Da Marzabotto ottomila pacifisti sfilano per Gaza
Clicca qui per leggere il resoconto.
Link utili
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