PeaceLink Intervista Djordje Vidanovic

[[Img853]]Intervista a Djordje Vidanovic, Docente di Linguistica presso l'Università di Nis e corrispondente di PeaceLink durante i bombardamenti della NATO.
11 ottobre 2000
Associazione PeaceLink

PeaceLink: Questi ultimi giorni sono stati molto importanti per la storia e il futuro della Jugoslavia. Descriveresti la rivolta del 5 ottobre come una "rivoluzione"?

Djordje: In un certo senso è una rivoluzione, direi incruenta: ci sono stati solo due morti. Una ragazza è caduta da un trattore in piazza ed è rimasta uccisa, e un uomo di mezza età, forse per la troppa emozione e per l'intensità degli eventi, ha avuto un infarto; circa 80 feriti, la maggioranza dei quali è stata dimessa dagli ospedali nel giro di poche ore. E' stata una rivoluzione a condizione che se ne accetti una definizione semplice, secondo cui una rivoluzione sarebbe una sostituzione improvvisa di un sistema politico con un sistema politico diverso. Nella fattispecie, il cosiddetto socialismo che si attribuivano Milosevic e i suoi fiancheggiatori è stato sostituito dal sistema ancora indefinito, ma decisamente democratico della DOS (direi che è democratico, a giudicare dai suoi programmi e dalle persone che si trovano nelle più alte cariche).

PCK: Alcuni media italiani hanno descritto gli eventi del 5 ottobre come "una rivoluzione pacifica". Pensi che sia stata davvero "pacifica"? Alcuni giornalisti hanno sostenuto che diversi negozi sono stati distrutti e molte persone picchiate. E adesso cosa succederà ai sostenitori di Milosevic?
Davanti al municipio di Belgrado
D: Ci sono stati vari furtarelli (ai danni di chioschi e negozi di alimentari), ma solo per un paio d'ore, in quella notte di putiferio. Hanno rotto molte finestre, specialmente quelle degli uffici belgradesi del Partito Socialista Serbo - che peraltro è il partito più temuto e odiato del paese, il solo partito che avesse una sua polizia e l'unico ad avere degli squadristi. In questo momento, comunque, la situazione sembra essere sotto controllo e non ci sono stati saccheggi. Ad ogni modo, c'è ancora qualche rappresaglia: soprattutto cittadini che a quanto sembra si stanno sfogando sui funzionari del Partito Socialista e sui loro uffici. I funzionari della DOS continuano a ripetere a gran voce che non bisogna prendere misure punitive contro gli oppositori, ma ahimé, invano. La paura e l'umiliazione represse in questi anni hanno arrecato troppo dolore perché non lo si sfogasse. Comunque sembra che la situazione si stia ridimensionando.

PCK: E' vero, come una lettrice ha scritto in una lettera al quotidiano nazionale Liberazione, che durante la rivolta del 5 ottobre, i manifestanti portavano, tra le altre cose, anche simboli e bandiere dei cetnici? In questo caso, che interpretazione dai di questa presenza?

D: Un piccolissimo, direi trascurabile numero. Sì, questi ributtanti simboli significano ancora qualcosa per alcuni (fortunatamente per pochissimi). E' come in Germania e in Austria, dove alcuni ancora si attaccano a simboli come la svastica, la camicia nera ecc.

PCK: Kostunica ha accettato finanziamenti dai paesi occidentali per la sua campagna elettorale? ha comunque specificato che non intende sottomettersi all'autorità degli Stati Uniti o del Fondo Monetario Internazionale. Pensi che sia una garanzia che non servirà gli interessi degli statunitensi, com'è avvenuto in altri paesi dell'Est Europeo? Qual è il sentimento del popolo jugoslavo in questo senso?

D: Kostunica non ha mai preso soldi da Washington, né da altri paesi dell'Europa Occidentale. Se c'erano di mezzo dei soldi, forse sono quelli investiti dagli emigrati della diaspora serba. Non ho notizie di finanziamenti statunitensi nelle casse della DOS per la sua campagna. Le ONG di qua hanno preso un po' di aiuti da altre ONG europee, ma sono stati usati per organizzare la campagna contro l'astensionismo. Comunque, ad esempio, mia moglie e mia figlia, che appartengono ad una ONG, hanno partecipato gratis a questa campagna, non hanno preso una lira. Il presidente Kostunica, inoltre, ha idee molto chiare sul Tribunale dell'Aja: lo vede cioè come il solito strumento politico di coercizione. Non crede che sia un organismo giudiziario come si deve. E' anche molto riluttante ad accettare l'autorità assoluta degli USA e del loro FMI. Ho l'impressione che le sue intenzioni siano principalmente in ambito europeo: l'integrazione all'Europa e la coesistenza pacifica con i paesi confinanti.

Anche i più piccoli in piazza PCK: Alcuni media occidentali hanno detto che Kostunica è un nazionalista, pur tenendo conto del fatto che esistono vari nazionalismi. In che senso si può dire che Kostunica è un nazionalista?

D: E' semplicemente un patriota serbo, un democratico, un costituzionalista di prim'ordine e un docente universitario molto rispettato. Se fate equivalere il patriottismo al nazionalismo, allora avrete dei nazionalisti dappertutto.

PCK: Cosa pensi della dichiarazione di Kostunica secondo cui "ogni qualvolta gli USA hanno avuto bisogno di una guerra, Milosevic gliel'ha servita?"

D: Penso che non fosse fuori strada.

PCK: E cosa pensi del rifiuto da parte di Djukanovic di riconoscere Kostunica come presidente?

D: Penso che Djukanovic abbia preso una decisione molto sbagliata quando ha insistito perché il Montenegro non partecipasse in massa alle elezioni - a prescindere dalle pressioni di Milosevic e a prescindere dal modo spericolato che aveva Milosevic di emendare la Costituzione. Djukanovic avrebbe dovuto entrare in coalizione con la DOS (gliel'hanno anche proposto, e lui ha rifiutato). Ora sembra emarginato. Ma non c'è niente da stupirsi, anche perché il suo passato non è tutto rose e fiori, dato che è stato anche coinvolto in affari oscuri, alcuni dei quali con lo stesso Milosevic.

PCK: L'opposizione Democratica della Serbia è riuscita nel suo primo e principale intento, ossia sconfiggere Milosevic. La coalizione però è molto vasta ed eterogenea, e adesso comprende addirittura Seselj. Come pensi che Kostunica riuscirà a conciliare tutti questi partiti diversi all'interno della DOS?

Tutti in piazza D: Nella coalizione NON c'è Seselj, ma quando mai!!! Vi prego non lasciatevi indurre in quell'errore. Sono più lontani che mai da Seselj. E poi sembrano abbastanza compatti, quindi non mi preoccuperei poi tanto dell'unità.

PCK: Si è parlato molto di brogli elettorali: ci sono stati davvero o è stato solo un tentativo? Sei in grado di darci le percentuali esatte della vittoria di Kostunica e dirci qualcosa su queste cifre?

D: Ci sono stati talmente tanti brogli da parte del Partito Socialista Serbo che mi veniva voglia di vomitare. Comunque: Kostunica ha quasi il 52,5% e Milosevic circa il 35% e questa è una vittoria schiacciante, tenendo conto anche della pressione dei media: Milosevic governava stampa e televisioni. C'erano solo alcune città, tra cui Nis, dove abito, che avevano reti televisive indipendenti e potevano avere tutte le notizie alla TV.

PCK: E come spieghi il comportamento della Corte Costituzionale?

D: I membri della Corte Costituzionale erano fiancheggiatori di Milosevic, peraltro un gruppetto di vecchi rincitrulliti, nient'altro che burattini nelle mani di Milosevic. A me fanno solo pena.

In piazza PCK: In seguito alla vittoria della DOS, l'Unione Europea ha iniziato a togliere le sanzioni che hanno strangolato la Jugoslavia negli ultimi anni. Quali sono le priorità per la ricostruzione, per l'apertura del commercio e per altre relazioni con l'Occidente? Quale ruolo dovrebbero assumere adesso le associazioni e ONG italiane che hanno lottato contro le sanzioni, quando queste verranno formalmente abolite?

D: L'Italia è amata in Serbia, da sempre. L'Italia dovrebbe aiutare la gente di questa nuova Jugoslavia, specialmente Kostunica e il suo governo. Scommetto sull'integrità morale di Kostunica e se posso fare una proposta, suggerisco che sia l'Italia ufficiale, sia il mondo dell'associazionismo italiano lo aiutino. Il suo governo sarà uno dei più illuminati di questa parte dell'Europa: la maggior parte sono persone molto colte, beneducate e intelligenti, di cui sono fiero.

PCK: Grazie a questo cambiamento, che molto probabilmente condurrà all'abolizione delle sanzioni, la Jugoslavia può tornare a respirare. I giovani potranno tornare a sperare in un futuro migliore e quelli che sono emigrati all'estero forse torneranno a costruire il loro futuro nella loro nazione. Qual è l'atmosfera che si respira e più in particolare, in che cosa spera il popolo della Jugoslavia per il futuro?

D: C'è un clima di euforia e tanta buona volontà. Incredibili, l'ottimismo e la gioia. La Serbia adesso è proprio di buonumore. La gente sorride. La vita non è altrove, adesso. E' in Serbia. E' così che ci sentiamo.

Note: Intervista raccolta, redatta e tradotta da Sabrina Fusari

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