New York, “porta a porta” per Zohran Mamdani

Un'italiana a New York racconta le sue esperienze nella campagna per far eleggere Zohran Mamdani, nuova astra dei progressisti statunitensi, sindaco della città.
22 settembre 2025
Marina Serina

Foto di gruppo degli attivisti per Zohran Madmani riuniti a Fulton Park, Brooklyn.

Domenica 21 settembre 2025: l’appuntamento è a mezzogiorno a Fulton Park, uno dei parchetti di Bedford-Stuyvesant a Brooklyn, il quartiere dove anche quest’anno mio marito ed io abbiamo preso dimora. In verità quasi nessuno chiama quest’area con il suo nome tutto intero, è per tutti Bed-Stuy; al tempo delle grandi battaglie per i diritti civili del secolo sorso il sobborgo si distinse come uno dei cuori ruggenti delle Pantere Nere. Camminando per le sue vie, se non si è troppo distratti, se ne può percepire ancora la presenza, come ben suggerisce il cartello che ho fotografato.

Cartello "Black Utopia" a Bed-Stuy.

Avverrà qui il mio battesimo nella campagna “Zohran for New York City”, partecipando al mio primo “Canvas for Zohran” il termine che qui si usa per l’attività di porta a porta durante le campagne elettorali.

Non è ancora mezzogiorno, ma siamo già parecchi e da ogni angolo vedo sbucare giovani che si uniscono a noi. Un ragazzo ci invita a formare un cerchio. Con un’occhiata cerco di contare quanti siamo, direi almeno un centinaio. Lo stesso ragazzo inizia a parlare, anzi a urlare, altrimenti non riusciamo a sentirlo. Io sono tra quelli che alzano la mano alla domanda se sono al loro primo “canvas” e gli altri ci applaudono. Noi novizi saremo una trentina. Il ragazzo parla in tono pacato; espone i punti per cui è importante essere oggi qui tutti insieme, impegnati a scrivere un nuovo capitolo della storia della città. Parla dei rivali, quelli dello stesso partito, Cuomo e i big donors, senza livore né rabbia, ma come di un qualcosa che ha stufato, e ha stufato principalmente i giovani che mal tollerano l’ipocrisia e l’arroganza del potere che quegli altri rappresentano.

Zohran Mamdani parla un linguaggio nuovo, qualcosa che i giovani newyorkesi riconoscono come sincero e a cui hanno deciso di accordare la loro fiducia. La grande meraviglia di questo autunno newyorkese è che un’intera generazione di giovani si è buttata in politica. Grasso che cola e che sta facendo impallidire, e ingelosire, movimenti e partiti politici di mezzo mondo. Colgo una nota di vanto nelle parole che chiosano la fine del discorso del ragazzo: “Il mondo ci sta guardando e dobbiamo esserne all’altezza, possiamo ispirare altri”. Un ultimo obbligo, la foto ricordo della giornata e poi siamo pronti per iniziare.

Lavorerò in coppia con Isaac; alla nostra cartella, numero 25, corrisponde un lato dei browstones (le caratteristiche case con la facciata di arenaria) di Macon, una settantina circa di indirizzi. Isaac, che ha ventinove anni, come probabilmente la media dei partecipanti, di lavoro inserisce dati e cura sistemi telematici per scuole e varie istituzioni, per cui è abilissimo a utilizzare MiniVanApp. Mi spiega tutto con dovizia di particolari perché spera che in futuro potrò fare da sola, o forse toccherà anche a me istruire dei novelli attivisti. La App ci informa su chi si è registrato per il voto, dandoci nome, indirizzo e, quando possibile, se è democratico, indipendente o repubblicano. Tendenzialmente non si disturbano le abitazioni di chi non ha dimostrato interesse, cioè non si fa proselitismo. Il nostro obiettivo principale sono gli elettori democratici e indipendenti: vogliamo che conoscano il programma di Zohran e lo scelgano come sindaco alle prossime elezioni di novembre.

Bed-Stuy possiede uno tra i più grandi patrimoni edilizi degli Stati Uniti – ed è per questo che le sue splendide brownstones sono sotto attacco degli immobiliaristi. Avvicinarne una però non è affatto semplice e con Isaac ne ridiamo. Spesso ci sono più campanelli senza che vi corrispondano nomi; a volte suonano tutti, altre volte nessuno; molti edifici sembrano abbandonati, alcuni lo sono per davvero, altri no, ma sembra che gli abitanti lo vogliano far credere. Isaac mi racconta che quando vediamo segni di bambini, biciclettine, giocattoli ecc., probabilmente in quella casa saremo ben accolti; aggiunge che Zohran piace ai bimbi, al punto che gli è capitato che dei piccoli parteggiassero per lui e spingessero i genitori a votarlo. Misteri della generazione Z, a cui forse anche il candidato appartiene? Ad ogni porta, che si sia aperta o meno, lasciamo un volantino su cui campeggiano belli chiari i quattro punti della campagna: 1. Congelamento del rincaro degli affitti 2. Autobus gratuiti e più veloci 3. Nido gratuito 4. Città più sicura.

In una città dove gli affitti hanno raggiunto picchi inauditi, dove la gentrificazione sta devastando interi quartieri e dove mandare un figlio al nido costa ventimila dollari l’anno ­– se non puoi permettertelo stai a casa, non lavori e la tua famiglia si impoverisce ancora di più – questi 4 punti sono bisogni reali sotto gli occhi di tutti, a cui la campagna socialista e progressista di Mamdani sta offrendo una risposta. Guardare al tessuto connettivo della metropoli, alla viabilità, come una risorsa a cui apportare cambiamenti che diano agio e possibilità alle classi più deboli è anche estremamente innovativo.

Mi spiega Isaac che da alcuni test pilota si è capito che gli autobus gratuiti favorirebbero soprattutto la vita interna dei quartieri; inoltre azzerando il tempo che il conducente usa per controllare o fare i biglietti la corsa si riduce del 40%, facendo tutti più contenti. Il punto “citta più sicura”, mantra di tutte le borghesie occidentali e benpensanti, è anch’esso affrontato con creatività e uno spirito che definirei umanista. Sempre il mio mentore mi illustra l’idea di “arruolare” una polizia non armata, ma debitamente istruita nel campo dei servizi sociali da psicologi e educatori, capace di intervenire nelle migliaia di situazioni di strada che ammorbano la vita della metropoli, così da lasciare quella in divisa a combattere la grande criminalità.

Tra una chiacchierata e l’altra, un campanello rotto e un cagnolino che ci fa le feste si fanno le 15.30. È ora di andare al Frog, la birreria dove gli attivisti per Zohran si sono dati appuntamento.

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