Il ritorno ad Halabija
La verità è che nonostante le sofferenze passate e le fatiche presenti, il popolo curdo nella regione irachena del nord sembra voler guardare al futuro, e sperare di vivere finalmente "in pace".
7 giorno – Il ritorno ad Halabija – Alessandro scende in campo – gli Italiani rapiscono il cuore dei curdi
Di Valerio Martorana
Sulaymanya (Iraq)- Di buon mattino ci rechiamo ad Halabija dove il sindaco Kdher Kareem ci ha invitato per l’inaugurazione di un parco giochi per bambini (durante il regime l’’unico gioco ammesso a piccoli e grandi era il silenzio). Il tempo è prezioso per la delegazione italiana ma non si riesce a partire mai puntuali, ci si lascia invadere dalla considerazione che hanno gli arabi del tempo: non una costante, bensì una variabile.
Arriva il bus governativo, questa volta sembra di avere un autista “tranquillo”. Alle 11 arrivamo ad Halabija presso il mausoleo, diventato ormai il nostro punto di incontro con i rappresentanti di ogni categoria della locale cittadina. Con noi c’è il Presidente internazionale di IPB, Tomas Magnusson; si decide di convocare una riunione per fare il punto della situazione e capire quali risultati sta ottenendo la delegazione.
Ramazan Ozturk, giornalista turco, ha assicurato la sua presenza e garantirà la mostra fotografica con delle immagini che disarmano la ferocia dell’uomo ancora una volta proteso a distruggere se stesso.
Tomas Magnusson è fiero dell’andamento della spedizione: “continuate su questa strada- sottolinea ai presenti- noi vi seguiremo. Dobbiamo costruire la pace attraverso la legalità e la cooperazione di qualità”.
Si va a pranzare a casa di un privato che ci ha invitato e subito dopo al campo sportivo dove si terrà un match tra la squadra degli uomini-attori contro le donne kurde (rivoluzionario in questi territori un incontro del genere, a sottolineare il fatto che qui vogliono guardare avanti senza più girarsi indietro, tenendo conto di un passato che ha lasciato loro una ferita aperta).
Arriva la delegazione italiana, ci accoglie un lungo applauso. Anche qui siamo famosi soprattutto per i nostri giocatori di calcio della nazionale. Cominciamo ad assistere alla partita, tifiamo per le donne, ma bisogna fare di più. L’imprenditore Alessandro Gaio, dopo un consulto con il suo preparatore tecnico Renato D’Alessandra (il secondo imprenditore della delegazione) decide di scendere in campo. Le sue prime mosse in campo non ci lasciano contenti, la tifoseria kurda esclama, verso la direzione di Alessandro: “buttati”. Qualcuno si è infiltrato in mezzo a loro ed ha suggerito dei proclami errati ma Alessandro non demorde, attacca, corre, gira su se stesso con un risultato deludente: donne 1 uomini 6. A loro non resta che leccare le ferite soprattutto durante il gioco quando si chiede l’intervento del medico: triangolo in campo, martello e scalpello per “rianimare” il giocatore. Finisce l’incontro, premiazione, balli, è festa. Tutti in campo per festeggiare il cambiamento, the change: Alessandro diventa un mito per loro, tutti vogliono la foto con lui.
Andrea Misuri ed un kurdo si divertono a ricordare le formazioni dellle squadre italiane; il kurdo mostra il pollice giù per la Fiorentina; pollice in su per Palermo e Milan. Noi approviamo.
Fulgida si unisce alle giovani donne kurde nel ballo, dai microfoni si udisce la voce: “IPB italia”. È un tripudio.
Alessandro vuol dire qualcosa, chiede il microfono: “ Grazie Kurdistan, siete un popolo fantastico, noi vogliamo e lottiamo per la libertà”. Applausi, si cementifica e si solidifica il rapporto tra la comunità di Halabija e gli italiani, lo capisci dai loro sorrisi. E’ stata una grande festa, un piccolo gesto, quello di Alessandro, che ha permesso di andare oltre il lavoro diplomatico portato avanti dalla spedizione.
Ritorniamo a Sulaymaniya con il bus governativo. Il viaggio prosegue secondo i piani quando il sonno della delegazione viene interrotto da una brusca frenata: “è finita la benzina”. Tra lo stupore dei presenti, si decide di scender giù, vengono allertate le autorità locali, arriva il sindaco eletto di Halabija con la sua scorta, ma della benzina non c’è traccia. Seguo l’autista governativo, ci abbandona, qualcuno esclama “sta scappando”. Invece capiamo che ha chiesto un passaggio per andare a prendere la benzina. Ritorna dopo mezz’ora con un bidone di benzina ma non ha l’imbuto. Tra di noi si commenta: “qui qualcuno porta sfiga”. Si riesce a trovare una bottiglietta di plastica che si trasforma in imbuto. Ok, tutti a bordo per ripartire, ci aspetta il direttore generale di Kurdisat per l’intervista con Kdher Kareem.
Arriviamo, dopo tante peripezie, a Kurdisat; i nostri rappresentanti consegnano al direttore generale i doni delle loro città con una sola parola d’ordine: “collaborare per costruire il nuovo kurdistan”.
E' importante sottolineare che nella riunione avuta al mausoleo fra tutti i componenti della delegazione si è cercato di sintetizzare, riunificare e convogliare tutte le iniziative, azioni, progetti messi in campo sotto l'ombrello dell'IPB che Tomas Magnusson con la sua presenza rappresentava.
Salvatore Vella ha giocato un importante ruolo di mediazione fra le varie differenti istanze, sindaci-imprenditori-membri di ipb dove Luciano per la asseverata esperienza su questo territorio si muove molto da libero battitore.
Tomas ha sintetizzato e chiuso la riunione dando piena fiducia e approvazione all'operato della leadership di IPB-Italia in questa missione e riconferma che IPB-Italia e' parte di IPB di Ginevra pertanto in nostri futuri rapporti saranno sempre piu' osmotici e ravvicinati.
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