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Travaglio non studia

22 marzo 2007
Fonte: Il Manifesto (http://www.ilmanifesto.it)

Il giornalista Marco Travaglio è giustamente famoso non tanto per la faccia poco sorridente (glie ne hanno fatte passare di tutti i colori), ma soprattutto per lo scrupolo con cui, prima di scrivere una riga, si documenta sui fatti penali e non solo su quelli. Non per caso il suo ultimo libro si intitola La scomparsa dei fatti. Ma andrà onestamente riconosciuto che alle prova orale risulta molto meno attento. Così, a seguito della recente decisione del Garante della Privacy (Provvedimento del 15 marzo 200. Diffusione dati personali concernenti attività di indagine in corso presso gli uffici giudiziari di Potenza) ha voluto polemicamente commentare (sulla televisione La7, domenica 18 marzo) che in questo modo si tutela la privacy dei politici e invece non si interviene a difesa di quella dei normali cittadini. Un giudizio ceffato di brutto: non solo il sito del Garante (www.garanteprivacy.it) , ma anche i voluminosi provvedimenti di questi anni, nonché il libro di Mauro Paissan che fa parte della suddetta Autorità («Privacy e Giornalismo», ottenibile gratuitamente dagli uffici), elencano i numerosissimi interventi a difesa di singole indifese persone, spesso deboli. E quanto ai politici, vale semmai il principio contrario, come non si stanca di ripetere l'ex garante Stefano Rodotà: «Per le figure pubbliche non c'è dubbio che l'asticella è più bassa: nel senso, come si dice negli Usa, che queste persone hanno una più ridotta aspettativa di privacy. E questo succede perché i politici si sottopongono al giudizio dei cittadini» (Il Corriere della Sera, domenica 18 marzo). Basterebbe informarsi, e non costa troppa fatica.

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