Frutti di mare contaminati da diossine e PCB, preoccupazione per il Mar Piccolo a Taranto
Dopo le pecore e le capre, a Taranto sono le cozze a superare i limiti per le diossine e i policlorobifenili (PCB). A darne l'annuncio è il Fondo Antidiossina Taranto che ha fatto analizzare alcuni molluschi del Mar Piccolo presso il laboratorio INCA (Consorzio Interuniversitario Nazionale di Chimica per l'Ambiente) di Venezia, uno dei pochi in Italia in grado di compiere queste analisi sofisticate. “Tengo a precisare che si tratta di prelievi da fondali inquinati, dove il movimento di acque torbide ha probabilmente contaminato ostriche, cozze San Giacomo e cozze pelose”, dichiara Fabio Matacchiera, presidente del Fondo Antidiossina Taranto, una onlus che in questi mesi ha raccolto donazioni per monitorare l'inquinamento da diossina.
Dopo aver fatto analizzare il latte materno e le lumache, riscontrando valori molto alti di diossina, l'attenzione di questo gruppo di cittadini si è rivolta al mare, di cui Fabio Matacchiera è un esperto. Essendo anche un nuotatore, si è immerso nel Mar Piccolo e ha prelevato dal fondale dei molluschi bivalvi che hanno la caratteristica di essere organismi filtratori in quanto trattengono gli inquinanti in sospensione. “I valori emersi superano i limiti di legge – ha illustrato Fabio Matacchiera – in quanto diossine e PCB raggiungono i 13,5 picogrammi per grammo quando la legge fissa un limite di 8. Le analisi destano non poca preoccupazione dato che le norme per pesci e molluschi sono meno restrittive rispetto a quelle per la carne di ovini, caprini, bovini e suini. Mangiando 100 grammi di questi molluschi si supera di 9 volte la dose tollerabile giornaliera di diossine e PCB se consideriamo una persona del peso di 70 chili. Una donna di 50 chili invece supera di 13 volte la dose tollerabile giornaliera”.
La Procura della Repubblica di Taranto ha immediatamente incaricato la Capitaneria di Porto di raccogliere informazioni e si prevede l'apertura di un nuovo fascicolo per inquinamento ambientale.
E' la seconda volta che un'associazione a Taranto riscontra uno sforamento dei limiti di legge per gli alimenti dando alla magistratura l'occasione per intervenire. Nel marzo del 2008 fu PeaceLink a riscontrare valori di diossine e PCB superiori ai limiti di legge facendo analizzare un pezzo di pecorino locale. “Nel campione che facemmo analizzare fu riscontrato un quantitativo di diossine e PCB pari a 975 picogrammi per 100 grammi di formaggio; con quel quantitativo si superava la dose tollerabile giornaliera di quasi 7 volte per un uomo di 70 chili e di quasi 10 volte per una donna di 50 chili. Nel campione di frutti di mare si va ben oltre raggiungendo addirittura 1314 picogrammi di diossine e PCB per 100 grammi. Queste sostanze si bioaccumulano nell'organismo, costituendo un rischio non solo cancerogeno ma anche genotossico. Hanno cioè il potere di modificare il Dna che trasferiamo ai nostri figli”.
La presenza di diossine e PCB presenta un rischio ulteriore in quanto pesci come orate e saraghi si nutrono dei mitili del fondale. Si potrebbe così attivare un fenomeno di “biomagnificazione”, il quale si somma a quello di bioaccumulazione nell'uomo. “Non vogliamo fare allarmismo – specifica Fabio Matacchiera – ma offriamo i nostri dati alle autorità competenti, in primo luogo Arpa e Asl, perché svolgano indagini più approfondite”.
Il Fondo Antidiossina Taranto ha annunciato che mercoledì prossimo convocherà una conferenza in cui interverrà il dottor Stefano Raccanelli, esperto di diossina e direttore del laboratorio INCA di Venezia. La conferenza potrà essere seguita da tutti in streaming tv tramite web.
d.m.
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