Terremoto ad Haiti: un governo mondiale per gestire le catastrofi umanitarie e ambientali

24 gennaio 2010

Il recentissimo terremoto di Port-au-Prince ha dimostrato la mancanza di un coordinamento seppur minimo tra tutte le nazioni del mondo per intervenire e aiutare, nell'emergenza, il popolo haitiano.

Ogni governo nazionale ha attivato un piano di aiuti in modo del tutto autonomo arrivando sul posto e decidendo di volta in volta il da farsi senza una strategia complessiva che consentisse di coprire e di assistere l'intera popolazione della capitale haitiana.

I reportage televisivi, e in particolare quello di Lucia Annunziata nella puntata speciale di "In mezz'ora" dedicata al più grave disastro umanitario degli ultimi anni, hanno mostrato chiaramente come intere zone di Port-au-Prince siano state escluse dagli aiuti e dall'assistenza.

After the 2010 Haiti Earthquake, people in the Port-au-Prince neighborhood of Bel-Air attempt to collect goods left in evacuated houses.

Guido Bertolaso, inviato sul posto dal Governo italiano per coordinare le operazioni di soccorso, e intervistato durante la trasmissione domenicale di Rai3, ha affermato di essere rimasto sorpreso di non aver trovato nessun tipo di coordinamento e che tale ruolo avrebbe dovuto essere assunto dalle Nazioni Unite. Per questo motivo propone di fare "un vertice internazionale, a livello dell'Onu, per stabilire come gestire questo tipo di emergenze nel mondo".  Lo stesso responsabile statunitense degli aiuti umanitari ad Haiti ha ammesso la poca efficacia dell'intervento Usa davanti all'immane tragedia.

Partendo da queste considerazioni sarebbe auspicabile che l'esperienza negativa del post-terremoto haitiano porti i governi dei paesi più ricchi, a cominciare dai membri del Consiglio di Sicurezza dell'Onu, a prendere le necessarie e conseguenti decisioni.

Ovvero decidere di delegare una parte della propria sovranità a un governo democratico mondiale sotto l'egida dell'Onu, responsabile di fronte all'Assemblea generale, in quei settori o ambiti nei quali gli stati nazionali divisi hanno dimostrato di non essere in grado di dare risposte efficaci. L'ultima dimostrazione, in ordine di tempo, di tale inefficacia l'abbiamo avuta al vertice sul clima di Copenhagen dove dopo due settimane di incontri e confronti i leader di oltre cento paesi non sono riusciti a trovare un accordo minimamente soddisfacente per ridurre le emissioni di CO2 causa prima del riscaldamento del pianeta.

La domanda che si pone a coloro che hanno un ruolo di leadership nei partiti politici, a coloro che governano gli stati nazionali e agli intellettuali che riflettono sul futuro del mondo è la seguente:

"A quante altre disgrazie dovremo assistere, ed anche subire, prima di ammettere l'inutilità della divisione politica del mondo in stati nazionali, solo formalmente, sovrani e di lavorare per superare tali divisioni a favore di integrazioni federali a livello regionale e a livello planetario ?"

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