Tom Benetollo, dieci anni dopo il lampadiere illumina ancora il nostro cammino
Il 2014 è l’anno di una ricorrenza storica tra le più importanti: esattamente cent’anni scoppiava la Prima Guerra Mondiale, la “Grande Guerra” che diede l’avvio alle disumanità e alle atrocità del Novecento. L’inutile strage avviò la stagione perenne delle “guerre moderne”, quelle dove oltre il 90% delle vittime sono civili, dove intere città vengono bombardate e i massacri sono continui. Iniziò una scia di sangue, morte, devastazione che non è mai più finita. Apparentemente inarrestabile. Ma proprio dalle trincee di quella Guerra, dalle atrocità di quegli anni, nacque la consapevolezza – crescente sempre più nei decenni – che o l’umanità prima o poi porrà fine alle guerre o le guerre porranno fine prima o poi all’umanità. Mentre gli eserciti continuavano a marciare e bombardare e la teoria bellica di Von Clauzewitz ad essere costantemente applicata, gli animi più nobili e appassionati si sono incontrati e hanno cominciato a lavorare costantemente perché il giorno in cui la guerrà sarà tabù possa giungere. Mentre la disumanità si spingeva sempre più oltre nelle sue atrocità, l’umanità tentava di riannodare i suoi fili.
Scrisse alcuni anni fa Marco Revelli che “decine, forse centinaia di migliaia di donne e di uomini sono al lavoro, negli interstizi del disordine globale, per riannodare i nodi, ricucire le lacerazioni, elaborare il male” ed ovunque nel mondo “nel cuore di Kabul come nelle banlieux di Parigi, o negli slum di New York o di Londra, tra le macerie di Grozny e la polvere di Mogadiscio” sono essi “l'unico embrione, fragile, esposto, di uno spazio pubblico non avvelenato o devastato nella città planetaria”. Dieci anni fa uno di questi “embrioni”, tra i più attivi, appassionati, lungimiranti, ebbe un malore durante un incontro a Roma convocato da Il Manifesto: il 20 Giugno 2004 lasciava prematuramente questa terra il Presidente Nazionale dell’Arci Tom Benetollo. Lo ricordo ancora, durante quella che è tragicamente diventata la sua ultima Marcia Perugia-Assisi, quando apparve davanti alle telecamere del tg3, bandiera della Pace sulle spalle. La giornalista sembrava scomparire davanti alla mole di quel gigante apparso improvvisamente all’orizzonte. Ma la vera mole di Tom Benetollo non era quella fisica, era quella morale, era quella dell’impegno. Quella bandiera caricata sulle spalle è la plastica rappresentazione di tutta una vita dedicata alla politica e all’impegno civile. Senza mai cercare inutili riflettori e passerelle, senza chiasso e rumore. “Il tempo del cambiamento è ora” e lui quel tempo lo costruiva quotidianamente. Le parole di Revelli descrivono perfettamente la sua storia. Una storia che lo ha portato ad essere punto di riferimento dell’arcipelago pacifista e della sinistra, da Comiso alla ex Jugoslavia, da Genova ai Social Forum e al “popolo della bandiere della Pace” contro la guerra in Iraq, passando per la nascita del Forum del Terzo Settore, di Banca Etica e di tantissime altre reti, realtà, comunità, iniziative culturali e sociali nelle quali ancora oggi l’Arci è in prima linea. Scrisse ad un’amico dell’Arci in una lettera “In questa notte scura, qualcuno di noi, nel suo piccolo, è come quei “lampadieri” che, camminando innanzi, tengono la pertica rivolta all’indietro, appoggiata sulla spalla, con il lume in cima. Così il lampadiere vede poco davanti a sé, ma consente ai viaggiatori di camminare più sicuri. Qualcuno ci prova. Non per eroismo o per narcisismo, ma per sentirsi dalla parte buona della vita…” Quella notte scura lui la visse nella ex Jugoslavia martoriata dalla guerra civile, costruendo dal basso quel che le grandi cancellerie europee e di tutto l’Occidente non sapevano (o non volevano) fare. Soccorrendo la popolazione civile, facendo da scudi umani alla popolazione inerme (son quelli gli anni del sacrificio di Gabriele Moreno Locatelli, della Marcia dei 500 a Sarajevo), costruendo ponti di pace, solidarietà ed umanità. Subito prima di dire “scusate compagni, non mi sento bene…” e di subire il malore che si stava preparando a strapparcelo via stava ricordando proprio quegli anni, gli Anni Ottanta di Comiso e gli Anni Novanta del pacifismo impegnato della ex Jugoslavia, rivendicando il valore di quell’impegno che coinvolse una generazione che poi si ritrovò sulle strade di Genova e di tutto il mondo contro il capitalismo, le guerre, sui percorsi di “un altro mondo possibile”. E Tom Benetollo fu uno dei “lampadieri” più importanti da presidente dell’Arci, orgoglioso degli oltre 5000 circoli e almeno 1 milione e 100mila soci impegnati in mille vertenze, iniziative, movimenti, reti.
I giorni precedenti il decimo anniversario della scomparsa di Tom Benetollo sono iniziati con l’elezione della nuova Presidenza Nazionale dell’Arci. E’ l’omaggio più appassionato e intenso, più vero che gli si possa fare: proseguire il cammino e l’impegno civile, sociale, politico sul quale lui ci ha preceduto. La sua morte, le sue parole mai finite, sono forse, chissà, un segno del destino. Un cammino interrotto improvvisamente, come a indicarci a tutti che tocca a noi continuarlo. E' una sfida importante per la sinistra come per il pacifismo, per gli amici della nonviolenza come per il popolo della solidarietà.
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