Lecce

Incontro con Mediterranea Saving Humans

Dalla notte tra il 3 e il 4 ottobre 2018, nel Mediterraneo centrale naviga Mare Jonio, una nave civile battente bandiera italiana che monitora la zona tra la Libia e il Canale di Sicilia per individuare e soccorrere le persone in difficoltà.
27 maggio 2025
Fortapasc

Nessuno si salva da solo L’equipaggio di mare si compone di due categorie, marittimi e attivistə specializzatə, in grado di operare con professionalità nelle missioni SAR (Search and Rescue) a bordo della nave Mare Jonio.


Ognuno muore solo

Lecce, 25/05/2025

A cura di Peacelink nodo di Lecce in collaborazione con Fortapasc.it


Dalla notte tra il 3 e il 4 ottobre 2018, nel Mediterraneo centrale naviga una nave civile battente bandiera italiana che monitora la zona tra la Libia e il Canale di Sicilia per individuare e soccorrere le persone in difficoltà.

É la Mare Jonio della Mediterranea Saving Humans.

Oggi Mediterranea è un'Associazione di Promozione Sociale (APS) ed è costituita sia da Equipaggi di Mare che da Equipaggi di Terra impegnati rispettivamente in missioni di salvataggio in mare e in missioni di assistenza a terra principalmente sulle rotte migratorie ma anche in teatri di guerra, dall'impegno in Ucraina alla Palestina per portare aiuti e supporto sanitario alla popolazione colpita dalla guerra.

L'Associazione, come da Statuto (Art. 4 - Oggetto e finalità), svolge inoltre attività di sensibilizzazione ed informazione del pubblico sui temi attinenti alle proprie finalità e alle proprie attività.

Li abbiamo incontrati proprio in occasione di un evento di sensibilizzazione tenutosi a Lecce, il 24 maggio dalle 18 alle 20, presso il Campo Sportivo San Giovanni Battista (q.re Stadio), promosso nell'ambito del progetto di inclusività "Calcio & Affini senza confini".

[NdA] Per saperne di più sul progetto "Calcio & Affini senza confini"

Per Mediterranea sono intervenuti Daniele De Mitri (rescue team member), Piero Scaffidi skipper della barca a vela di supporto alla Mare Jonio, da anni impegnato in missioni di soccorso al seguito di Emergency e Croce Rossa, e, telefonicamente, Fabio Gianfrancesco (deputy rescue coordinator).

Nei loro interventi, Daniele, Piero e Fabio hanno tracciato un bilancio di questi anni di attività nelle zone di ricerca e soccorso (SAR) nel Mediterraneao centrale, hanno condiviso le testimonianze dell’ultima missione, raccontato la nascita e l’evoluzione della Civil Fleet (Flotta Civile) che pattuglia il Mediterraneo e hanno denunciato i recenti episodi di sorveglianza e intercettazione con il software Paragon a scapito del capomissione e dell’armatore della APS Mediterranea Saving Humans, Luca Casarini e Beppe Caccia, e del cappellano di bordo don Mattia Ferrari.

[NdA] Per saperne di più sul caso Paragon

Diversi i temi emersi nel corso degli interventi: dal protocollo di salvataggio messo a punto e affinato nel corso degli anni proprio grazie alle attività di monitoraggio e intervento delle ONG nel Mediterraneo centrale (approfondimenti in "Salvarsi insieme" e "Una nave può."), alla inefficacia della Agenzia europea adibita alla tutela ed alla guardia delle frontiere (Frontex) (vedi anche "Costosa e inefficace, ecco perché Frontex adesso rischia di chiudere") oggetto di una indagine di Lighthouse Reports che ha riportato alla luce la collaborazione tra Frontex e il governo maltese per il trasferimento di coordinate di imbarcazioni di richiedenti asilo provenienti dalla Libia alla nave gestita dal gruppo armato libico Tareq Bin Zeyad (TBZ).
La TBZ è una milizia gestita da Saddam Haftar, il potente figlio del generale Khalifa Haftar, coinvolto in uno scandalo legato al traffico di migranti siriani.
Si è parlato anche delle nefaste conseguenze dell'assegnazione del "Punto di sbarco sicuro" (place of safety - POS) in quanto sottrae tempo prezioso alle attività di ricerca e soccorso, rallenta in modo sostanziale il recupero sanitario dei migranti a bordo, sottopone ad ulteriore stress fisico e mentale gli operatori e fa aumentare in modo impattante i costi di logistica sostenuti dalle navi "Sar" della flotta civile (si veda a questo proposito il recente report di Emergency "Il confine disumano").
E' stato dato risalto all'importanza della "rete" associativa di cittadinanza attiva nella promozione e nella diffusione dei valori di solidarietà e di inclusività, a partire dalle scuole, grimaldello essenziale del percorso di acquisizione di quella consapevolezza civile che aspira ad una società migliore e non ostacola la solidarietà sociale intercomunitaria, anzi rimuove gli ostacoli alla realizzazione del melting pot interculturale e interreligioso.

A tal proposito è stata evidenziata la proficua collaborazione e il prezioso supporto nelle operazioni di monitoraggio e soccorso della fondazione Migrantes, organismo pastorale della Conferenza Episcopale Italiana (per approfondimenti "Nuova missione per la Mare Jonio. Con Migrantes e la benedizione del Papa").

Lasciamo ora spazio ad alcuni estratti degli interventi di Daniele De Mitri e Piero Scaffidi. Racconteranno delle modalità di soccorso in mare, delle difficoltà della procedura di assegnazione del "Punto di sbarco sicuro", della importanza di una "rete" civile di competenze e sensibilità di diversa estrazione, della inosservanza da parte di Stati nazionali della "Convenzione SAR", di norme sovranazionali, prevalenti sugli accordi bilaterali tra Stati, che regolano gli interventi nelle zone di ricerca e soccorso nel Mediterraneo centrale e di altro ancora.

[NdA] Per saperne di più sulla Convenzione SAR

Il "fil rouge" dei vari interventi è tuttavia uno solo: l'obbligo morale, sociale, politico e civile di salvare le vite in mare. Non una sola vita può essere lasciata in balia del mare.
Tutt'altra cosa è poi la gestione dei migranti una volta sbarcati.

Link al video degli interventi

Note: NdA (nota dell'autore)

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