Discorso all'ONU
La magistratura a Taranto ha processato e condannato in primo grado quelli che ha ritenuto i responsabili dell'inquinamento, dell'avvelenamento delle sostanze alimentari con la diossina, del disastro ambientale e degli impatti sanitari inaccettabili sui lavoratori e sui cittadini.
Sono stati condannati a pene durissime per i reati compiuti fino al 2012.
Dopo il 2012 si sarebbero dovuti fermare gli impianti per ordine della magistratura.
Ma il potere politico ha legiferato per fermare la magistratura e con apposite leggi salva-ILVA ha fatto proseguire la produzione nonostante si sapesse - con precisi dati scientifici - che quegli impianti causavano "malattia e morte".
Per questa prosecuzione della produzione hanno approvato un apposito scudo penale che rendeva non processabili i gestori degli impianti. E così oltre quaranta nostri esposti alla magistratura, presentati dopo il 2012, sono stati archiviati per via di questo scudo penale.
Oggi sappiamo che dopo il 2012 si sono registrati eccessi di mortalità nei quartieri più vicini alle emissioni inquinanti dell'ILVA. Questi eccessi di mortalità sono avvenuti al ritmo di circa cento morti in più all'anno rispetto all'atteso, calcolato su base regionale.
Se prima del 2012 potevano anche dire che "non sapevano", adesso è chiaro ed evidente che tutto quello che è avvenuto, è avvenuto nella piena consapevolezza di consentire una strage ai danni della popolazione tarantina, una vera e propria Strage di Stato verso una popolazione scelta come vittima sacrificale di un sistema produttivo non sostenibile e omicida.
Per questo motivo i responsabili di tale Strage di Stato, che si è verificata anche dopo il 2012, andrebbero deferiti a un tribunale internazionale per crimini contro l'umanità. E l'Italia, il cui potere politico non ha agito per proteggere i cittadini ma viceversa per coprire la Strage di Stato, andrebbe annoverata fra le nazioni che adottano comportamenti da Stato Canaglia.
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