Newsletter di "La Voce" su concentrazione mediatica

9 novembre 2004
Fonte: La Voce (http://www.lavoce.info)

Sommario
Nonostante lo sviluppo di nuovi mezzi di comunicazione, la concentrazione nei media resta diffusa. Non solo da noi. Aumentano i costi, e la concorrenza ammette solo pochi "vincitori". E i media diventano uno strumento di pressione e propaganda politica…
Se non basta il mercato a garantire il pluralismo, occorre limitare il numero di licenze in capo a uno stesso operatore. E non buttiamo via la norma sulla par condicio: la deregolamentazione in un mercato molto concentrato puo' generare gravi squilibri. Anche la concentrazione per la stampa quotidiana e' piu' elevata di quanto potrebbe apparire: su scala locale abbiamo molti monopolisti. E nella carta stampata esistono perfino meno strumenti per frenare la concentrazione. Anche qui occorre pensare almeno in campagna elettorale a una regolazione diretta, secondo criteri di par condicio.

Discutiamo ancora di elezioni. E' proprio v ero che in Italia il centro non c'e' piu' e che per vincere le elezioni occorre puntare sulle ideologie?  A noi non risulta.  E sulle elezioni americane, Stephen Martin risponde a Francesco Giavazzi.

  • Opinioni
    Quando il mercato non salva il pluralismo
    Michele Polo
    Nonostante lo sviluppo di nuovi mezzi di comunicazione, i fenomeni di concentrazione restano molto diffusi. In Italia, ma non solo. Sono il risultato delle nuove modalita' di concorrenza. Che ammettono solo pochi "vincitori" per la forte lievitazione dei costi dei programmi strettamente correlata ai futuri ricavi dai proventi pubblicitari. Quanto ai singoli operatori, gli incentivi a coprire piu' segmenti di mercato sono ostacolati dal ruolo dei media come potente strumento di lobbying e dalla stessa identificazione politica dei gruppi di comunicazione.
  • Opinioni
    Regole, monitoraggi e sanzioni
    Antonio Nizzoli
    In Italia il pluralismo politico in televisione e' regolato dalla legge sulla par condicio. Nelle recenti campagne elettorali si sono rivelati punti critici gli spazi dei soggetti politici nei telegiornali e nella cronaca e il comportamento corretto e imparziale dei conduttori nella gestione dei programmi. Ma la normativa attuale e' comunque una buona base. Non regolamentare questo campo significa infatti rischiare gravi squilibri. Soprattutto se le risorse delle emittenti sono molto concentrate e il controllo indiretto su quanto trasmesso quasi inevitabile.
  • Segnalazioni
    Una regolamentazione per il pluralismo
    Michele Polo
    Il controllo sulla creazione di gruppi multimediali su uno stesso o su piu' mercati evita concentrazioni non giustificate dalle dinamiche concorrenziali. Per radio e televisione lo strumento piu' utile e' limitare il numero di licenze concesse a uno stesso operatore. Nella carta stampata esistono meno strumenti per frenare la concentrazione, spesso rilevante a livello locale. E poiche' per televisioni e giornali gli interessi espressi dalla proprieta' sono in parte ineliminabili, occorre pensare nelle fasi di campagna elettorale a una regolazione diretta, secondo criteri di par condicio.
  • Segnalazioni
    La concentrazione nascosta
    Marco Gambaro
    Per valutare il grado di concentrazione nel mercato della stampa quotidiana, i dati di diffusione a livello nazionale non sono un indicatore corretto. La competizione avviene prevalentemente su scala locale e dunque e' piu' utile identificare il mercato di riferimento di ciascun giornale, ovvero l'insieme delle province nelle quali viene realizzata la maggior parte delle vendite. Si scopre cosi' che la concentrazione effettiva e' superiore a quanto comunemente si crede per la forte polarizzazione geografica della diffusione, anche dei cosiddetti quotidiani nazionali.
  • Segnalazioni
    Centri, periferie e ideologie
    Tito Boeri
    E' necessario conquistare gli elettori di centro per vincere le elezioni? Sembra proprio di si'. Un sondaggio ripetuto nel corso degli anni mostra che in una scala sinistra-destra, fino al quaranta per cento delle persone si colloca al centro. E sono di centro gli elettori che mostrano maggiore mobilita' di voto da un'elezione all'altra. Ne' sembra esserci in Italia una polarizzazione del non-voto. Solo il dieci per cento di chi non ha votato o non intende votare si dice infatti di estrema destra o sinistra.

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