Salute bene indisponibile
In un suo recente intervento su Nuovo Quotidiano il prof Federico Pirro ha sostenuto che le associazioni ambientaliste esercitano a Brindisi un «non ammissibile diritto di veto sul futuro industriale dello sviluppo cittadino».
Per il docente di storia industriale dell’Università di  Bari le associazioni ambientaliste, non avendo ricevuto un mandato  elettorale, non possono opporsi all’industrializzazione o meglio al  protrarsi di un certo modo di fare industria sul territorio brindisino.  La critica contiene l’invito implicito a misurarsi in campagna  elettorale per ottenere la necessaria, a parer suo, legittimazione.
Il  dott. Michele di Schiena ha fornito sulle stesse pagine una risposta  sul piano giuridico e politico agli argomenti di Pirro, ricordando che  l’opposizione al rigassificatore è stata unanimemente approvata dai  consigli comunale, provinciale e regionale, che la libertà di esprimere e  diffondere opinioni da parte di cittadini singoli ed associati trova  legittimazione nella Costituzione e che il denunciato diritto di veto in  realtà non esiste.
La tesi di Pirro in effetti è un fantasma. Il primo di una serie che sicuramente i poteri forti operanti sul territorio, in combinazione con settori politici e sindacali amici, metteranno in campo nei prossimi due mesi di campagna elettorale. I fantasmi servono a spaventare e quale migliore strumento della paura, per governare masse spesso non pienamente consapevoli della complessa realtà delle situazioni in discussione! La paura di pericoli inesistenti è un potente strumento di controllo sociale: paura del default, dell’art. 18 e, venendo al nostro tema, della chiusura delle fabbriche inquinanti a causa degli ambientalisti. Questo indistinto “nemico del futuro industriale” che sono gli ambientalisti diventa il “capro espiatorio” della crisi del sistema industriale incapace, da decenni ormai a Brindisi, di soddisfare l’offerta di lavoro e contrastare l’emigrazione lavorativa.
Un simile meccanismo (o dispositivo, per dirla con i sociologi) si mette in moto anche con le più recenti notizie diffuse dalla LNG sull’abbandono del progetto rigassificatore la cui responsabilità ricade sempre sugli ambientalisti. Sicuramente un fantasma si genererà per la dispersione di carbone sui terreni e nelle case degli agricoltori abitanti nei pressi della centrale di Cerano. E chissà cos’altro ancora.
A parere di chi scrive l’ambientalismo oltre ad essere una definizione indistinta e funzionale alla creazione del “capro espiatorio” è una ideologia che nasce in ambito capitalistico operando una disgraziata separazione tra salute e ambiente. Sembrerà incredibile ma la tesi del prof Pirro è una delle tesi dell’ambientalismo egemone, quello che inaugurato alla fine degli anni ’70 da Friedman, teorizza la necessità di regolare l’inquinamento affidandosi alla legge del mercato. I suoi principi sono: l’ambiente deve avere un costo, le responsabilità sono dei consumatori che non rinunciano ai consumi, non si deve applicare il "comando-controllo" pubblico sulle emissioni industriali, le regolamentazioni devono avvenire tramite "mercato", "chi inquina paga" (poco, e intanto può inquinare) ed infine la tesi del prof Pirro, I "Comitati" dei cittadini prevaricano la politica.
Una vera svolta si potrebbe avere solo  ponendo al centro la questione salute, non nel modo di questi giorni, in  cui si invocano “leggi per Taranto” e “leggi per Brindisi”, medicazioni  tardive per le vittime e profittevoli per l’industria sanitaria, come  quella della green-economy, gestita sempre dagli stessi capitani che  hanno causato le epidemie, ma nel senso della vera prevenzione, come  allontanamento delle nocività dagli uomini. 
Ponendo l’accento sulla  salute, principio fondamentale sancito della Costituzione, non c’è più  margine di negoziazione per qualsiasi classe politica o delega a  negoziare: si tratta di un diritto indisponibile.
Se gli uomini, le  donne, i lavoratori, e soprattutto i bambini in carne ed ossa con il  loro diritto alla salute diventeranno indisponibili alla trattativa tra  la politica e l’industria, i fantasmi si dissolveranno e verrà fuori la  concreta realtà. Spandere veleni sui lavoratori e sui bambini sarà forse  una violenza involontaria e discreta ma ugualmente cruenta ed  intollerabile. 
Scriveva Giuseppe Dossetti, politico e poi monaco:  “quando i poteri pubblici violano le libertà fondamentali e i diritti  garantiti dalla Costituzione, la resistenza all’oppressione è un diritto  e un dovere del cittadino”. Ed il teologo pastore Dietrich Bonhoffer,  morto in campo di concentramento: “Quando un pazzo lancia la sua auto  sul marciapiede, io non posso, come pastore, contentarmi di sotterrare i  morti e consolare le famiglie. Io devo, se mi trovo in quel posto,  saltare e afferrare il conducente al suo volante."
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