Ogm, è in Italia il riso fuori legge
Chi tace acconsente, oppure ha qualche tonnellata di riso da nascondere. Forse si spiega così lo strano silenzio dei produttori nostrani di riso, che in queste settimane, di fronte al dilagare in Europa del riso geneticamente modificato importato dagli Stati Uniti, e poi dalla Cina, hanno sempre detto che la faccenda non ci riguardava, oppure che gli ogm in fondo non sono niente male. E fa impressione sentirlo dire da Mario Preve, patron del Riso Gallononché presidente dell'Associazione Industrie Risiere Italiane (Airi). La faccenda, invece, ci riguarda eccome.
Il riso LL RICE601, sfuggito dai laboratori americani della BayerCropSciencenel 2001, è già arrivato in Italia da diversi mesi e molto probabilmente ce lo siamo già mangiato. E' vero che gran parte del riso importato dagli Usa - circa 60 mila tonnellate all'anno - viene lavorato per il mercato estero, ma è vero anche che tutti i produttori fino ad oggi avevano fornito rassicurazioni che si sono rivelate false. Di vero, per ora, ci sono solo le analisi condotte dai carabinieri dei Nas su disposizione del Ministero della salute su alcuni campioni arrivati dagli Stati Uniti nel periodo gennaio-luglio 2006 (quanto è successo dal 2001 ad oggi, in tutto il mondo, è facile immaginarlo). I risultati delle analisi effettuate all'Istituto zooprofilattico di Toscana e Lazio parlano chiaro. I due container che sono stati bloccati nel porto di Livorno il 13 settembre contenevano riso contaminato targato Bayer.Di più. Quel riso è già in circolo sul territorio nazionale. Nei prossimi giorni, ha affermato Gian Paolo Patta, sottosegretario al ministero della Salute con delega alla sicurezza degli alimenti, «tutto il riso delle partite analizzate sarà ritirato dal mercato e distrutto o rimandato nel paese di produzione». I dati sono allarmanti. Delle 12 partite di riso introdotte nel territorio nazionale ne sono state controllate otto (quattro erano già state spedite all'estero): sugli otto campioni analizzati, quattro sono risultati positivi, uno è risultato negativo e tre sono ancora sotto analisi. «Questo è il primo risultato che certifica ciò che era solo un sospetto - spiega Patta - e la situazione è molto delicata perché abbiamo la certezza che circolano ogm nel mercato italiano. Abbiamo dato l'allarme all'Unione europea». Patta, che per lunedì prossimo ha convocato a Roma una riunione con coltivatori e trasformatori, non capisce per quale motivo «l'industria italiana che lavora un prodotto di altissima qualità non abbia ancora rifiutato nettamente gli ogm».
Imporre sull'etichettatura la provenienza del riso potrebbe essere una delle soluzioni, ma di fatto significherebbe dare un colpo mortale alle esportazioni dei potenti contadini americani (12% della produzione mondiale). Altre soluzioni purtroppo non ce ne sono. E lo dimostrano le notizie sconcertanti che proprio ieri sono arrivate da Rotterdam, dove è stata intercettata una partita di riso con una falsa certificazione ogm-free. «Se le certificazioni non sono attendibili - ammette Patta - il problema è serissimo». Negli Stati Uniti c'è chi è disposto a fare carte false pur di introdurre riso geneticamente modificato in Europa, anche perché analizzare tutte le partite sarebbe un'operazione economicamente insostenibile: è per questo che le associazioni di coltivatori americani hanno citato in tribunale la Bayer, nel disperato tentativo di far passare la logica sacrosanta secondo cui chi inquina paga. Basterebbe questo per far crollare le multinazionali biotech che stanno investendo cifre colossali sugli ogm.
Greenpeace, molto ragionevolmente, chiede di «sospendere tutte le importazioni dagli Usa di riso a grana lunga, con o senza certificazione non-ogm». Ma significherebbe dichiarare guerra ad alcune delle lobby più influenti del pianeta. Coldiretti chiede al ministero della Salute di rendere noti i nomi e i luoghi di vendita dei campioni risultati positivi agli ogm di Bayer, e suggerisce di etichettare le confezioni indicando obbligatoriamente l'origine del prodotto. Il dilemma sarà affrontato nei prossimi giorni a livello europeo, ma non sembra di facile soluzione. Dopo anni di timide obiezioni e clamorose sudditanze nei confronti dei giganti dell'agroalimentare, come ottenere il rispetto della legge da parte dei paesi che esportano riso? Da una parte gli Stati Uniti, dall'altra la Cina.
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