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Un mese fa moriva Gino Strada

Ti ricorderemo, Gino Strada

Ha lasciato un segno nella Storia e nelle nostre coscienze, ci ha esortato a credere in un futuro senza guerre. Lavorava, soffriva per quello che vedeva e si interrogava.
Maria Pastore10 settembre 2021

Gino Strada

Un mese fa moriva Gino Strada.
Fortunatamente Emergency continua senza sosta, idealista e coraggiosa, a portare cure mediche e chirurgiche di alta qualità nei Paesi distrutti dalla guerra, dove le strutture sanitarie sono praticamente inesistenti.

19 i Paesi in cui Emergency ha lavorato dal 1994

Afghanistan, Algeria, Angola, Cambogia, Eritrea, Iraq, Italia, Libia, Nepal, Nicaragua, Palestina, Repubblica Centrafricana, Ruanda, Serbia, Sierra Leone, Sri Lanka, Sudan, Uganda, Yemen



Quante cose ci ha dato Strada!
Specializzato in chirurgia d'urgenza ha operato i feriti di conflitti in Asia, Africa, Medio Oriente, America Latina e Europa.

Lavorava, soffriva per quello che vedeva e si interrogava. 
Ci ha raccontato dei tanti bambini senza braccia e ciechi per colpa delle “mine giocattolo”, sparse nei campi. Progettate non per uccidere ma per mutilare, esplodono in ritardo. Grandi come un pacchetto di sigarette, somigliano a piccoli pappagalli verdi, i bambini curiosi le prendono e ci giocano fino a che queste esplodono disintegrando i loro arti, ustionando loro il petto, il viso, gli occhi.

L
avorava, soffriva per quello che vedeva e si interrogava.

A Kabul esamina le cartelle cliniche di circa 1200 pazienti e scopre che meno del 10% sono presumibilmente militari, il restante 90% delle vittime è formato da civili, un terzo dei quali bambini. E ci invitava a pensare, perché colpiscono i civili? Così cosa ottengono?
Dopo la seconda guerra mondiale ci sono stati 160 e più “conflitti rilevanti” e la percentuale di vittime civili si aggira costantemente intorno al 90% del totale.

Lavorava, soffriva per quello che vedeva e sperava.
Ci ha esortato a considerare possibile un futuro senza guerre. Diceva, molti anni fa l’abolizione della schiavitù sembrava utopistica e irrealizzabile, nel XVII secolo possedere degli schiavi era ritenuto normale. Oggi l’idea di esseri umani ridotti in schiavitù ci repelle. Quell’utopia è divenuta realtà.
Può essere, anzi deve essere così anche per la guerra.
Questo concetto deve penetrare in profondità nelle nostre coscienze, fino a che l’idea della guerra divenga un tabù e sia eliminata dalla storia dell’umanità. Lavoreremo per questo.

Del covid-19 diceva che invece di pandemia dovremmo chiamare sindemia (1) quello che stiamo vivendo, e che la maggior parte dei nostri problemi sono strutturali, non emergenziali; dovuti cioè al progressivo smantellamento del nostro SSN, non all'imprevedibilità dell'epidemia.
La gente non ha ricevuto indicazioni univoche su chi contattare e quale protocollo seguire, ha dovuto pagare anche molti soldi per fare i tamponi, si è curata a casa abbandonata al proprio destino, senza essere visitata di persona da un medico; nelle corsie di ospedale non avevamo i dispositivi di protezione, le bombole di ossigeno, i posti di terapia intensiva erano insufficienti, mancava il personale.
Questo perché negli ultimi 10 anni sono stati tagliati quasi 40 miliardi alla sanità italiana e il 20,3% della spesa sanitaria complessiva è destinata a convenzioni con strutture private. Perché non si è investito in assunzioni, ricerca, strutture e strumentazione, aggiornamento del personale nella Sanità pubblica. L'Italia sta perdendo l'aderenza ai principi costituzionali, il diritto a essere curati, lottizzato e consegnato al privato, sta mutando espressione quasi non fosse più un diritto universale. Certo c'è da capirli, la sanità è un settore che non teme crisi visto che tutti ci curiamo, chi più chi meno. Ma se il mercato vuole fare soldi con il SSN dall'altra parte il SSN non dovrebbe scendere a compromessi. La privatizzazione del servizio sanitario che nega di assisterti se non hai copertura assicurativa, lui che aveva lavorato come chirurgo negli USA e l'aveva conosciuta dall'interno, la definiva brutale.
Emergency in Italia


Negli ultimi 15 anni Emergency ha portato alcuni suoi presidi e ambulatori mobili anche nel territorio italiano, sia a nord che a sud. Strada sapeva che anche qui in Italia ci sono fasce di popolazione abbandonate, sfruttate, emarginate che non riescono a curarsi.

Nel mese di ottobre 2020, Emergency ha promosso alcuni incontri online dal titolo "Idee che fanno bene. Una società più giusta, una società più sana" nei quali si è parlato di come dovrebbe essere la Sanità.
Ne è uscito anche un piccolo vocabolario, dieci parole semplici ma fondamentali che mettono al centro le persone, non il profitto.

"Crediamo che essere curati sia un diritto umano fondamentale e che, come tale, debba essere riconosciuto a ogni individuo. Per questo, vogliamo una sanità che sia:
1. Pubblica, perché deve essere una responsabilità dello Stato garantire cure ai propri cittadini.
2. Universale, per curare tutti senza discriminazioni di genere, nazionalità, censo, confessione religiosa.
3. Nazionale, senza differenze tra Regioni, per garantire a tutti gli stessi livelli di cura.
4. Equa, per fornire lo stesso trattamento a tutti quelli che hanno lo stesso bisogno.
5. Gratuita, per essere realmente accessibile a tutti.
6. Di Qualità, perché la salute delle persone deve essere tutelata nel miglior modo disponibile secondo i progressi e le evidenze della scienza medica.
7. Non Profit, perché in quanto bene di tutti la salute non può essere oggetto di profitto per qualcuno.
8. Laica, perché deve corrispondere alle leggi dello Stato e non alle scelte religiose dei suoi operatori.
9. Accogliente, per garantire il diritto delle persone a veder riconosciuta la propria dignità soprattutto nei momenti di difficoltà e sofferenza.
10. Integrata, perché la salute è il risultato di politiche sanitarie appropriate, ma anche di scelte, azioni e politiche che riducono la disuguaglianza all’interno di una comunità." ( pag 45, Report 2020, attività di Emergency)


Quante cose belle hai fatto Gino Strada!
C'è chi pensa di dedicarti piazze, strade, istituti di volontariato e questo ci permetterà di averti più presente, di farti conoscere anche alle prossime generazioni.

Non ti dimenticheremo. Con il tuo esempio hai acceso in noi uno spirito pacato e tenace.
Ci rattrista che la tua avventura terrena sia terminata, ci rattrista non poterti ancora parlare e incontrare. Ma se pensiamo a ciò che è stato, possiamo dire con fermezza che noi ci sentiamo più ricchi dopo averti conosciuto, perché ci hai mostrato che la semplicità unita alla competenza raggiunge anche obiettivi difficili, hai creato percorsi concreti di pace in un mondo straziato dalle ingiustizie, hai dedicato tutto te stesso all'umanità innocente e ferita. Grazie, starti dietro ci ha resi migliori. 

Note: (1) la parola "sindemia" indica tutta la serie di condizioni morbose "concomitanti", con particolare riferimento alle "malattie non trasmissibili", quali in primis affezioni cardio-circolatorie e tumori, nonché un insieme di situazioni e variabili "socio-economiche"
(densità demografica, livello di istruzione, indice di povertà, etc.) e "climatologico-ambientali" (cambiamenti climatici, riscaldamento globale, deforestazione, desertificazione, etc.) che andrebbero tenute nella massima considerazione ai fini di una corretta lettura ed interpretazione dei dati relativi all'andamento ed all'evoluzione di qualsivoglia "malattia infettiva", a maggior ragione ove la stessa assumesse una diffusione globale,
come nel caso della pandemia da SARS-CoV-2.

https://www.spreaker.com/show/idee-che-fanno-bene il podcast "Idee che fanno bene - Cultura e società" di EMERGENCY. Una serie di incontri per riflettere sull’importanza di una sanità universale, pubblica, gratuita e integrata, e per riflettere su questo periodo in cui il Covid-19 ha messo in luce i limiti di un Sistema Sanitario indebolito da un costante spostamento di risorse verso il privato e il profitto.
Sul sito web di Emergency e sul suo canale youtube troviamo invece la versione video degli incontri.

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