Le forze armate italiane cooperano con quelle israeliane? Ecco le prove
Albert
Bollettino pacifista settimanale
La voce della ragione in tempo di guerra
Le forze armate italiane cooperano con quelle israeliane?
Dopo la denuncia dell'on. Angelo Bonelli, portavoce di Europa Verde e deputato alla Camera di Alleanza Verdi e Sinistra, a intervenire sono i capigruppo M5S delle commissioni Difesa di Camera e Senato, on. Marco Pellegrini e senatore Bruno Marton. "Il ministro Crosetto nega, contro ogni evidenza, la strettissima collaborazione tra la nostra aeronautica militare e la forza aerea israeliana che sta bombardando Gaza in modo criminale e che è guidata dal generale Tomer Bar, colui che ad aprile ha 'licenziato' i mille piloti riservisti che avevano avuto il coraggio di firmare una lettera aperta contro la guerra a Gaza. E che a febbraio era alla base aerea di Amendola insieme al Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica, generale Luca Goretti, per il periodico breefing 'di rilevanza strategico-operativa' dei comandanti delle forze aeree che impiegano i cacciabombardieri F-35", spiegano Pellegrini e Marton in una nota stampa, dove si sottolinea: "Ma c’è di più, perché proprio negli stessi giorni di inizio aprile in cui veniva disposta l'epurazione dei piloti dissidenti, i nostri cacciabombardieri Tornado si addestravano alla guerra insieme alle forze aeree israeliane nel corso di un'esercitazione internazionale in Grecia, la Iniochos 2025".
In questo numero di Albert abbiamo deciso di chiarire punto per punto la questione.
1. Collaborazione tra Aeronautica Militare italiana e Forza Aerea israeliana
Le affermazioni sulla “strettissima collaborazione” tra l’Aeronautica Militare italiana e quella israeliana sono state rilanciate dal Movimento 5 Stelle (M5S), che accusa il ministro Crosetto di negare tale cooperazione[1][2][3]. Secondo fonti ufficiali e le dichiarazioni del ministro della Difesa Guido Crosetto, non ci sono state esercitazioni congiunte in Italia tra i due Paesi negli ultimi anni, né la presenza di caccia F-35 israeliani nelle basi italiane nel 2023, 2024 o 2025[4][5]. Tuttavia la collaborazione fra l’Aeronautica Militare italiana e quella israeliana esiste ed è documentata. Vediamo i dettagli.
2. Presenza del generale Tomer Bar nella base aerea di Amendola
È confermato che l’11 febbraio 2025 si è tenuto presso la base di Amendola (Foggia) l’“F-35 Air Chiefs Meeting”, un vertice periodico che riunisce i capi delle forze aeree dei Paesi che utilizzano gli F-35, tra cui Israele. A questo incontro hanno partecipato rappresentanti militari israeliani, incluso il comandante dell’aeronautica Tomer Bar[4]. Tuttavia, secondo fonti dell’Aeronautica, l’evento non era un’esercitazione militare, ma una tavola rotonda di carattere tecnico-strategico[4][5].
3. “Licenziamento” dei mille piloti riservisti israeliani
Il generale Tomer Bar è stato effettivamente coinvolto nel caso dei circa mille piloti riservisti israeliani che, ad aprile 2025, hanno firmato una lettera aperta contro la guerra a Gaza. Secondo le fonti, questi piloti sono stati “epurati” o sospesi dal servizio, come riportato da M5S e da diverse testate italiane[1][2][3]. La notizia trova riscontro anche in fonti internazionali.
4. Esercitazione Iniochos 2025 in Grecia
È vero che, nei primi giorni di aprile 2025, l’Aeronautica italiana ha partecipato con i Tornado all’esercitazione internazionale “Iniochos 2025” in Grecia, insieme ad altre forze aeree, inclusa quella israeliana[2][3]. Si tratta di un’esercitazione multinazionale a cui ha partecipato anche Israele. Questa esercitazione è stata così descritta sul sito dell'Aeronautica Militare italiana: "Una grandissima opportunità addestrativa, che ha consentito al personale dell’Aeronautica Militare di addestrarsi con le forze aeree alleate e partner più evolute, mediante lo scambio di esperienze e rafforzando l’efficacia operativa delle missioni svolte in un contesto di sicurezza in continua evoluzione".
5. Israele partner militare dell'Italia
Dalla dichiarazione presente sul sito dell'Aeronautica Militare italiana si evince che Israele sarebbe considerato un partner nell'ambito delle esercitazioni internazionali, come "Iniochos 2025". L'Aeronautica italiana descrive l'esercitazione come un'opportunità per addestrarsi con "forze aeree alleate e partner più evolute", includendo esplicitamente quella israeliana tra i partecipanti. Questo suggerisce una relazione di collaborazione e condivisione di know-how militare, in linea con i comuni interessi strategici. L'Italia e Israele hanno una lunga storia di cooperazione in ambito militare, inclusi accordi bilaterali, esercitazioni congiunte e scambi tecnologici. La partecipazione a "Iniochos 2025" conferma questo rapporto, inquadrandolo in un contesto NATO e mediterraneo più ampio.
6. Smentite del Ministro Crosetto
Il ministro Crosetto ha smentito la presenza di caccia F-35 israeliani nelle basi italiane e la partecipazione a esercitazioni congiunte in Italia negli ultimi anni[4][5]. Ha definito le accuse come “gravi, false e pericolose” e ha precisato che l’incontro di Amendola era limitato a un confronto tra vertici militari, non a operazioni di volo o addestramento congiunto[4][5].
Tuttavia è confermata la partecipazione nella base militare di Amendola, in Italia, della rappresentanza dell'aeronautica militare israeliana per l’F-35 Air Chiefs Meeting. Tale meeting è un forum riservato ai vertici delle forze aeree dei paesi alleati e partner che operano con il caccia F-35, organizzato per discutere questioni legate all’impiego, alla logistica e all’addestramento.
7. L'ammiraglio Cavo Dragone in Israele
L'ammiraglio Cavo Dragone il 4 settembre 2024 è stato in Israele e ha abbracciato il capo di stato maggiore israeliano Herzi Halevi (come si può vedere nel video delle IDF, Israel Defense Forces). Poi tornato in Italia ha sostenuto la necessità di aumentare le spese militari, rispolverando i toni della Guerra fredda.
Fonti
1) https://www.notiziegeopolitiche.net/mo-m5s-stop-collaborazione-con-criminale-forza-aerea-israeliana-dopo-il-breefing-di-vertice-ad-amendola-esercitazioni-congiunte-con-i-nostri-tornado-il-ministro-crosetto-nega-contro-ogni-eviden/
2) https://www.immediato.net/2025/05/30/m5s-allattacco-stop-alla-collaborazione-militare-con-israele-aeronautica-coinvolta-in-esercitazioni-con-chi-bombarda-gaza/
3) https://agenparl.eu/2025/05/30/mo-m5s-stop-collaborazione-con-criminale-forza-aerea-israeliana/
4) https://ilmanifesto.it/f-35-non-erano-in-missione-ma-le-armi-si-vendono
5) https://www.ilgiornale.it/news/interni/falso-e-pericoloso-crosetto-smentisce-bonelli-sugli-f35-2486297.html
La polemica Bonelli-Crosetto
- L'on. Bonelli presenta l'interrogazione parlamentare per chiedere la revoca del Memorandum di intesa militare Italia-Israele
- Il ministro della difesa Crosetto attacca Bonelli
- La solidarietà di PeaceLink a Bonelli
- Bonelli risponde a Crosetto
- Crosetto si scusa con Bonelli
Dieci chilometri di marcia per Gaza
I pacifisti tra uliveti e muretti a secco appuntamento il 2 giugno a Mesagne e Latiano (in provincoa di Brindisi).
Link al calendario online di PeaceLink
Manifestazione a Roma il 7 giugno per fermare il massacro di Gaza
“Tutte e tutti a Roma sabato 7 giugno. Una grande manifestazione nazionale per fermare il massacro del popolo palestinese. Una piattaforma chiara, inscritta nella mozione che unitariamente abbiamo presentato in Parlamento. Facciamo appello tutte e tutti coloro che sentono come insopportabile quello che sta succedendo, mobilitiamoci insieme per fermare il massacro e i crimini del governo Netanyahu a Gaza”. Così, in una nota, Elly Schlein, Giuseppe Conte, Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli.
L'evento sul calendario di PeaceLink
La manifestazione del 21 giugno contro il riarmo europeo
Dal 24 al 26 giugno 2025 si terrà a L’Aia il prossimo vertice NATO che punta sul rafforzamento bellico dell’Alleanza, mentre il 21 giugno, alla vigilia, si terranno due contromanifestazioni, una a L’Aia, sede del vertice, l’altra in solidarietà a Roma.
Qui l'articolo di Patrick Boylan.
Qui di seguito si riporta un'analisi del vertice NATO di giugno 2025. Il testo può essere liberamente usato e adattato in base a formati diversi (volantini, comunicati, siti web). Si chiede solo di citare la fonte ossia www.peacelink.it/albert
FERMIAMO LA FOLLIA DEL RIARMO!
I compiti del movimento pacifista di fronte al Vertice NATO
L’Europa non ha bisogno di una nuova corsa agli armamenti, ma di un progetto di pace, disarmo e giustizia globale.
In vista del vertice NATO che si terrà nel giugno 2025, il movimento pacifista europeo che lotta contro il piano di riarmo lancia un appello urgente alla mobilitazione in tutti i Paesi membri dell’Alleanza Atlantica. Questo vertice NATO segna un punto di svolta drammatico: si sta preparando un piano straordinario di aumento delle spese militari che minaccia di sottrarre ingenti risorse alle priorità sociali e ambientali, aggravando la militarizzazione del continente e alimentando le tensioni globali.
1. NO al piano straordinario di aumento delle spese militari
La NATO sta imponendo ai Paesi membri un’escalation senza precedenti: il 2% del PIL come soglia minima di spesa militare sta diventando un trampolino verso cifre ancora più alte. Mentre le disuguaglianze aumentano e la crisi climatica si aggrava, assistiamo all'ennesima deviazione di fondi pubblici verso l’industria bellica.
Diciamo basta a questo furto di futuro! Chiediamo un’inversione di rotta: investimenti per la pace, l’educazione, la sanità, la giustizia sociale e climatica.
2. NO al ritorno degli euromissili in Germania
A partire dal 2026, gli Stati Uniti prevedono di schierare nuovi euromissili in territorio tedesco. Viene stracciato l’accordo fra Gorbaciov e Reagan con il quale vennero smantellati tutti gli euromissili. Si ritorna a un oscuro passato. È un passo pericolosissimo verso un nuovo confronto ravvicinato fra missili, per di più ipersonici, sul suolo europeo, che rievoca i peggiori scenari della Guerra Fredda. I rischi di una guerra per errore o per un equivoco aumenterebbero enormemente. Ogni decisione dovrebbe essere presa in una quantità di minuti estremamente ridotta, tale da tagliare fuori ogni possibilità di chiarire ragionevolmente eventuali fraintendimenti. La politica e la democrazia perderebbero il controllo sull’apparato militare che agirebbe autonomamente per lanciare una risposta devastante e tutto si consumerebbe in un arco di tempo di un quarto d’ora, dato che i missili ipersonici hanno tempi ridottissimi nel teatro europeo.
Ci opponiamo con forza a questo progetto destabilizzante, che fa dell’Europa una potenziale prima linea di un conflitto atomico. L’unica soluzione è in ritorno agli accordi Gorbaciov Reagan che prevedevano l’azzeramento, lo smantellamento e la distruzione degli euromissili.
3. NO al missile ELSA, simbolo della nuova escalation
Nel vertice NATO di Washington (2024) è stato annunciato lo sviluppo del missile ELSA, un'arma progettata per la “deterrenza avanzata”, ma che in realtà alza la soglia del rischio nucleare.
Chiediamo l’abbandono immediato di questo progetto a cui dovrebbe partecipare anche l’Italia. ELSA è il missile europeo pensato per colpire Mosca e la Russia in profondità. È un missile contro l’articolo 11 della nostra Costituzione.
4. Condanna della complicità NATO con i crimini di guerra di Israele
Nel conflitto in corso a Gaza, l’indifferenza e la complicità militare con Israele sono inaccettabili. Chiediamo che la NATO:
-
condanni apertamente i crimini di guerra israeliani, riconosciuti da diverse ONG e organizzazioni internazionali;
-
sospenda immediatamente ogni forma di cooperazione militare con Israele, incluso lo scambio di tecnologie belliche e l'addestramento congiunto.
Il silenzio è complicità. È tempo che l’Europa si schieri dalla parte del diritto internazionale e della dignità umana. La Nato non può adottare un doppio standard sui crimini di guerra.
5. Appuntamento comune per ottobre 2025: l’esercitazione nucleare Steadfast Noon
In autunno si terrà Steadfast Noon 2025, una maxi-esercitazione della NATO che simulerà l’uso di armi nucleari contro la Russia. Verrà simulata la catastrofe. E sarà collaudata la catena decisionale del lancio nucleare di cui gli stessi leader europei conoscono poco o nulla. La democrazia europea ha perso il controllo sulla macchina decisionale che può innescare la distruzione di tutto ciò che conosciamo e amiamo. La politica ha rinunciato al suo ruolo e delega tutto a una esercitazione Nato opaca di cui si sa molto poco. Ma una cosa è chiara: Steadfast Noon simulerà tutta l’apocalisse fin nei minimi dettagli.
Il movimento pacifista europeo si dovrebbe appuntamento comune per una mobilitazione internazionale che innalzi la percezione del rischio nucleare in corrispondenza di quella data. Occorre interrogare i decisori politici affinché portino nelle aule parlamentari tutti i dettagli dell’olocausto atomico a cui i militari vengono addestrati dalla NATO ogni mese di ottobre con questa esercitazione che quest’anno coinciderà con la marcia Perugia Assisi.
È tempo di agire, insieme.
Stop ReArm Europe lancia un appello a reti, movimenti, sindacati, associazioni, scuole, università, artisti e cittadine/i di ogni età per unire le forze contro la deriva bellicista.
Una nuova Europa è possibile. Ma non con i missili, le guerre e le bombe nucleari. Con la pace, la giustizia e la nonviolenza attiva.
Unisciti alla mobilitazione in programma per il 21 giugno 2025.
Papa Leone incontra a Roma i movimenti per la pace
Papa Leone XIV il 30 maggio 2025 ha incontrato i movimenti promotori nel 2024 dell’“Arena di Pace” a Verona.
Il testo integrale del discorso è sul sito del Vaticano.
Leone XIV ha accolto i partecipanti con entusiasmo e ha sottolineato che costruire la pace significa mettersi dalla parte delle vittime e condividere il loro punto di vista, per disarmare cuori e menti e combattere le ingiustizie della cultura dello scarto.
Ha ricordato l’abbraccio tra l’israeliano Maoz Inon e il palestinese Aziz Sarah, entrambi vittime di violenza, come segno tangibile di riconciliazione e speranza.
Ha evidenziato l’importanza di educare i giovani al rispetto reciproco e alla cultura della vita, promuovendo la nonviolenza nelle relazioni e decisioni quotidiane.
Ha sottolineato che la costruzione della pace non riguarda solo la politica, ma anche le istituzioni educative, economiche e sociali, e ha incoraggiato i presenti a essere attivi nella società.
Infine, il Papa ha concluso il discorso con una benedizione, incoraggiando i partecipanti a operare con tenacia e pazienza.
Qui un intervento di Mao Valpiana, presidente del Movimento Nonviolento, che è stato presente all'incontro con il Papa.
Espansione della Nato, cambia la posizione USA
Keith Kellogg, inviato americano per l'Ucraina, ha dichiarato in un'intervista che le richieste della Russia di non espandere la NATO sono legittime. Gli Stati Uniti esprimono un chiaro "no" all'adesione di Ucraina, Georgia e Moldavia all'Alleanza Atlantica.
Cambio di rotta
Dal vertice NATO di Bucarest del 2008, l'Occidente ha considerato l'ingresso di Georgia e Ucraina nell'Alleanza come una strategia per contenere la Russia. Tuttavia, la nuova posizione americana segna una svolta importante.
Impatto sulla pace in Ucraina
Mosca chiede un accordo globale che elimini le controversie nate dopo la fine dell'unipolarismo USA. Un'intesa tra Occidente e Russia sarebbe quindi essenziale per il processo di pace. La guerra in Ucraina è considerata un confronto tra Occidente e Russia. Pertanto, la risoluzione del conflitto richiede non solo negoziati tra Mosca e Kiev, ma anche un accordo tra i veri contendenti globali.
Ucraina: il campo di battaglia raccontato dalle mappe
Presentiamo un'analisi militare dettagliata di due osservatori indipendenti: Mirko Campochiari e Davide Montingelli.
Sommario
Il sanguinoso conflitto militare in Ucraina, entrato nel suo terzo anno, si sta trasformando sempre più in una guerra di attrito tecnologico, frammentata e decentralizzata. L’analisi di Campochiari e Montingelli ci guida lungo il fronte, da Kursk al Dnipro, raccontando ciò che avviene al di là delle dichiarazioni ufficiali e delle varie versioni di propaganda, con mappe geolocalizzate e dati oggettivi.
Analisi militare
La guerra in Ucraina è male raccontata dai principali mass media e mancano soprattutto i dati oggettivi. Troppi gli interessi di parte e le omissioni. La discussione fra Mirko Campochiari e Davide Montingelli – due attenti analisti militari noti per la precisione delle loro mappe geolocalizzate – offre una fotografia lucida della situazione sul campo, senza sovrastrutture ideologiche e anche senza illusioni.
Kursk: un’operazione costosa e controversa
La cosiddetta operazione "Kursk" ha lasciato una scia di polemiche tra le stesse fila ucraine. Lanciata nell’agosto dello scorso anno, ha visto l’impiego di brigate d’élite, come la 47ª e l’82ª, per un’offensiva che alcuni ufficiali ucraini hanno definito “inutile” e “dispendiosa”. L’operazione sembrava avere più valore mediatico che strategico, e ha finito per logorare unità preziose, oggi mancanti in settori più critici come Pokrovsk o Velika Novosilka.
Sumy e la minaccia silenziosa
Più a nord, nell’Oblast di Sumy, i russi stanno avanzando oltre il confine del 1991. Le alture conquistate offrono una visuale dominante e minacciano la città. Non si parla ancora di assedio, ma la pressione aumenta. L’artiglieria e i droni russi hanno già colpito centri addestrativi ucraini, mentre le linee difensive sembrano poco aggiornate e datate.
Kharkiv e i 50.000 uomini che potrebbero cambiare il fronte
Nella zona tra Vovchansk e Kupiansk si parla dell’arrivo di due nuove armate russe, per un totale stimato di 50.000 soldati. Questa regione, finora relativamente tranquilla, potrebbe diventare presto un nuovo focolaio. L’obiettivo? Consolidare l’Oblast di Kharkiv e sfruttare le falle nella rete difensiva ucraina, affidata a brigate meno esperte.
Chasiv Yar e Pokrovsk: i nuovi nodi del Donbass
La battaglia per Chasiv Yar è una delle più sanguinose. Le alture qui sono decisive per il controllo dell’artiglieria su Kramatorsk e Sloviansk. Mentre gli ucraini cercano di difendere ogni metro, i russi puntano a chiudere il corridoio tra Lyman e Siversk e a completare la conquista dell’Oblast di Luhansk. Pokrovsk è l’altro punto caldo: l’offensiva russa sembra voler accerchiare la città da sud e da nord-est. I rinforzi ucraini stanno rallentando l’avanzata, ma a costo di nuove perdite e di ulteriori logoramenti.
Velika Novosilka: avanzate silenziose ma costanti
Nel settore sud-orientale, dopo mesi di stasi, l’esercito russo ha ripreso l’iniziativa. In maggio avrebbe conquistato circa 130 km², puntando verso crocevia logistici come Mezhova. Anche qui, gli ucraini sembrano rincorrere l’iniziativa, costretti a difendersi in aree poco fortificate o ad abbandonare posizioni esposte all’ultimo minuto.
Tecnologia e guerra d’attrito: i droni riscrivono le regole
L’intero conflitto è ormai dominato dai droni. FPV, termici, Shahed, ricognitori: ogni azione sul campo è vista, registrata, colpita. I carri armati sono usati con parsimonia e cautela, spesso nascosti o impiegati per funzioni secondarie. L’artiglieria è costretta a operare a distanze crescenti per evitare la controbatteria. Le truppe si muovono in piccoli gruppi, spesso a bordo di veicoli civili modificati, perché meno visibili e più economici. La guerra diventa sempre più remota, controllata da operatori a distanza, mentre il “man in the loop” prende il posto del soldato in prima linea.
Conclusioni e prospettive
La guerra si è trasformata in una partita logorante in cui l’iniziativa, oggi, è nelle mani russe. I prossimi mesi vedranno probabilmente l’assalto a Pokrovsk e la pressione su Kostyantynivka. Ma il fronte è instabile, le forze logorate, la strategia difensiva ucraina difficilmente sostenibile a lungo. Senza un cambio significativo – politico o militare – lo scenario più probabile non è una rapida risoluzione, ma una lunga erosione.
Nel frattempo, le trattative restano sullo sfondo. Finché ci sarà margine di guadagno territoriale, la diplomazia non tornerà centrale. Eppure, ogni giorno che passa, il prezzo umano cresce. Forse è questo il punto che più dovrebbe interrogare le coscienze: quanto altro tempo – e quante altre vite – possiamo permetterci di sacrificare prima che la pace torni a essere un’opzione reale sul tavolo delle trattative?
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