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Confronto pubblico sulla Ferriera

I servolani: non ci fidiamo più di nessuno

Metz: la Regione ha ignorato i pareri tecnici molto critici sui fumi. Inquinato il fondale marino. Sarebbe a rischio la stessa catena alimentare. I servolani: non ci fidiamo più di nessuno. Contestate Arpa e Azienda sanitaria: «Dovevano ritirarsi dal tavolo sull’Aia»
30 gennaio 2008
Gabriella Ziani
Fonte: Il Piccolo di Trieste

Ferriera Lucchini I residenti di Servola sono ormai cinici e stufi. Tirano dritto di fronte a tutto: «Ogni volta ne sappiamo più di prima ma il risultato è lo stesso, tutti se ne fregano, compriamo maschere antigas o ci pagate voi un posto in clinica?». Per paradosso, proprio Arpa e Azienda sanitaria che in materia di Autorizzazione integrata ambientale alla Ferriera hanno consegnato le relazioni più severe e critiche diventano oggetto di contestazione. I cittadini dimostrano di non fidarsi più di nessuno, nemmeno dei criteri con cui verranno fatte le analisi sul campione di abitanti: «Perché, con dati così allarmanti in mano, non vi siete ritirati dal tavolo dell’autorizzazione?».

Lo hanno detto ieri in Regione, dove il consigliere dei Verdi Alessandro Metz ha trasformato in megaconferenza una formale audizione due volte rinviata e dunque sostituita con altra formula ma identici invitati. Durissimo il report basato sulla sintesi di un enorme pacco di documenti. Il risultato? «Trascurati i pareri tecnici ampiamente negativi di Arpa e Azienda sanitaria. Trascurate le opposizioni tecniche degli uffici provinciali.

Trascurate le prescrizioni del ministero dell’Ambiente. Trascurate le mancate bonifiche del mare. Accettate senza verifica le assicurazioni di miglioramento tecnologico date dalla Lucchini». Servola vittima di una delibera regionale che ha concesso l’Aia alla Ferriera nonostante una provata situazione critica di aria, terra, acqua, suolo e rifiuti pericolosi?

Tre ore di analisi e dibattiti. Convocati in piazza Oberdan istituzioni, enti, comitati, politici, e pure la Lucchini naturalmente, che non si è presentata. C’erano l’Arpa col direttore del Dipartimento di Trieste, Stelio Vatta, e Italo Pellegrini e Renato Villalta; l’Azienda sanitaria col direttore del Dipartimento di prevenzione, Marina Brana, il responsabile dell’unità Sicurezza sui posti di lavoro, Valentino Patussi, e una terza dottoressa; l’assessore all’Ambiente di Trieste, Maurizio Bucci, col dirigente di settore; da Muggia una rappresentante del servizio Ambiente del Comune e un membro della commissione comunale Ferriera; c’erano Wwf, Legambiente, Servola respira, La tua Muggia, residenti, e i sindacati interni.

Metz ha citato la delibera regionale di dicembre che definisce «non ostativi» quei pareri tecnici così severi. Dove si dimostra che l’iquinamento in aria è cresciuto ancora nel 2006 e si è mantenuto oltre i termini di legge fino a dicembre 2007. E che «senza un piano complessivo dell’aria non è possibile misurare le emissioni della Ferriera né eventuali miglioramenti».

L’Arpa ha anche scritto che non vi sono dubbi sul fatto che gli inquinanti provengono proprio dalla fabbrica, perché i picchi di sostanze nocive coincidono con l’uscita di fumi e con malesseri della popolazione, direttamente constatati e messi a verbale. L’Azienda sanitaria - di fronte anche alle pesanti contestazioni dei cittadini presenti, e dicendosi ancora all’oscuro del documento autorizzativo - è insorta: «Se questo dice la delibera, faremo dei passi». L’Arpa ha aggiunto: «Ne parleremo col direttore generale». Fabio Gemiti del Wwf: «Si autorizza rimandando al futuro migliorie che dovevano precedere l’Aia». Lino Santoro (Legambiente): «Una autorizzazione a delinquere».

L’Azienda sanitaria ha così dovuto spiegare che «i tecnici» danno un parere tecnico. Patussi è sbottato: «Metz non convochi noi, ma i suoi colleghi politici, che decidono». Vatta ha messo un altro peso sulla già pesante rappresentazione documentale: «Le ’’ migliori tecnologie possibili’’ che l’Aia impone non sono le migliori al mondo, ma solo in relazione alla situazione economica dell’azienda, e sono perciò concordate con gli industriali».

Nell’imponente rassegna sulle concentrazioni di metalli, idrocarburi, Pm10 e altre sostanze tratta dai documenti sono state rese note le analisi fatte dall’Autorità portuale sui fondali marini che hanno dimostrato sforamenti di piombo e diossine: «Non c’è evidenza - ha detto Metz - che vi sia stata bonifica, dunque c’è pericolo per la catena alimentare, e se è così si prefigura il reato di disastro ambientale».

Ci si è chiesti se sono rispettate le distanze minime da siti sensibili. Risposta: «No, a meno di 1000 metri in linea d’aria c’è anche il Burlo». Ci si è chiesti se partirà l’indagine sanitaria sull’accumulo di diossine. «No - ha risposto Brana -, la Regione non ha ancora dato i soldi». Ci si è chiesti se la Ferriera rispetta la legge Seveso: «Una commissione guidata dal prefetto - ha detto l’Arpa - sta per fare un sopralluogo». A nome dei lavoratori il sindacalista: «Purtroppo alla Ferriera siamo in 527 che non sappiamo dove andare: a Trieste non c’è un altro posto di lavoro».

Polveri sottili: dal 2010 i limiti diventano più rigidi

Chi contrasta il fatto che alla Ferriera sia stata concessa l’Autorizzazione ambientale in presenza di inquinamento pesante in aria (Pm10, benzene, benzoapirene), nel suolo (scarti di lavorazione che non risultano rimossi) e in mare (piombo, diossine, idrocarburi), nei depositi di rifiuti («paraventi di due metri a fronte di mucchi alti 12»), fa anche presente - e ieri in Regione è stato ricordato da più interlocutori - che a breve cambieranno le norme in senso più restrittivo. Se oggi sono consentiti 35 sforamenti all’anno di polveri sottili (e a Servola se ne sono registrati anche 20 nell’arco di due soli mesi) dal 2010 il limite massimo sarà di soli 7. Se la media annuale oggi ha un massimo in 40 microgrammi per metro cubo, dal 2010 sarà di 20.

La domanda che anche l’Arpa ha sotteso nella sua relazione finale nell’ambito delle procedure per l’Autorizzazione integrata ambientale è se la Ferriera sarà in grado di mettersi in regola, posto che oggi «afferma - è stato ricordato - di aver già ottemperato a quasi tutti gli obblighi imposti, mentre l’inquinamento è rimasto stabile». Dubbi sono stati sollevati, nel dibattito di ieri in Regione, anche sul fatto che gli enti chiamati a intervenire come prescrittori si sono basati soprattutto sulla relazione stilata dall’ingegner Marco Boscolo per la Procura della Repubblica, al quale - nell’ambito del procedimento giudiziario - era stato richiesto di analizzare solamente la situazione dell’aria, e non quella dei suoli e del mare, che invece è esplicitamente richiesta dalla legge istitutiva delle Aia.

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