D'Alema, vittima dei bombardamenti Nato
In occasione del decennale del bombardamento della TV di Belgrado avevamo indirizzato a D'Alema l'invito a offrire pubblicamente le proprie scuse ad ognuna delle vittime con un atto formale e solenne.
Si trattava di sedici persone: Tomislav Mitrovic, 61 anni, regista; Ivan Stukalo, 34 anni, programmista; Slavisa Stevanovic, 32 anni, programmista; Ksenija Bankovic, 28 anni, mixer video; Jelica Munitlak, 28 anni, truccatrice; Milovan Jankovic, 59 anni, meccanico; Dragan Tasic, 31 anni, tecnico; Aleksandar Deletic, 31 anni, cameraman; Darko Stoimenovski, 26 anni, tecnico; Nebojsa Stojanovic, 27 anni, tecnico; Slobodan Jontic, 54 anni, montatore; Slavina Stevanovic, 32 anni, programmista; Dejan Markovic, 40 anni, guardia; Milan Joksimovic, 47 anni, guardia; Branislav Jovanovic, 50 anni, programmista; Sinisa Medic, 33 anni, tecnico; Dragorad Dragojevic, 27 anni, guardia.
Nel nostro editoriale (http://www.peacelink.it/editoriale/a/29277.html) chiedevamo non un'ennesima presa di posizione "politica" ma un gesto "della coscienza" che ha come interlocutori i familiari delle vittime di quella precisa strage, di cui abbiamo nomi e cognomi.
Il messaggio è arrivato ai suoi indirizzi e-mail, che vengono letti dai suoi assistenti, tra l'altro pagati anche con i nostri soldi.
Il risultato è stato il silenzio assoluto.
Questa è la coscienza di Massimo D'Alema.
Gli effetti etici di simili persone sono stati deflagranti quanto le bombe che lasciò sganciare su persone inermi. Tutto ciò non ha mandato in brandelli solo vite umane: ha polverizzato un'intera tradizione di impegno umano e civile.
Spetta ai cittadini riprendere la parola, lacerare i silenzi, riconquistare la fiducia nel cambiamento. Per ripudiare la guerra e difendere la Costituzione insanguinata dai bombardamenti Nato del 1999.
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