Albert, bollettino pacifista settimanale dal 4 all'11 maggio 2025

Coordinarsi, vigilare, agire: fermiamo il riarmo

L’agenda urgente del movimento per la pace, tra Italia, Europa e NATO. Due priorità immediate: vigilare sul dibattito parlamentare relativo all’acquisto dei jet G550 con tecnologia israeliana e costruire una mobilitazione europea in vista del vertice NATO di giugno.
11 maggio 2025
Redazione PeaceLink

ALBERT Albert

La voce della ragione in tempi di guerra


Bollettino pacifista settimanale


A) Resoconto della manifestazione "No Riarmo" a Roma

Pantheon, 10 maggio 2025

Ieri mattina, Piazza della Rotonda, nel cuore di Roma, si è trasformata in un palcoscenico di impegno civile. Davanti al Pantheon è stata srotolata una grande bandiera arcobaleno della pace, diventata subito icona visiva della mobilitazione contro il Piano europeo di riarmo.

L’iniziativa, promossa nell’ambito della campagna continentale Stop Rearm Europe, ha visto la partecipazione di oltre 60 realtà provenienti da tutta Italia: associazioni pacifiste, sindacati, collettivi studenteschi, partiti, giornalisti e semplici cittadini. A partire dalle 10 del mattino, bandiere della Palestina e cartelli con scritte come “Stop bombing Gaza”, “Questa città ripudia la guerra” e “No al riarmo, sì alla pace” hanno trasformato la piazza in un luogo di resistenza simbolica e politica.

Lo slogan unificante? “Se vuoi la pace, prepara la pace”. Non solo uno slogan, ma un principio condiviso da tutte e tutti i presenti, in vista della grande manifestazione nazionale del prossimo 21 giugno, in vista del vertice NATO all’Aia.

L’intervento di Patrick Boylan, per PeaceLink e il Coordinamento No Riarmo, ha sottolineato l’urgenza dell’unità del fronte pacifista e ha fatto due proposte operative.

1. Una manifestazione unitaria il 21 giugno

In vista del vertice NATO che si terrà all’Aia il 22 giugno, è stato proposto di organizzare una grande manifestazione nazionale contro il riarmo il giorno precedente, sabato 21 giugno. L’appello è a costruire un evento unitario, sull’esempio della manifestazione del 5 aprile scorso, che vide la partecipazione di 100.000 persone a Roma. Anche se promossa da un partito, quell’iniziativa fu capace di raccogliere consensi trasversali puntando su ciò che unisce: la contrarietà al riarmo come strada che conduce alla guerra. Patrick Boylan ha invitato tutti i soggetti pacifisti ad unirsi alla manifestazione già annunciata da Potere al Popolo, in programma per quel giorno alle ore 15. «Portiamo le nostre parole d’ordine e la nostra visione – ha detto – ma uniti, nella comune opposizione alla militarizzazione crescente dell’Italia».

2. No ai velivoli da guerra elettronica israeliani

Il secondo punto affrontato da Patrick Boylan è stato ancora più urgente. Il Governo italiano intende acquistare da Israele velivoli con tecnologie per la guerra elettronica, dal costo esorbitante di 500 milioni di euro ciascuno. Un investimento che alimenta non solo il riarmo, ma anche il commercio militare con uno Stato attualmente sotto accusa per gravi violazioni dei diritti umani a Gaza. PeaceLink e il Coordinamento No Riarmo hanno invitato tutti i presenti a scrivere subito alle Commissioni Difesa di Camera e Senato per chiedere di bloccare questo acquisto. In particolare, è necessario intervenire prima del 26 maggio, data entro cui la Commissione Difesa del Senato dovrà esprimersi.

Chiunque abbia contatti con parlamentari è stato invitato ad agire prontamente. È possibile trovare tutte le informazioni e materiali utili nella sezione dedicata sul sito di PeaceLink:
www.peacelink.it/noriarmo
E in particolare, l’articolo da leggere e diffondere è disponibile qui:
https://www.peacelink.it/disarmo/boicottare-lindustria-bellica-israeliana

A Roma sono stati tantissimi gli interventi che hanno arricchito la mattinata con testimonianze dirette, denunce, analisi e appelli.

Tommaso Martelli, dell’Unione degli Studenti, ha dichiarato: “Le armi portano alla guerra, non alla pace. Servono investimenti nei servizi pubblici, non 800 miliardi in armamenti”.
L’intervento più applaudito è stato quello di Yousef Salman, presidente della Comunità palestinese di Roma e Lazio: “La nostra lotta non è religiosa. È contro un regime criminale che porta avanti un progetto colonialista con il sostegno degli USA”.

A dare voce al mondo dell’informazione libera sono stati giornalisti e mediattivisti: con lo striscione “#Nobavaglio, diamo voce alla pace”, sono intervenuti Vincenzo Vita (Articolo 21), Stefano Ferrante (Stampa Romana), Francesca Fornario e Clara Habte, con le pettorine “Press, giornalisti contro le guerre”. Rosa Lella ha ricordato: “Le guerre uccidono la verità. Più di 200 giornalisti palestinesi sono stati assassinati a Gaza”.

Anche il mondo del lavoro ha preso parola con Natale Di Cola (CGIL Roma e Lazio), che ha denunciato la sottrazione di risorse al welfare per alimentare l’industria militare. E poi una pluralità di voci: Giuseppe De Marzo (Rete dei Numeri Pari), Maura Cossutta (Casa Internazionale delle Donne), Fabio Alberti (Un ponte per), Gianluca Peciola, Elena Mazzoni (Transform! Italia), che ha detto: “La guerra impatta su casa, ambiente, diritti. Non è solo pacifismo, è giustizia sociale”.

A chiudere, l’appello di Raffaella Bolini (Arci): “Questo è solo l’inizio. In poco più di un mese siamo già a mille adesioni in Europa. Costruiamo un grande movimento popolare contro riarmo, genocidi e guerre. La piazza è aperta a tutti. Lavoriamo su ciò che ci unisce”.


B) Un’altra piazza per la pace, in contemporanea: Brescia-Ghedi

Mentre a Roma si manifestava davanti al Pantheon, un altro momento forte di mobilitazione si svolgeva a Brescia, con il Cammino per la pace verso la base militare di Ghedi, dove ci sono le bombe nucleari B61.

Il cammino è partito in mattinata con un saluto commosso davanti alla stele di Piazza della Loggia, luogo della strage del 1974. Come ha ricordato Agostino Zanotti, vicepresidente del Coordinamento Enti Locali per la Pace, “quelle persone erano lì per la democrazia e la pace. È giusto partire da loro”.

In Corso Zanardelli, don Fabio Corazzina (Pax Christi) ha letto i dieci impegni del movimento nonviolento di Martin Luther King, invitando tutti a “mettersi in cammino” per un movimento nuovo, radicato nei valori della pace.

Ad aprire il corteo, un gruppo di giovani ragazze con la grancassa. Da lì il cammino è partito verso la base nucleare di Ghedi.


C) Oggi alla base Nato di Amendola in Puglia

Marcia Emmaus Amendola 11 maggio 2025

Un cammino per la pace, da Emmaus alla base Nato di Amendola

Dieci chilometri a piedi portando con sé le bandiere arcobaleno e il desiderio di un mondo senza guerre. È questo il senso della XII Marcia per la Pace Emmaus-Amendola, che oggi ha attraversato le strade della provincia di Foggia per raggiungere uno dei luoghi più simbolici dell’apparato militare italiano: l’aeroporto di Amendola, base operativa della Nato, sede di cacciabombardieri F35 e centro strategico per il comando e il controllo dei droni.

Una presenza militare che desta forti preoccupazioni tra i movimenti per la pace, perché legata alla guerra nucleare, per la quale gli F-35 di Amendola sono stati abilitati. Marcia Emmaus Amendola

Centinaia di persone hanno partecipato all’iniziativa. Il corteo si è concluso proprio davanti ai cancelli della base di Amendola, dove si è svolto un flash mob carico di significato: al suono di una sirena d’allarme aereo, i partecipanti si sono lasciati cadere a terra, immobili, per un minuto. Un gesto semplice ma potente, per evocare il dramma delle vittime di guerra e l’urgenza di fermare la spirale della violenza.

Tra i partecipanti anche padre Franco Moscone, arcivescovo di Manfredonia–San Giovanni Rotondo–Vieste, che ha voluto esprimere la sua preoccupazione per le tensioni globali: “L’ultimo sviluppo tra Pakistan e India lascia davvero perplessi. E poi l’aggravarsi della situazione in Medioriente, con il silenzio delle istituzioni europee e di chi ha in mano le redini del mondo… È un tradimento della pace”.

Un cammino di denuncia e di speranza, dunque, che ribadisce quanto sia necessario e urgente alzare la voce contro la guerra, e farlo insieme.


Tre iniziative, una al Nord, una al Centro e una al Sud, ma un solo obiettivo: fermare il riarmo.

Il prossimo appuntamento è il 21 giugno: a Roma, insieme a tutta l’Europa, per una grande mobilitazione unitaria contro il vertice NATO. Infatti dal 24 al 25 giugno 2025 i Paesi Bassi ospiteranno il vertice della NATO nel World Forum all'Aia.


D) Coordinarsi, vigilare, agire: fermiamo il riarmo

Tre priorità:

  • MAGGIO - vigilare in questo mese di maggio sul via libera all’acquisto dei jet G550 con tecnologia israeliana;
  • GIUGNO - costruire una mobilitazione europea in vista del vertice NATO di giugno (dal 24 al 25 giugno 2025 i Paesi Bassi ospiteranno il vertice della NATO nel World Forum all'Aia);
  • OTTOBRE - a ottobre ci saranno le esercitazioni nucleari "Steadfast Noon 2025" (non sono noti ancora i giorni e neppure la nazione ospitante).

Serve una strategia precisa, fondata su informazione condivisa, reti attive e obiettivi comuni.


D1) ALLERTA: G550 e lobby del riarmo

Nelle Commissioni Difesa di Camera e Senato si decide in queste settimane l’acquisto da parte dell’Italia di velivoli G550 CAEW, aerei-spia dotati di radar avanzatissimi per la guerra elettronica. 

Questi jet impiegano tecnologia israeliana fornita dall’industria Elta Systems, una sussidiaria di Israel Aerospace Industries. Stiamo per finanziare un colosso coinvolto in operazioni militari contestate nei territori palestinesi.
Non possiamo accettare che la guerra venga alimentata anche con i nostri fondi pubblici, nel silenzio dei media e nella complicità delle istituzioni.

È urgente:

  • monitorare le sedute delle Commissioni Difesa,

  • informare l’opinione pubblica,

  • intervenire con lettere, petizioni e comunicati stampa,

  • coinvolgere parlamentari sensibili,
    per scongiurare questa ennesima operazione di riarmo, tanto costosa quanto immorale.


D2) 21 giugno: coordinamento europeo contro la NATO del riarmo

A Bruxelles, il 21 giugno, i leader dell'Alleanza Atlantica si incontreranno per il vertice NATO. I segnali sono chiari e vanno verso una unica direzione: l'aumento delle spese militari.

Serve una risposta all’altezza.

L’obiettivo è costruire una mobilitazione pacifista europea, unitaria e visibile, capace di porre tre richieste:

  • no ai nuovi euromissili,

  • no all’escalation militare nel conflitto con la Russia,

  • no al riarmo.

È il momento di coordinare le reti pacifiste italiane con quelle tedesche, francesi, belghe, olandesi, spagnole, portoghesi, greche, austriache, ecc. Possiamo unire le voci. Dobbiamo farlo ora.


D3) Focus sulle esercitazioni nucleari di ottobre

A ottobre, come ogni anno, una nazione della NATO ospiterà le manovre nucleari, a cui parteciperanno gli F-35 italiani. Si tratta di simulazioni operative per l’uso di bombe atomiche B61-12. Quello che inquieta di più è questo: il lancio delle armi nucleari NATO non richiede il consenso di tutti i Paesi membri. Pochi possono decidere per tutti. È un pericolo inaccettabile, da portare alla luce pubblicamente durante le esercitazioni.


E) Strategia per il movimento no riarmo

Per reagire al ritorno dell’escalation armata, servono azioni coordinate e mirate:

  1. Monitoraggio attivo delle decisioni

    • Commissioni Difesa, procedure di acquisto, vertici NATO: teniamo il radar acceso.

    • Pubblicare alert periodici, schede sintetiche e report condivisibili.

  2. Mobilitazione europea coordinata

    • Verso il 21 giugno, costruiamo convergenze con movimenti europei costruendo un calendario online comune per coordinarsi.

    • Proporre patti d'azione comune da far sottoscrivere a reti, sindacati, movimenti giovanili.

  3. Campagna permanente su Amendola e gli F-35

    • Materiali informativi, video, podcast.

    • Simbolicamente: Amendola può diventare un punto focale per dire no alle armi nucleari.

  4. Formazione e informazione continua

    • Webinar, dossier, toolkit digitali (esempio: come creare un team pacifista e strutturarlo in canali tematici sulla piattaforma Mattermost).

    • Coinvolgere docenti, studenti, giornalisti indipendenti.

    • Costruire saperi di pace, e competenze di cittadinanza globale.

    • Formare all'uso pacifista dell'Intelligenza Artificiale generativa.

Il nostro impegno e la stessa mobilitazione di massa non conseguiranno risultati significativi se non vengono individuati obiettivi chiari che contrastino puntualmente, e in modo proattivo, gli obiettivi altrettanto chiari che la lobby industriale, politica e militare si pone e che costruisce giorno dopo giorno. Solo con una buona informazione condivisa, dettagliata e acquisita in anticipo, possiamo dare alla forza del movimento per la pace quella precisione per lanciare l'allarme al momento giusto e contro il pericolo specifico che si profila, individuando di volta in volta gli snodi decisionali dei programmi di riarmo e dei progetti di escalation militare. 

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