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Comunicato Stampa

Grave preoccupazione del Centro Astalli sull'attuazione della Bossi-Fini

Ad un anno dai regolamenti attuativi della legge Bossi-Fini ...
21 aprile 2006
Fonte: Ufficio Stampa Centro Astalli
Donatella Parisi - 06.69925099 - astalli@jrs.net

Ad un anno dall'entrata in vigore del regolamento d'attuazione che rende efficaci i due articoli della Legge Bossi Fini (189/2002) dedicati all'asilo politico, il Centro Astalli esprime forte preoccupazione per le condizioni di trattamento riservate a richiedenti asilo e rifugiati in base alle disposizioni vigenti.

In un contesto in cui i riconoscimenti dello status di rifugiato sono in costante calo molti sono gli aspetti da denunciare perché lesivi dei diritti umani fondamentali dell'individuo, in violazione dei principali trattati internazionali che sanciscono l'obbligo degli stati democratici di dare protezione a chi fugge da guerre, persecuzioni e regimi dittatoriali.

Prima di tutto desta perplessità, per due ordini di motivi, l'istituzione dei centri d'identificazione per i richiedenti asilo senza documento di riconoscimento.

Da un lato la circostanza che i centri d'identificazione in funzione fino a questo momento non siano fisicamente separati - o quantomeno non sia facile distinguerli - dai Centri di Permanenza Temporanea per gli espellendi, è molto preoccupante. L'assimilazione dei richiedenti asilo ai cosiddetti clandestini è talmente evidente che, dal punto di vista della prassi, sembra che ci si stia sempre più approssimando ad una omologazione vera e propria delle due categorie.

D'altro canto dei sette centri d'identificazione previsti dalla legge Bossi-Fini in questo anno ne sono entrati in funzione soltanto tre (a Foggia, Trapani e Crotone). Ciò ha prodotto come effetto principale un'estrema difficoltà per coloro che intendono inoltrare la domanda d'asilo: a chi infatti arriva alla Questura di una qualsiasi città del nord Italia per richiedere asilo, sprovvisto di documento di riconoscimento, viene notificato che deve entrare in un centro d'identificazione nel sud Italia, lontano centinaia di chilometri e che dovrà raggiungere con mezzi propri e senza alcuna indicazione. È evidente che in presenza di modalità così macchinose, il diritto di chiedere asilo non è nei fatti garantito.

A peggiorare la già critica situazione si aggiunge il fatto che la legge Bossi-Fini rende estremamente difficoltoso presentare ricorso contro il rigetto della domanda d'asilo. La riduzione del termine a soli 15 giorni, il sempre più difficile accesso al gratuito patrocinio e la mancata sospensione dell'allontanamento del ricorrente, escludono di fatto il diritto del richiedente di rimettere in discussione il rigetto della sua domanda. E in Europa il 40 per cento dei rifugiati ha ottenuto il riconoscimento proprio in seconda istanza (fonte CIR).

Infine il Centro Astalli, come ha fatto fin dall'entrata in vigore della legge Bossi-Fini, denuncia come inaccettabile che il testo normativo non preveda alcuna forma di accoglienza e integrazione per richiedenti asilo e rifugiati. L'Italia è per giunta inadempiente rispetto alle specifiche direttive europee in merito. Ad esempio il decreto 140/2005 che recepisce nel nostro ordinamento la direttiva europea sugli standard minimi d'accoglienza, ad oggi è rimasto praticamente inapplicato.

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