Iraq, le foto dell'orrore
Mezzo decapitato un prigioniero iracheno
I carcerieri Usa si fanno beffe anche dei morti: una soldatessa si e' fatta fotografare, sorridente, con la faccia accanto a quella di un cadavere. Tra le foto c'e' anche quella di un prigioniero iracheno, in un lago di sangue, con parte della testa mancante
14 maggio 2004
Ansa
Fonte: http://www.ansa.it/fdg02/200405132120149400/20040513204232944173_ass.html - 13 maggio 2004
IRAQ: TORTURE; USA, LE IMMAGINI DELLA VERGOGNA
WASHINGTON, 13 MAG - Sono le immagini della vergogna: scene di morte, sesso e violenza. Mentre la Casa Bianca non ha ancora deciso se e quando rendere pubbliche le prove degli orrori del carcere di Abu Ghraib, continuano ad emergere sempre maggiori dettagli sul contenuto delle foto ed i video mostrati ieri ai membri del Congresso. Un detenuto iracheno costretto a sodomizzarsi con una banana. Prigioniere irachene obbligate a denudarsi ed esporre i seni. I cadaveri di alcuni carcerati beffeggiati e profanati dai soldati americani. Numerosi gli atti sessuali: in gran parte tra militari e soldatesse Usa ma si vedono anche detenuti iracheni costretti a masturbarsi e ad avere rapporti omosessuali (veri e simulati). I membri del Congresso hanno assistito in silenzio alla proiezione delle terribili immagini su due schermi installati in due sale diverse di Capitol Hill (una per i senatori, l'altra per i deputati) trasformate per l'occasione in imbarazzanti 'cinema a luci rosse'. (...) Una delle scene che hanno piu' colpito i senatori e' stata quella di un detenuto iracheno, legato con una corda ai fianchi, costretto a sbattere la faccia piu' volte contro la porta di ferro di una delle celle. Una scena di incredibile violenza simile a quella filmata dal regista Quentin Tarantino per il film 'Kill Bill, Volume Uno' (dove la vittima e' l'infermiere di un ospedale) criticata da molti recensori per il suo 'sadismo perverso'. Ma la realta' ha superato la fantasia. Alcuni parlamentari hanno abbandonato la proiezione dopo alcuni minuti non resistendo alle scene mostrate. (...) ''Mi sono sentito trasportato in una bolgia infernale - ha detto il senatore Richard Durbin - un inferno che abbiamo creato da soli''. (...) i carcerieri americani, a volte una decina, osservano sorridendo. Proprio l'alto numero di spettatori ha fatto osservare a diversi membri del Congresso che gli abusi non appaiono essere atti isolati da parte di un pugno di 'mele marce': esistono responsabilita' piu' alte. (...) I carcerieri Usa si fanno beffe anche dei morti: una soldatessa si e' fatta fotografare, sorridente, con la faccia accanto a quella di un cadavere. Un altro soldato si e' fatto riprendere, con il pollice alzato, accanto al suo 'trofeo': il cadavere di un prigioniero. Una foto mostra il corpo di un prigioniero, in un lago di sangue, con parte della testa mancante. (...)
13/05/2004 20:42
Note: Il commento di Ezio Mauro (direttore di Repubblica):
LASCIARE L'IRAQ PER SALVARE L'OCCIDENTE
E' UNA tragedia dell'Occidente, quella che va in scena nelle prigioni dell'Iraq e rimbalza come un atto d'accusa nei siti Internet e nelle televisioni in ogni angolo di deserto e in ogni città araba. Quei corpi torturati, ammucchiati, trascinati al guinzaglio e scherniti sono di soldati musulmani: umiliati nella loro impotenza, degradati a irrisione sessuale dei loro codici culturali, profanati in simboli rovesciati delle loro credenze, trasmettono nel loro mondo un'idea terribile del nostro concetto di vittoria e della moralità del nostro potere tecnologico, militare, politico. A noi, al nostro mondo, chiedono ancora una volta, semplicemente, "se questo è un uomo".
(...)
Non ha molta importanza, a questo punto, sapere se il Pentagono ha ordinato ai suoi soldati di superare ogni limite e ogni codice nei confronti dei prigionieri di Abu Ghraib, o se la violenza è insieme sistematica e "spontanea", dunque legittimata di fatto da un clima e da un metodo di conduzione della guerra. E' importante per la giustizia e per la politica. Ma dal punto di vista della moralità pubblica, tutto è già perduto nel fondo di quella prigione, nei flash di quelle fotografie, nell'uso privato di quella tragedia pubblica che adesso tutto il mondo conosce. E anche se c'è stato ritardo, reticenza e imbarazzo (compresa l'Italia, purtroppo) nel denunciare la gravità della tortura, oggi è chiaro che niente è più come prima.
(...)
In Iraq si è superato questo limite, estremo perché snaturante. E' infatti il confine oltre il quale la democrazia incomincia a dubitare di se stessa, perché deve nascondere atti e comportamenti di cui si vergogna, e incomincia pericolosamente ad assomigliare in qualche angolo d'ombra al ritratto demoniaco che ne fanno i suoi nemici.
Ecco perché l'Italia oggi deve sentire il dovere di non restare in Iraq.
http://www.repubblica.it/2004/e/sezioni/esteri/iraq22/lasciamau/lasciamau.html
10/5/04
LASCIARE L'IRAQ PER SALVARE L'OCCIDENTE
E' UNA tragedia dell'Occidente, quella che va in scena nelle prigioni dell'Iraq e rimbalza come un atto d'accusa nei siti Internet e nelle televisioni in ogni angolo di deserto e in ogni città araba. Quei corpi torturati, ammucchiati, trascinati al guinzaglio e scherniti sono di soldati musulmani: umiliati nella loro impotenza, degradati a irrisione sessuale dei loro codici culturali, profanati in simboli rovesciati delle loro credenze, trasmettono nel loro mondo un'idea terribile del nostro concetto di vittoria e della moralità del nostro potere tecnologico, militare, politico. A noi, al nostro mondo, chiedono ancora una volta, semplicemente, "se questo è un uomo".
(...)
Non ha molta importanza, a questo punto, sapere se il Pentagono ha ordinato ai suoi soldati di superare ogni limite e ogni codice nei confronti dei prigionieri di Abu Ghraib, o se la violenza è insieme sistematica e "spontanea", dunque legittimata di fatto da un clima e da un metodo di conduzione della guerra. E' importante per la giustizia e per la politica. Ma dal punto di vista della moralità pubblica, tutto è già perduto nel fondo di quella prigione, nei flash di quelle fotografie, nell'uso privato di quella tragedia pubblica che adesso tutto il mondo conosce. E anche se c'è stato ritardo, reticenza e imbarazzo (compresa l'Italia, purtroppo) nel denunciare la gravità della tortura, oggi è chiaro che niente è più come prima.
(...)
In Iraq si è superato questo limite, estremo perché snaturante. E' infatti il confine oltre il quale la democrazia incomincia a dubitare di se stessa, perché deve nascondere atti e comportamenti di cui si vergogna, e incomincia pericolosamente ad assomigliare in qualche angolo d'ombra al ritratto demoniaco che ne fanno i suoi nemici.
Ecco perché l'Italia oggi deve sentire il dovere di non restare in Iraq.
http://www.repubblica.it/2004/e/sezioni/esteri/iraq22/lasciamau/lasciamau.html
10/5/04
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