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4 aprile 2003

Rachel

La morte di Rachel non ha più significato di quella di un qualsiasi palestinese, o iraqeno, o serbo, o di un barbone che non può dormire al chiuso per colpa di un prete razzista che non lo lascia entrare in chiesa. Però di Rachel sappiamo il nome e, chi ha voluto fare qualche piccola ricerca, anche qualcosina di più. E allora ho pensato di scrivere qualche verso per lei.
Autore: Federico Razzoli
Fonte: 04.04.2003

Una terra
non si può chiamare Striscia.
Nè Gaza
o Palestina o Israele, si chiama
Casa.

Una ragazza
non può chiamarsi...
pacifista o comunista o manifestante.
Nemmeno vittima,
pur se lo è.

Una ragazza
non può essere un numero.
Una ragazza
non può essere un ostacolo.
Non può essere
due colonne sul giornale.

Si chiama Rachel
quella ragazza.
Si chiama Rachel
questa poesia.

"Pacifista uccisa da un bulldozer israeliano".

E' una menzogna
che io rifiuto.
Si chiama Rachel
quella ragazza.

"Rachel uccisa dall'indifferenza" -
di tutti
che lascia passare un bulldozer
e morire lei
e con lei un popolo intero
e con loro anche tanti altri popoli.

Cosa siano stati i suoi occhi
cosa rimanga del suo seno
o di che colore l'ultime sue lacrime
ed il sorriso
io non lo so.

Ma si chiama Rachel
e chi l'ha uccisa si chiama Hitler
Arkan
Attila
Ares.
(Jack lo Squartatore)

Chi l'ha uccisa ora lo legge
sul giornale
e finge con sè stesso di
non
saperne
nulla.

Non è vero:
se per distruggere un mondo con le mani
ci vuole ferocia
per distruggerlo con l'indifferenza
ce ne vuole di più.

Cara Rachel,
tu almeno hai un nome.
Perchè sei americana
(pur non essendolo).

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