L'altra faccia del festival di Sanremo

“Un po'per celia, un po'per non morir"

5 marzo 2006


Laura Pausini, Eros Ramazzotti, Zucchero hanno ricevuto dal sottosegretario alla presidenza del Cosiglio Letta, l’onorificenza di commendatore. Bocelli, quella di Grand’Ufficiale al merito (commendatore lo è già). Zucchero, impegnato in America, non ha potuto presenziare. Non entriamo nel merito dei motivi per cui un cittadino italiano riceva onorificenze: il motivo più o meno è sempre legato all’onore che gli insigniti hanno aggiunto all’Italia. Qualche volta può essere discutibile il criterio applicato, altre volte ci fanno esprimere il nostro “era tempo che si provvedesse”.
Entriamo nel merito di Ramazzotti e Pausini, non già come onorati a quel merito, ma nel “come” hanno reagito all’onorificenza. Chi non ricorda la prima apparizione di Ramazzotti a un lontano festival di Sanremo? Ebbe un successo straordinario. Il messaggio mediatico che venne trasmesso fu: anche un “borgataro” ce la può fare. E da qui altri successi, anche nella sua vita privata. Fu, e continua ad essere, una manna per le cronache mondane. Lontani sono i tempi del ragazzo di quartiere, ma nel caso dell’ onorificenza sono tornati a galla. DNA non smentisce: meno male!
L’Eros nazionale, del quale non conosciamo l’orientamento socio-politico e non intendiamo conoscerlo, nel ricevere l’onorificenza così si è espresso: "Bisogna pensare alla musica anche in altri momenti e non solo sotto Sanremo e sotto elezioni”.
In sostanza il cantante borgataro ha espresso, eludendo la grande ufficialità della consegna onorificenze e tutti i bla-bla ad essa protocollarmente aggiunti, la sua semplice opinione. Un plauso a Ramazzotti, il ragazzo di quartiere. Ha saputo esprimere ciò che buona parte dei candidati in campo non sa esprimere, perché volutamente subordinati a diplomazia circostanziale che si preferisce seguire, piuttosto che parlar chiaro. E’ anche vero che Ramazzotti ha espresso il proprio parere sulla “sacra croce” da commendatore (è proprio brutta..).Questa esternazione l’ha poi dovuta scontare adducendo che la frase era stata detta solo per sdrammatizzare l’evento, ma è anche vero che il suo “sdrammatizzare” ci fa pensare a quanto i rappresentanti di questo Paese colgano tutti gli attimi per cospargersi d’oro, incenso e mirra fumose, invece di occuparsi di tutti gli inquietanti problemi che supportano e sopportano i loro rappresentati. L’ex ragazzo di borgata ha detto ciò che pensava. Cattivo gusto? Forse. Ma se i tempi attuali ci costringono a questo, ci viene da pensare “ avercene in questa nazione di personaggi addetti ai lavori attuali e futuri che sapessero fare altrettanto, senza badare alla performance mediatica!”
La Pausini poi, durante il discorso di Letta, ha ritenuto di interromperlo, correggendolo, quando l’onorevole l’ha chiamata Pasini anziché Pausini. Eros, ancora una volta estremamente ironico, ha ribadito la sua spontaneità : "Ha sbagliato una parola...è un'ora che parla!” e lei di rimando “Si, ma senno' il mio papà si arrabbia” La Pausini ha anche aggiunto alla sua performance di cantante l’invito al pubblico, presente in sala all’ultima kermesse sanremese, ad alzarsi in piedi per applaudire l’orchestra: quella c’è sempre ad accompagnare tutti i cantanti del festival della canzone (anche se Mina si è chiesta: ma la canzone dov’è?), ma nessuno se la fila mai.
Morale della “favola”: Italia, paese di santi e navigatori e...cantanti. A loro si deve ricorrere per sentirci dire chiaramente che “il re è nudo”…
Nadia Redoglia

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