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Il biologo sotto attacco non tollera alcuna soglia

Dopo la decisione della Commissione europea che ha imposto una soglia di contaminazione accidentale da Ogm dello 0,9%, gli oltre 45 mila produttori italiani del biologico chiedono una legge al Parlamento per evitare derive sul modello statunitense
25 luglio 2007
Fonte: Il Manifesto (http://www.ilmanifesto.it)

Liberi da ogni contaminazione da Ogm. Questo semplice diritto che produttori e cittadini-consumatori rivendicano in tutta Europa, viene continuamente attaccato dalla Commissione Europea che evidentemente risponde ad altre lobby. L’agricoltura biologica ha recentemente passato il suo momento di gloria al centro dei riflettori dell’opinione pubblica perché il Consiglio dei Ministri agricoli, su fortissima pressione della Commissione Europea ed ignorando un chiaro voto del Parlamento Europeo, ha deciso di introdurre dal 2009 sui prodotti biologici una soglia di contaminazione accidentale da Ogm fino allo 0,9%, così come avviene per quelli convenzionali. Tutto ciò è semplicemente inaccettabile: per il biologico non c’è altra opzione che la tolleranza zero da ogni contaminazione e deve essere chiaro a tutti che sia chi produce che chi lo consuma non accetterà mai che ci sia una contaminazione accidentale nel prodotto biologico. Non è ideologia, ma la realtà delle cose: il biologico è oggi libero da ogni contaminazione e questo dovrà essere garantito anche in futuro, ad esempio, tramite la legge sull’agricoltura biologica attualmente in discussione in Parlamento. Il cesto dei prodotti biologici che quotidianamente consumiamo è esente da ogni problema di contaminazione anche accidentale perché gli Ogm in commercio sono solo mais e soia principalmente usati per fare mangimi da una industria che ha a disposizione molti strumenti per evitarlo controllando la filiera di approvvigionamento. La lecitina di soia che si trova in molti prodotti trasformati è sempre garantita Ogm-free. Il cittadino che sceglie di comprare biologico deve stare dunque tranquillo. «Non è possibile mantenere la tolleranza zero per il biologico - sostiene la Commissione europea - perchè farebbe lievitare i costi di certificazione (più analisi) per i produttori ». Evidentemente altre sono le motivazioni perché nella nostra Europa, che si fonda sulla libertà di impresa, il danno commerciale è qualcosa di non tollerabile. Ma un danno commerciale (oltre che di integrità del sistema produttivo e di credibilità per il consumatore) si materializzerebbe in caso di contaminazione Ogm e il riconoscimento di questo banale assioma significherebbe che il produttore biologico potrebbe chiedere i danni a chi origina la contaminazione. Gli stessi piani di coesistenza fra colture Ogme Ogm-free che la Commissione sta imponendo a tutta Europa avrebbero dovuto tenere conto di questo importante limite. Innumerevoli sperimentazioni ci dimostrano la banalità della contaminazione fra i due sistemi, rendendo impossibile l’impiego di Ogm senza dover tenere conto del possibile rischio di risarcimento per il produttore bio.
Va detto che c’è stata anche un’azione di lobby degli importatori di prodotti bio che provengono da paesi extraeuropei, in particolare legati al settore mangimistico. Insomma, alcuni bottegai del biologico hanno il loro segreto interesse nello 0,9% e la posizione ambigua che ha tenuto parte delmovimento biologico europeo durante tutta la discussione sul regolamento ne è la dimostrazione più evidente. Questo palesa anche tutta la debolezza di un settore che, tuttora, dà troppo poco spazio agli interessi dei produttori a vantaggio di Enti di certificazione e distributori. La deriva del biologico statunitense ne è la palese manifestazione: laWal-Mart è divenuta il primo distributore di prodotti biologici negli Usa comprando prodotti bio dalla Cina alla faccia della filiera corta e del risparmio energetico, uno dei pilastri del vero biologico; o ancora, il fondatore della Whole food market, catena specializzata nella vendita del biologico, denunciato per le decine di comunicati falsi fatti sui blog per portare danno alla Wild Oats market, catena concorrente, acquisita nello scorso febbraio proprio dalla Whole food market grazie alla sua svalutazione. Questo è ilmodello che non deve passare, quello che vuole svalutare e banalizzare il biologico rendendolo un’altra etichetta a disposizione del sistema di produzione e distribuzione dominante, una semplice diversificazione del modello agrindustriale che detta legge, che nega la sovranità alimentare e che continua a lasciare oltre 850 milioni di persone alla fame. La Fao ha invece ben dimostrato che il biologico è una delle opportunità a disposizione per combattere la fame del mondo premiando i piccoli produttori altrimenti vittime di quei pacchetti tecnologici costosissimi che portano la famiglia contadina a livelli di indebitamento insostenibili.
Il biologico italiano è forte di oltre 45 mila produttori agricoli che pensano ad una nuova agricoltura al centro di un processo di innovazione produttivo basato sulla sostenibilità ambientale, l’etica e la qualità del lavoro. Unmodello che attorno alla produzione di cibo di qualità mantiene e custodisce paesaggio, presenza produttiva, cultura rurale, legami sociali e biodiversità. Dove il rapporto diretto con il cittadino consumatore è sempre un obiettivo prioritario. Un modello che spinge verso nuovi modelli di consumo. La grande Consultazione nazionale chiama gli italiani a pronunciarsi su un modello agroalimentare innovativo e libero da Ogm: oggi il bio italiano sta tentando di interpretarlo al meglio ed è già una risposta concreta a disposi di tutti

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