Diritti dei migranti, serve un milione di firme
ROMA - Comincia il semestre caldo del “Comitato diritti senza confini”, nato per spingere l’Unione alla ratifica della convenzione Onu sui diritti dei migranti e dare la cittadinanza europea a tutti i residenti negli stati membri. Obiettivo, raccogliere un milione di firme in tutta Europa tra aprile e ottobre per riconoscere ai “residenti non cittadini” - come sono stati definiti i migranti nel corso dell’incontro di presentazione dell’iniziativa, lunedì 14 marzo a Roma - pieni diritti. Per farlo, il comitato promotore – formato da personalità del mondo della cultura, della politica, dei sindacati, dell’associazionismo, dei movimenti – sceglie di guardare alla “base”, e di ingaggiare tutta la popolazione dei 25 stati membri in una “battaglia europea di civiltà”, a vantaggio dei 19 milioni di migranti che oggi ci vivono. Altri incontri per illustrare le finalità del progetto “diritti senza confini” si terranno nei prossimi giorni a Milano, Firenze, Napoli, mentre la campagna per la promozione della raccolta di firme è già cominciata in Francia e in Spagna, promossa dalla Lega per i diritti dell’uomo.
Due petizioni, molti diritti
Due le petizioni che partiranno ai primi del mese prossimo in tutti gli stati membri, con modalità che il comitato ancora deve definire. “Si tratterà – spiega Piero Soldini, responsabile immigrazione della Cgil – di coordinare le iniziative che saranno organizzate dagli aderenti al comitato, magari approfittando dei meeting estivi e delle manifestazioni che molti dei soggetti aderenti hanno già in programma. Alcuni posizioneranno dei tavoli nell’ambito delle loro manifestazioni di piazza, altri raggiungeranno i lavoratori nelle fabbriche e nei luoghi di lavoro, altri ancora cercheranno di raggiungere gli immigrati non organizzati nelle stazioni, nelle piazze, e dove si danno appuntamento, altri sceglieranno di avvalersi della loro rete associativa per raggiungere italiani e non. Ciò che importa è riuscire attraverso la presentazione delle firme a trasformare un’istanza politica di cui si discute da anni in una battaglia a-partitica concreta”.
Partecipare (firmare) è facile
“Non occorrono permessi di soggiorno o certificati di residenza per gli stranieri che vogliano partecipare – precisa Filippo Miraglia dell’Arci – perché chiunque, in base al regolamento che disciplina le iniziative popolari dirette al parlamento europeo, può firmare. Basta specificare la propria nazionalità. Vogliamo che i candidati alle prossime elezioni – dice Filippo Miraglia dell’Arci – si esprimano sulle questioni sollevate dal comitato e che prendano una posizione chiara al riguardo”. “D’altronde – aggiunge il segretario della Commissione diritti umani del Senato, Francesco Martone, dei Verdi – le Regioni potrebbero legiferare in base ai principi contenuti nel Trattato sui diritti dei lavoratori migranti e costringere così il governo a recepirne i principi. Loro, ma anche gli altri enti amministrativi”. “Gli statuti regionali e quelli comunali – spiega ancora Roberto Musacchio del Prc – sono uno strumento molto importante per arrivare all’uguaglianza tra tutti i cittadini, e lo dimostra la battaglia intrapresa dal governo contro il Comune di Genova che ha esteso il diritto di voto agli immigrati”.
Una conseguenza, quest’ultima, cui molti degli intervenuti al dibattito hanno fatto riferimento. In particolare Franco Russo, del Social Forum, per il quale “la campagna politica per la cittadinanza europea non inciderà ancora sulla sui diritti di cittadinanza nei singoli stati, ma sarà una spinta decisiva all’affermazione dei diritti sopranazionali di tutte le persone che in Europa sono oggi solo titolari di doveri”. Spiega Annamaria Rivera, militante antirazzista, docente di antropologia all’università di Bari: “I trattati di Maastricht e di Amsterdam garantiscono agli europei alcuni diritti che saranno finalmente garantiti ai migranti con l’estensione della ‘cittadinanza residenziale’: quelli di circolazione negli stati membri, di voto e di eleggibilità nelle sedi amministrative ed europee, di promuovere petizioni, di ricorrere presso i tribunali europei, quelli riconosciuto dalla Carta di Nizza, sui diritti della persona, alla salute, al lavoro, alla dignità”.
Cittadinanza europea, il futuro
Nel giorno in cui anche dall’Onu arriva la raccomandazione diretta all’Italia per la ratifica della Convenzione per la tutela dei lavoratori migranti, definita una questione “scontata, di assoluta necessità” dal presidente di Magistratura democratica intervenuto all’incontro, Livio Pepino, gran parte dell’attenzione del comitato si è concentrate proprio sul nodo della cittadinanza europea, anche in previsione dell’appuntamento del 19 marzo a Bruxelles, dove sfilerà una rappresentanza del comitato alla manifestazione organizzata dalla Ces (Confederazione europea dei sindacati) e dei movimenti, contro la guerra, il liberismo e il razzismo. “La storia dell’umanità – ha detto Pepino - è fatta di migrazioni. La nostra è una proposta di rottura politica a livello europeo che deve poi avere ricadute sulle situazione degli stati nazionali, dove occorre recuperare il significato della cittadinanza come momento di inclusione. Ora che l’idea stessa di stato nazione è attraversata da una crisi irreversibile, diventa urgente ridefinire modelli diversi di aggregazione. Senza considerare la palese contraddizione di un paese che ha voluto fortemente una legge per garantire il diritto di voto agli italiani all’estero, persone che non conoscono più il paese, non ne sanno più parlare la lingua, che mancano dal territorio da tantissimi anni, ma non vuole affermare lo stesso diritto a chi vive con noi, lavora con noi e va a scuola con i nostri figli”.
http://italy.peacelink.org/europace/indices/index_1863.html
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